“Eternals”: la Marvel sperimenta e fa bene

Dopo il successo di Nomadland, pluripremiato a livello internazionale, Chloé Zhao fa il suo ritorno in sala con Eternals, ventiseiesima pellicola del Marvel Cinematic Universe, presentata in anteprima al Festival del Cinema di Roma e distribuita nelle nostre sale a partire dal 3 novembre scorso. Alla Zhao, regista e co-sceneggiatrice del film, l’arduo compito di introdurre al grande pubblico un gruppo di personaggi nuovo e particolarmente numeroso; una sfida complessa dalla quale la cineasta cinese esce vincitrice, riuscendo a dirigere un prodotto soddisfacente sia dal punto di vista tecnico che narrativo; un prodotto bilanciato e decisamente più serioso dello standard Marvel a cui siamo abituati; un prodotto a tratti filosofico e, per questo, probabilmente fin troppo distante dal target privilegiato dalla sua Casa di produzione.

A dispetto della sua ottima fattura, la pellicola ha infatti subito pesanti critiche e, in particolare oltreoceano, viene sottolineata una estraneità tonale evidente rispetto al suo universo di appartenenza.
Riflessioni che, tuttavia, non possono però scalfire i pregiati intarsi di un’opera ambiziosa, audace nella sua volontà di innovazione, coraggiosa nel fornire una alternativa più che credibile alla comicità preconfezionata di molti film Marvel. Un’opera figlia della sua regista, che ci si augura possa riuscire a conquistare il cuore degli spettatori, conducendoli nelle dolorose e pensierose pieghe della storia umana.

Chi sono gli Eterni?

Quella di Eternals è una storia millenaria. La storia di Arishem, divinità cosmica appartenente al gruppo dei Celestiali, e degli Eterni, dieci individui estremamente potenti da lui inviati sulla Terra nel 5000 a.C. per proteggere gli uomini da mostruosi esseri che portano il nome di Devianti. Una storia di guerra, di pace, di amore per la specie umana, accompagnata dagli Eterni fin dagli albori della civiltà. Una storia che ha visto gli Eterni assolvere al proprio compito, per poi ritagliarsi il ruolo di spettatori, osservando l’evoluzione del mondo, vivendo insieme con gli uomini, ma, per volontà di Arishem, frenando il desiderio di intervenire con i propri poteri a favore di una facile risoluzione dei conflitti della storia.

Eternals è il racconto di dieci vite, il racconto di Ajak, Sersi, Ikaris, Sprite, Phastos, Kingo, Druig, Makkari, Gilgamesh e Thena. Inviati dal carattere messianico, protettori divini innamoratisi della fragilità terrestre. Zhao dedica loro il tempo necessario e una scrittura intelligente, permettendo al proprio pubblico di empatizzare con ognuno degli Eterni, mostrati nella loro grandezza e potenza, ma anche nella commovente imperfezione che li caratterizza. La regista cinese ha il grande merito di condensare nell’arco di 160 minuti la creazione di una squadra dai numerosi volti, eppure credibile nelle sue dinamiche familiari, nei suoi legami e nelle dispute. Un’operazione dall’alto coefficiente di difficoltà, risolta tramite una narrazione in grado di alternare solennità, elementi comici e una forte componente emozionale. Riso, pianto, epica; una prelibata commistione di ingredienti al servizio di un intrattenimento differente dal canone, dalla spiccata maturità riflessiva e pregno di ponderosi interrogativi.

7 giorni, creazione e distruzione

Come si può restare inermi di fronte al dolore, alla sofferenza, alla morte? Come rinnegare il proprio potere a favore di una evoluzione che reclama guerra e sangue? Con quale coraggio sovvertire l’ordine naturale dell’universo in nome di un affetto a senso unico?

Domande esistenziali che segnalano una profondità ricercata della materia e trovano riflesso in una mitologia supereroistica capace di mescolare tradizioni culturali e religiose differenti, dai richiami biblici, all’antica Grecia, offrendo però la possibilità di scorgere l’umanità intrinseca di creature sovrannaturali, segnate nell’animo dalle stesse passioni e struggimenti della nostra specie. Specie di cui Eternals rappresenta una straordinaria lettera d’amore, volta a  investigare pregi e difetti di una storia di conflitti e cadute, ma anche di crescita e volontà di rimettersi in piedi.

Simbologia audiovisiva

File:Chloezhao.jpg - Wikimedia Commons

L’eterna ricerca di risposte, umana e divina, viene tratteggiata da una regia fine, delicata, che privilegia campi lunghi e lunghissimi e immerge i personaggi in panorami naturali che si ergono a simbolo della loro perdurabilità. Chloé Zhao, forse in parte trattenutasi sul piano autoriale, delinea però una pellicola di ampio respiro, in grado di ricalcare, anche se solo a tratti, la sensazione di calma e pace interiore che fu di Nomadland.
A sostenerla sono l’ottimo impianto fotografico curato da Ben Davis e la colonna sonora composta da Ramin Djawadi; luce, colori e musica si fondono a creare un clima di solennità che mai sfocia nel pomposo, permettendo alla dolcezza della pellicola di emergere in tutta la sua complicata leggerezza.

Un peccato…

A scalfire quello che a tutti gli effetti può essere considerato uno dei migliori, nonché sperimentali, prodotti Marvel, sono alcuni difetti di gestione tecnica e narrativa. A fronte di una minuziosa cura per gli effetti speciali si registra infatti un utilizzo della CGI non sempre convincente e ben calibrato. Così come la soddisfacente trattazione della maggior parte dei personaggi presenta qualche scricchiolio nel mancato approfondimento dei Devianti (elemento che però non inficia sulla riuscita della narrazione) e nell’improvviso abbandono di uno dei dieci eterni, scomparso dalla storia nel momento clou della stessa.
Errori che, tuttavia, non compromettono la godibilità del film; un film criticato aspramente, forse per la sua effettiva lontananza dagli standard MCU o, forse, per una eccessiva mancanza di sensibilità nei confronti di prodotti coraggiosi e innovatori, da sempre apprezzati maggiormente in Europa che negli Stati Uniti.

Quel che è certo è che Eternals è una pellicola da gustare sul grande schermo; una pellicola che trova energia nella sapiente mescolanza fra comicità, azione fumettistica e poetica d’autore. Una pellicola che, complici le sue scene post credit, aumenta la curiosità e rilancia la speranza nei confronti di una fase 4 iniziata con il freno a mano tirato.

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