Intorno agli anni Sessanta del Novecento si assiste alla nascita di diversi movimenti della società civile, l’obiettivo è spingere i governi verso una estensione dei diritti umani.
Dal 1948 fino ai giorni nostri, la storia dei diritti umani ha incontrato non pochi ostacoli nell’affermazione (non ancora globalmente completa) di se stessa.
Si è scritto “dal 1948” poiché è la data in cui nasce la Dichiarazione dei diritti universali dell’uomo e del cittadino. In realtà sembra che la storia dei diritti umani risalga a tempi ben più remoti: Marcello Flores, noto storico italiano e studioso esperto in genocidi, la fa risalire addirittura al Codice di Hammurabi, ovverosia intorno al 1700 avanti Cristo.
Ma nel concreto, come si mette in pratica il rispetto dei diritti umani? Generalmente, si sa, è la nazione di riferimento della persona che si impegna nell’attenzione e nel rispetto di essi. Ci sono poi però delle ONG (Organizzazioni non governative), le quali possono essere definite “trasversali” rispetto ai diversi Paesi. Le ONG sono delle organizzazioni senza scopo di lucro indipendenti dalle istituzioni governative, nazionali come internazionali.
Questo articolo si focalizzerà sulla storia e sullo sviluppo di Amnesty International, una delle ONG più grandi e conosciute al mondo, una associazione globalmente estesa e attiva contro le limitazioni alle libertà della persona.
Peter Benenson
Only when the last prisoner of conscience has been freed, when the last torture chamber has been closed, when the United Nations Universal Declaration of Human Rights is a reality for the world’s people, will our work be done
Peter Benenson, fondatore di Amnesty International
Un prototipo di ONG nasce per mano di Peter Benenson.
Peter Benenson è un avvocato britannico nato a Londra nel 1921. Già dai primi anni di scuola si impegna civilmente, prendendosi cura dei bambini ebrei in fuga dalla Germania di Hitler e dei bambini rimasti orfani dalla guerra civile spagnola. Benenson si laurea in legge, dall’ebraismo si converte al cattolicesimo e si iscrive al Partito Laburista negli anni del secondo dopoguerra.
Dal punto di vista professionale, Peter trova lavoro in Spagna per conto dei sindacati inglesi. Qui egli riesce a far assolvere alcuni sindacalisti sotto processo durante il regime di Francisco Franco. Benenson si occupa anche di mandare in Ungheria – al tempo invasa dalle forze dell’URSS (siamo nel 1956) – degli osservatori. L’impegno di Peter non si ferma qui: egli riesce a dare vita a Justice, un gruppo che offre assistenza legale ai più deboli, a coloro cioè i cui diritti non sono garantiti.
Sarà poi nel 1961 che Peter fonderà la famosissima Amnesty International, organizzazione non governativa che ha lo scopo di difendere i diritti umani.
Amnesty International
Logo
Risulta interessante fare un piccolo approfondimento sul significato del logo di Amnesty: una candela con attorno del filo spinato. Il richiamo è forte ed esplicito: si fa riferimento ad un campo di prigionia.
- Il filo rappresenta la recinzione del campo;
- Il filo spinato è la detenzione protratta e le violazioni dei diritti;
- La candela sono le persone tenute in uno stato crudele di prigionia.
Questa candela non brucia per noi, ma per tutte quelle persone che non siamo riusciti a salvare dalla prigione, che sono state uccise, torturate, rapite, o sono ‘scomparse’. Per loro brucia la candela di Amnesty International.
Storia
Siamo nel 1961, Portogallo: due studenti vengono arrestati “per aver brindato alla libertà”. Benenson scrive allora un articolo di giornale sul The Observer e lancia un appello che provoca un’incredibile risposta: ristampato sui giornali di tutto il mondo, il suo appello all’azione accende una speranza, quella per cui le persone, ovunque esse si trovino, possono unirsi in solidarietà per la giustizia e per la libertà.
Ma non si ferma qui, Amnesty evolve: l’associazione arriva addirittura dodici anni prima degli Stati Uniti nella lotta contro la tortura. Nel 1972 lancia infatti la sua prima campagna contro la tortura, laddove gli Stati Uniti arriveranno solamente nel 1984, con la Convenzione contro la tortura.
La battaglia contro la pena di morte, Amnesty la lancia nel 1980. Quando, all’inizio degli anni sessanta, solamente nove nazioni l’avevano abolita, nel 2014 si arriva a ben 140 Paesi aderenti.
Gli intensi anni Novanta iniziano con l’appello al fine di istituire una Corte Penale Internazionale: l’obiettivo è quello di portare a giudizio i responsabili di crimini di guerra e di genocidio.
Amnesty, insieme al mondo, evolve ed è così che giunge nel primo decennio del 2000 a combattere per la libertà di espressione anche sulla rete internet. Si sta facendo riferimento al famoso caso di Ali Sayed Al-Shihabi: arrestato in Siria dopo aver pubblicato articoli a favore della democrazia, viene finalmente rilasciato nel 2007.
Amnesty oggi
Better to light a candle than curse the darkness
Dalla prima lotta contro la tortura e contro la pena di morte, il lavoro di Amnesty ora si dipana in tutti gli angoli che riguardano i diritti umani: dalla protezione dei diritti sessuali e riproduttivi a quella dei diritti dei rifugiati e dei migranti. Una protezione insomma per chiunque – senza distinzione ideologica, economica o religiosa – abbia le proprie libertà minacciate.
Ecco alcune delle lotte intraprese ora da Amnesty:
- Campagna con Greta Thunberg a favore di concrete decisioni e azioni da parte dei governi nei confronti del cambiamento climatico:
World leaders: enough with the blah blah blah.
Well said @GretaThunberg ✊ pic.twitter.com/meHmUxrShM— Amnesty International (@amnesty) October 1, 2021
- Campagna per far avere i vaccini anche alle nazioni più povere:
Access to a #Covid19 vaccine could mean the difference between life and death.
Call on big pharma companies to ensure that at least 50% of Covid-19 vaccines that they produce go to low income countries. Act now: https://t.co/YfzL7LcjLb ✊ pic.twitter.com/nPmFsfFmLD
— Amnesty International (@amnesty) September 30, 2021
- Condanna atrocità e abusi dei talebani in Afghanistan:
Nooruddin Turabi, in charge of Afghan prisons, says they will restart the removal of hands & executions. Taliban is going back to its old ways of intimidation, harassment, & punishments despite the assurances they made in press conferences following their takeover of Afghanistan. pic.twitter.com/bKKGW8R1i4
— Amnesty International (@amnesty) September 24, 2021
Benenson, insignito del Gandhi Peace Award nel 1978 e del Britain Pride Award nel 2001,muore nel 2005. La fiamma da lui accesa insieme ad Amnesty International continua ad ardere a difesa dei più deboli.
Marcello Flores, La storia dei diritti umani, Il Mulino, 2008