Rino Gaetano: la vita, la morte e i miracoli di un cantautore

Chiunque legga queste prossime righe, almeno una volta nella vita, ha gridato a squarciagola “Ma il cielo è sempre più blu” (con annessi uhuh uhuh). Almeno una volta avrà detto o pensato “chi vivrà, vedrà”, e almeno una volta avrà confermato che Berta filava (e filava, filava). Insomma, ognuno di noi ha vissuto qualche minuto – o più – di spensieratezza ascoltando le canzoni di Rino Gaetano. Perché le sue parole e le sue melodie diventano così familiari, così proprie, che non si può evitare che ti entrino dritte nel cuore, per poi tornare a fare capolino in un preciso momento della vita.

Così oggi ci toccherà l’onore di raccontare, anche se in maniera piuttosto fuggevole, Rino a tutto tondo: la sua vita, finita decisamente troppo presto, e la sua musica, che invece ancora oggi continua ad emozionare. Non promettiamo di certo un’esposizione esaustiva in tutte le sue parti, sarebbe difficile anche solo da immaginare. Ma tenteremo di raccogliere gli episodi centrali che hanno reso il cantautore calabrese un assoluto riferimento nei nostri tempi.

L’inizio di tutto

Salvatore Antonio Gaetano nasce il 29 ottobre del 1950 a Crotone. In famiglia spesso viene chiamato “Salvatorino”, anche se la sorella Anna preferisce semplicemente Rino, e da qui l’appellativo con cui noi tutti oggi lo conosciamo. All’età di 10 anni, per via del lavoro dei suoi, Rino Gaetano si trasferisce a Roma, ma il legame con la Calabria rimarrà sempre fortissimo e incancellabile, soprattutto in alcune indimenticabili canzoni.

Già verso la fine degli anni Sessanta, l’interesse per la musica – unito a quello per il teatro – inizia ad essere coltivato da un Rino Gaetano appena diciottenne. E diventa a tal punto forte da portarlo a fondare, insieme ad altri suoi coetanei, i Krounks, un quartetto specializzato in cover di artisti italiani contemporanei. Tuttavia, il vero anno di svolta è il 1969, quando Rino prende a frequentare il Folkstudio, un famoso locale della capitale, grazie al quale conosce Venditti e De Gregori.  Ma la vena ironica e il tono satirico dei suoi testi sin da allora non mettevano tutti d’accordo.

Il boom degli anni Settanta

Con certe premesse, l’universo di Rino Gaetano sembra davvero ben allineato. Il ragazzo, insomma, promette bene, imponendosi durante anni che sono cruciali dal punto di vista socio-politico. Infatti, è il 1972 quando, dopo aver conseguito il diploma di ragioneria, Rino si iscrive alla SIAE, e soltanto l’anno dopo incide il suo primo 45 giri con il singolo I love you Marianna. Il disco gode già di alcuni precisi aspetti, che diventeranno distintivi: goliardia, ironia e nonsense sono infatti il centro di gravità attorno al quale si snoda la storia della bella Marianna. Ma Rino per firmarsi utilizza ancora uno pseudonimo, Kammamuri’s, come omaggio a Emilio Salgari e ai suoi Pirati della Malesia.

Sulla scia di questo iniziale successo, esattamente un anno dopo e, questa volta con il proprio nome, Rino Gaetano scrive e compone i brani di un disco che sarà destinato a passare alla storia. Con Ingresso Libero il cantautore inizia a tracciare la propria strada definitiva, e contemporaneamente a farsi conoscere da un pubblico sempre più ampio. I brani in totale sono nove, e si presentano subito come prove sì iniziali, ma del tutto focalizzate su obiettivi artistici e poetici che diventeranno la sua firma. Si va da Tu, forse non essenzialmente tu, a Khatmandu, per arrivare a Supponiamo un amore e a I tuoi occhi sono pieni di sale.

Ad esempio a me piace rubare

le pere mature sui rami se ho fame, 

ma quando bevo sono pronto a pagare 

l’acqua, che in quella terra è più del pane

’75-‘76

Dopo questa partenza ufficiale, Rino Gaetano sembra rompere definitivamente quella specie di protezione tipica di un cantante agli esordi, lanciandosi in altre due prove che lo consacrano per sempre. Nell’estate 1975 esce infatti il singolo Ma il cielo è sempre più blu, che quasi inaspettatamente vende oltre 100.000 copie. Oggi è ormai diventato un vero e proprio inno generazionale, ma all’epoca non dev’essere stato di certo così scontato trattare tematiche scomode e fin troppo vere, e ottenere comunque un successo così straordinario.

