Arte Ambientale (Parte 2): può essere dannosa per l’ambiente?

In un recente articolo apparso su «Artribune», l’autore, artista e docente d’accademia Marcello Faletra ha posto una questione, relativamente all’Arte Ambientale, tanto stimolante sotto il profilo della filosofia dell’arte, quanto scivolosa da un punto di vista critico e concettuale.

Sfugge il fatto che la natura e la memoria possano essere soggetti, anziché inerti scenari dove installare “opere”. In fondo questi luoghi, a modo loro, respirano, parlano, emanano una concentrazione di vita, morte e rinascita. Evocano memorie storiche e tracce mnestiche del ‘genius loci’. Tutto ciò li rende superiori a qualsiasi opera che ha la pretesa di sostituirvisi. E la loro naturale bellezza, dolce o tragica che sia, che a volte sorge dal fascino delle rovine […] non ha bisogno di quella supplementare dell’arte.

Arte ambientale: una domanda scomoda

Si può dire che la domanda-provocazione lanciata dall’autore abbia a che fare proprio con l’essenza stessa dell’Arte Ambientale, con il suo statuto ontologico. Insomma, l’Arte Ambientale o Land Art può rappresentare, paradossalmente, una minaccia per l’ambiente? 

A tal proposito, gli esempi proposti dall’autore, entrambi attinti dalla Land Art, sono Valley Curtain del 1972, di Christo e Jean-Claude, e il celebre Grande Cretto di Gibellina (TP) del 1989 (ma inaugurato solo nel 2015), ad opera di Alberto Burri. 

Valley Curtain di Christo & Jean-Claude (1972)

Nel 1972 Christo e Jean-Claude installarono tra i versanti di due alture in una valle del Colorado un gigantesco telo di plastica arancione. L’obiettivo era quello di introdurre, temporaneamente, una gigantesca cortina che, come una sorta di sipario, nascondesse/rivelasse il paesaggio circostante, integrandosi formalmente con l’ambiente naturale, ma facendolo risaltare attraverso la brillantezza del colore. Per l’occasione, l’artista e la compagna impiantarono anche un sistema di onde radar volto a deviare l’orientamento degli uccelli ed evitare che si scontrassero contro il telone.

Christo & Jean-Claude, Valley Curtain, 1972, Colorado (USA)

Tuttavia, l’installazione durò soltanto 28 ore: i cavi d’acciaio che reggevano il grande “sipario” furono infatti spezzati dalle folate di vento che soffiano nelle valli del Colorado (raggiungendo picchi di 100 km/h). Come se non bastasse, decine e decine di volatili si erano scontrati più volte contro il telone. 

Il Grande Cretto di Alberto Burri (1984-1989, 2015)

Dopo il terremoto che alla fine degli anni ’60 aveva devastato il paese di Gibellina (TP), tra il 1984 e il 1989 Alberto Burri ebbe l’idea, in accordo con il comune di Trapani, di commemorare l’evento e le più di quattrocento morti, con una straordinaria opera di Land Art, forse la più importante, nonché la più celebre, realizzata in Italia. 

Andammo a Gibellina con l’architetto Zanmatti […]. Quando andai a visitare il posto, in Sicilia, il paese nuovo era stato quasi ultimato ed era pieno di opere. Qui non ci faccio niente di sicuro, dissi subito, andiamo a vedere dove sorgeva il vecchio paese. […] Ne rimasi veramente colpito. Mi veniva quasi da piangere e subito mi venne l’idea: ecco, io qui sento che potrei fare qualcosa. Io farei così: compattiamo le macerie che tanto sono un problema per tutti, le armiamo per bene, e con il cemento facciamo un immenso cretto bianco, così che resti perenne ricordo di quest’avvenimento.

L’idea di Burri, in applicazione della sua poetica dei “cretti”, fu quindi quella di compattare parte delle macerie del vecchio centro storico devastato e ricoprire il tutto con una grande colata di cemento. Il risultato fu un grande cretto di 80.000 mq, che ad oggi è la più importante opera di Land Art in Italia, la quale ha visto il suo completamento definitivo e la sua inaugurazione nel 2015. 

