Processo Salvini e Open Arms

Cos’è la Proactiva Open Arms

Molti avranno sicuramente sentito parlare dell’Open Arms, o meglio, Proactiva Open Arms, un’associazione non governativa catalana, responsabile del salvataggio di migranti in mare. Fondata nel 2015 e che ha la sua base operativa nell’isola di Lesbo in Grecia. La necessità di creare un’associazione del genere nasce a causa della crisi dei rifugiati e con l’aumento di decessi in mare cha ha così ampio risalto mediatico.

Per questa ragione Oscar Camps viaggiò a Lesbo nel settembre 2015, insieme ad altri tre volontari. L’organizzazione si finanzia, come si legge sul sito ufficiale, quasi esclusivamente attraverso donazioni private (il 90% del totale). Il restante 10% arriva da altre organizzazioni e amministrazioni locali. Questa associazione protegge in mare chi cerca di raggiungere l’Europa fuggendo da conflitti bellici, persecuzioni o situazioni di povertà.

Cosa è successo nel 2019

L’1 agosto 2019 avviene al largo della Libia il primo soccorso da parte dell’Open Arms, subito seguito da un secondo intervento; vengono salvate 124 persone in tutto. Già il 2 agosto è richiesto un porto di sbarco all’Italia, ma nello stesso giorno viene applicato il divieto di entrare in acque italiane. Dopo il trasferimento per motivi medici di due persone, a bordo ne rimangono 121: tra loro 32 minori, di cui 28 non accompagnati. Il 9 agosto i legali di Open Arms, dopo aver depositato un ricorso presso il tribunale per i minori di Palermo con cui si chiede di poter sbarcare le persone, presentando una denuncia.

L’ipotesi di reato

Il 12 agosto il tribunale dei minori di Palermo riconosce che si potrebbe trattare di un reato di espulsione di minori e chiede spiegazioni al governo. Il 13 agosto i legali di Open Arms presentano un ricorso al tribunale amministrativo del Lazio contro il decreto sicurezza bis, emanato dall’adesso ex ministro dell’interno Matteo Salvini e co-firmato dai ministri dei trasporti e della difesa. Il 20 agosto dopo diversi trasferimenti il procuratore di Agrigento sale a bordo della nave e decide di disporre lo sbarco e il sequestro preventivo d’urgenza della nave. Il giorno stesso la nave attracca a Lampedusa con 83 persone a bordo.

Le accuse a Matteo Salvini

L’ex ministro dell’interno è stato accusato di aver privato della libertà personale i migranti che erano a bordo della nave, tra cui molti minori, per 19 giorni, abusando del proprio potere di ministro e violando molteplici leggi internazionali. Il tribunale dei ministri afferma che Salvini abbia agito da solo, senza il consenso dell’allora capo di governo, Giuseppe Conte.

I giudici hanno mostrato un carteggio tra Conte e Salvini, in cui il presidente del consiglio chiedeva la necessità di autorizzare lo sbarco almeno ai minori. I giudici infine, hanno affermato che la situazione era piuttosto grave. La nave era a pochi passi dalla riva, ben visibile, e tutti i passeggeri hanno iniziato a provare un senso di frustrazione che ha provocato panico generale.

La difensiva dell’ex ministro dell’interno

Salvini invece, ha sostenuto che non era l’Italia quella incaricata di accogliere i migranti, ma Malta o la Spagna. Malta perché era la nazione più vicina, mentre la Spagna perché era il paese di bandiera dell’Open Arms. Questi Paesi inoltre sono stati i primi a essere contattati dall’associazione: la nave aveva chiesto un porto di sbarco all’Italia già il 2 agosto, così come lo aveva anche chiesto alle autorità spagnole e a quelle maltesi. La nave, secondo Matteo Salvini, essendo rimasta nel porto italiano per molti giorni, poteva utilizzare quel tempo per arrivare in Spagna.

Il processo

L’aula del Senato ha deciso di dare l’autorizzazione al processo per il caso Open Arms, richiesto dal tribunale dei ministri di Palermo nei confronti dell’ex ministro Matteo Salvini. L’accusa è di “sequestro plurimo di persona aggravato” e “abuso di atti d’ufficio”, per aver impedito lo sbarco di 107 migranti bloccati al largo di Lampedusa nell’agosto 2019 a bordo della nave della ONG spagnola Open Arms. Il processo doveva iniziare il 23 ottobre 2021 nel carcere Pagliarelli di Palermo, ma è stato rinviato al 17 dicembre. Nonostante l’accusa sia stata invitata a citare i primi testimoni da convocare per l’udienza successiva, saranno presentati solo documenti e prove. Sono complessivamente 26 i testimoni inseriti nella lista depositata dalla Procura di Palermo alla cancelleria della II sezione del Tribunale di Palermo.

L’intervento di Richard Gere

L’attore americano Richard Gere, ammesso tra i testimoni, dovrà raccontare cosa ha visto sulla nave. Il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, in precedenza si era opposto, temendo un rischio di spettacolarizzazione dell’udienza, ma successivamente l’intervento è stato accettato. L’attore era salito sulla nave in quanto attivista per cercare di dare una mano all’equipaggio e già il 9 agosto, alcuni giornalisti avevano fatto presente a Salvini questo particolare. L’ex ministro a riguardo ha preferito non esporsi, facendo solo una battuta: ”Richard Gere sulla Open Arms? Spero si abbronzi, che si trovi bene, non penso gli manchi niente”.

Rinvio del processo

Il processo, quindi, è stato rinviato al 17 dicembre perché non concluso, ma all’inizio dell’udienza del 23 ottobre la Procura di Palermo ha chiesto al tribunale l’interrogatorio del leader della Lega. Tra le richieste più importanti anche le testimonianze di Giuseppe Conte. Il presidente della seconda sezione penale del tribunale ha ammesso tutti i testi dal lato dell’accusa e da quello della difesa.

A prendere per primo la parola è stato il Procuratore Lo Voi che ha annunciato l’acquisizione di 59 documenti, tra cui relazioni psicologiche e mediche delle persone a bordo della Open Arms e alcune mail. Chiesti anche l’acquisizione delle comunicazioni intercorse tra le autorità coinvolte nella vicenda dal momento dalla prima richiesta di porto sicuro avanzata dalla nave allo sbarco a Lampedusa, e poi il decreto ministeriale che ha sancito il divieto di ingresso della Open Arms con i 147 migranti a bordo.

Questione di umanità o politica?

Questa situazione è argomento di dibattito sul piano dell’aiuto umanitario ma, come è ovvio, anche sul piano politico. L’operato di Open Arms ha sicuramente avuto l’obiettivo di proteggere delle vite e di offrire delle possibilità. Matteo Salvini sostiene di aver agito dal suo canto per proteggere un equilibrio interno a partire dai porti italiani. Ha però corso il rischio di compromettere tali vite e si finisce per chiedersi se sia davvero giusto dare priorità al dove sbarchino i migranti o se sia forse più importante concentrarsi sul come e sul perché.

CREDITI

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Copertina: produzione dell’autore

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