Chi vive in baracca, chi suda il salario
Chi ama l’amore e i sogni di gloria

Solo qualche mese dopo, Rino incide il suo secondo album, dalle sonorità più mature e dai testi ancora più impegnati rispetto al primo. Il disco porta il titolo del singolo Mio fratello è figlio unico, e contiene otto tracce. Questa volta il cantautore si dedica con più forza ai temi dell’emarginazione sociale e della solitudine, e i toni sono cambiati rispetto a prima. Le storie che Rino Gaetano decide adesso di raccontare sanno di un vissuto ancora più autentico, più sincero, descritto senza troppi fronzoli. Il risultato è un album davvero incredibile, unico, che Rolling Stone Italia inserisce tra i 100 dischi più belli di sempre.

’77-‘78

Sorprende che Rino Gaetano nel giro di pochissimi anni riesca a scrivere e incidere tutti capolavori discografici di rara preziosità. Un fiume in piena che continua ad essere nutrito da una pioggia battente che sa di politica sporca e corrotta, e di problemi sociali che hanno bisogno di essere raccontati.  Così, nel 1977 esce Aida, il terzo album del cantautore, tra citazioni di Giuseppe Verdi e provocazioni.

Aida, la costituente

La democrazia

E chi ce l’ha

E poi trent’anni di safari

Fra antilopi e giaguari

Sciacalli e lapin

Con il passare dei mesi, il successo di Rino Gaetano ancora una volta si trasforma, dal momento che nel gennaio del ’78 partecipa alla ventottesima edizione del Festival di Sanremo con la canzone Gianna. La scelta del brano è da riferire più alla sua etichetta discografica che a lui stesso, il quale invece avrebbe preferito cantare Nuntereggae più. In ogni caso, la sua esibizione passa alla storia per aver portato sul palco dell’Ariston una personalità nuova e indiscutibilmente unica.

Ma l’apparente disimpegno di Gianna lascia subito spazio all’altro singolo, del tutto differente. Nuntereggae più è probabilmente la descrizione più pungente che sia mai stata fatta dell’Italia, caratterizzata in particolar modo da un elenco di nomi delle personalità più in vista dell’epoca. Una presa di posizione coraggiosa e tagliente, durante anni in cui non era così semplice dire la propria.

Cazzaniga (nun te reggae più)

Avvocato Agnelli, Umberto Agnelli

Susanna Agnelli, Monti Pirelli

Dribbla Causio che passa a Tardelli

Musiello, Antognoni, Zaccarelli (nun te reggae più)

Gianni Brera (nun te reggae più)

Alla fine

Anche dopo questi scossoni nell’opinione pubblica, Rino Gaetano non smette di alimentare la sua vena creativa, e tra il ’79 e l’80 pubblica altri due album, rispettivamente Resta vile maschio, dove vai? e E io ci sto. Il primo, nonostante contenga pezzi come Io scriverò e Ahi Maria, si rivela un flop, mentre un successo maggiore spetta al secondo, che ritorna in maniera più incisiva sul sound classico dei dischi precedenti.

Ma questi, purtroppo, sono gli ultimi due lavori del cantautore. Il 2 giugno del 1981, infatti, Rino si spegne in seguito ad un tragico incidente stradale lungo via Nomentana, a Roma. Ironia della sorte, quando ancora lottava tra la vita e la morte, non riesce ad essere ricoverato in vari ospedali per mancanza di posti; una situazione da lui stesso immaginata in una delle sue prime canzoni.

Sulla sua morte sono state dette molte cose, fra cui anche la possibilità che sia stata causata volontariamente, per eliminare un personaggio scomodo. Ma a noi, ciò che rimane è la grande tristezza per la scomparsa di uno fra gli artisti maggiori che la nostra musica abbia mai avuto. L’unica cosa che – forse – riesce a consolarci e a colmare in parte questa mancanza, è la sua musica, sono le sue canzoni più che mai attuali. Perciò, grazie Rino Gaetano, per ieri, per oggi, per domani, per aver stupito e per continuare a stupire.


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