Alberto Burri, Grande cretto, 1984-89, cemento, Gibellina (TP)

Ciò che tuttavia Marcello Faletra “contesta” del Grande Cretto, pur ribadendo – da buon siciliano – la sua ammirazione per un grande artista come Burri, è l’impatto per così dire “brutale” che il cretto sortisce nel contesto paesaggistico. Visto dall’alto, il Grande Cretto appare come una grande macchia bianca che s’impone nel verde delle alture di Gibellina. 

Il Grande Cretto di burri visto da Google Earth

Sotto il profilo prettamente espressivo/comunicativo, l’opera di Burri appare indubbiamente efficace (così che resti perenne ricordo di quest’avvenimento). Resta tuttavia, a detta di Marcello Faletra, il significativo impatto ambientale che una colata di cemento di 80.000 mq produce.

Arte Ambientale o “narcisismo” artistico?

In particolare però, l’autore dell’articolo sembra puntare il dito contro quel presunto “narcisismo” che spesso autorizza gli artisti, con un piglio quasi demiurgico, ad imporre i propri lavori passivamente sul contesto paesaggistico e ambientale, considerandolo alla stregua di un oggetto inerte da manipolare a piacimento e non come un soggetto attivo, da trattare in modo organico e partecipato.

Tale considerazione innesca una riflessione sul tema. Può essere realmente possibile che personalità del calibro di Christo e Burri non avessero studiato e valutato attentamente il contesto dei loro lavori? Forse tale domanda nasce da una considerazione più vasta e generalista di Arte Ambientale, senza però specificare le varie e numerose articolazioni entro cui si può configurare. 

Disegni preparatori e studi per il progetto “Curtain Valley”

Il critico d’arte americano e docente alla Princeton University Hal Foster, ad esempio, ha definito l’Arte Ambientale come: 

Quei progetti artistici site-specific che utilizzano materiale tratto dall’ambiente al fine di creare nuove forme o per re-indirizzare le nostre percezioni del contesto; programmi che importano oggetti nuovi, innaturali in uno scenario naturale a scopi simili; attività individuali sul paesaggio in cui il fattore tempo svolge un ruolo determinante; interventi collaborativi e socialmente consapevoli. 

La complessità di una corrente artistica

Come si può notare dalla definizione che Foster dà all’Arte Ambientale – considerata una delle più criticamente valide – questa si caratterizza come un mondo assai complesso, che può assumere varie declinazioni e che non sempre presuppone un atteggiamento ecologico (nel senso stretto del termine).

Il critico statunitense individua almeno quattro declinazioni diverse di ciò che lui definisce sotto il termine di Arte Ambientale:

  1. “Quei progetti artistici site-specific che utilizzano materiale tratto dall’ambiente al fine di creare nuove forme e per re-indirizzare le nostre percezioni del contesto”. Quindi tutti quei lavori che presuppongono l’instaurarsi di un rapporto organico e reciproco tra contesto ambientale e artista. Esempi illustri di tali progetti sono i lavori di Robert Smithson, considerato uno dei padri della Land Art, come Spiral Jetty (1970) o Broken Circle/Spiral Hill (1971);
  2. “programmi che importano oggetti nuovi, innaturali in uno scenario naturale a scopi simili”. Ed è proprio questo il caso di lavori come Valley Curtain o il Grande Cretto;
  3. “attività individuali sul paesaggio in cui il fattore tempo svolge un ruolo determinante”;
  4. interventi collaborativi e socialmente consapevoli.”
Spiral Jetty, Roberti Smithson, dal 1970, Salt Lake (Utah, USA)

Cortocircuiti terminologici: Arte Ambientale e Arte Ambientalista

Parlare di Arte Ambientale dunque, non significa parlare di Arte Ambientalista. Occorre prestare attenzione alla correttezza terminologica e concettuale e soprattutto occorre tener presente la complessità di un movimento artistico che, come tale, dev’essere snocciolato nella sua eterogeneità.

Una seconda valutazione riguarda poi il termine di “ambiente”, dato che, per esempio, non esiste solo un ambiente naturale, ma esistono anche gli ambienti urbani, gli ambienti mentali e gli ambienti in chiave esistenziale, per esempio. Vengono allora alla mente le lapidarie parole di Ludwig Wittgenstein quando scrive che “non esistono ‘problemi filosofici’, ma solo ‘confusioni grammaticali’”. 


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.