Eutanasia 2021, un referendum e 750mila firme

Il 30 settembre è il termine per la raccolta firme necessaria per indire un referendum sull’eutanasia legale, iniziata in tutta Italia il 1º luglio. Il referendum propone di introdurre l’eutanasia legale tramite l’abrogazione parziale dell’art. 579 c.p. che punisce l’assistenza al suicidio. In Italia, infatti, non esiste una legge che garantisca il diritto di scelta sul fine vita. L’eutanasia è vietata in Italia nella forma attiva, in cui il medico somministra il farmaco, mentre quella passiva, dove il medico sospende le cure o i macchinari che tengono in vita la persona, è regolamentata dal 2018 dalla legge sul testamento biologico, stabilendo che nessun trattamento sanitario possa essere iniziato o proseguito senza il consenso della persona interessata, che può perciò rifiutarsi anche preventivamente, anche se questo dovesse provocargli la morte.

La prima proposta di legge sull’eutanasia risale a 37 anni fa, e solo poco più di un mese fa la commissione Giustizia della Camera ha approvato il testo base della nuova legge sull’eutanasia, unendo diverse proposte presentate negli anni dai vari partiti politici. Promotore della campagna sull’eutanasia legale è Marco Cappato, attivista e politico noto al pubblico per l’azione di disobbedienza civile realizzata accompagnando in Svizzera Dj Fabo (Fabiano Antoniani), uomo tetraplegico in seguito a un incidente stradale, per consentirgli il suicidio assistito.

Il risultato della raccolta firme, con l’obiettivo di arrivare a 500 mila firme, è stato salutato come un enorme successo già il 15 agosto, a più di un mese di distanza dalla scadenza fissata al 30 settembre 2021, come si legge in una dichiarazione a nome del Comitato promotore referendum ‘Eutanasia legale’ e dell’Associazione Luca Coscioni

Siamo felici di poter comunicare che ad oggi sono più di 500.000 le persone che hanno firmato il referendum per la legalizzazione dell’eutanasia, stando alle cifre comunicate al Comitato promotore da parte dei gruppi di raccolta firme ai tavoli (430.000 firme), alle quali si aggiungono oltre 70.000 firme raccolte online e un numero ancora imprecisato di firme raccolte nei Comuni.

Referendum, una doppia rivoluzione

La spinta più significativa è arrivata dai più giovani sui social. Solo su Instagram c’è stata un’esplosione di pagine gestite da ragazzi e ragazze di provincia, provenienti anche dai più piccoli e sconosciuti centri. Marco Cappato, parlando a La Repubblica, spiega che in buona parte il merito è proprio dei giovanissimi: “In breve sul sito si sono registrati 1300 volontari under venti, ragazzi che in breve hanno coinvolto i loro amici”. “È una generazione sorprendente, che vede questo referendum come un gesto politico, di libertà, ha concluso.

Proprio i giovani si sono fatti promotori di un nuovo mezzo fondamentale, la firma online, una vera novità in questo contesto. La novità è arrivata con l’emendamento approvato dalle commissioni Affari costituzionali e Ambiente per la raccolta firme del referendum online tramite identità digitale (Spid) e carta d’identità elettronica. Con i due sistemi identificativi, quindi, ogni cittadino può partecipare al referendum senza doversi necessariamente recare di persona presso i gazebo adibiti in piazza.

La possibilità della firma digitale ha subito fatto il giro dell’internet tramite tutti i social media, sebbene la firma digitale per i referendum sia già una pratica comune in quasi tutta l’Unione europea. In Italia la battaglia per ottenerla è cominciata soltanto nel 2009, quando il caso portato alla luce da Mario Staderini e Michele De Lucia portò come risultato la condanna della Repubblica italiana da parte delle Nazioni Unite per violazioni del Patto internazionale sui diritti civili e politici. I motivi scatenanti erano stati proprio gli ostacoli alla raccolta delle firme sugli strumenti di democrazia diretta che la legge del 1970 poneva ancora prima della nascita del web. Solo di recente una lettera al ministro della Transizione Digitale, Vittorio Colao, sottoscritta da oltre 3 mila cittadini, ha convinto a firmare e infine approvare l’emendamento.

Eutanasia trasversale

I promotori del referendum hanno riferito che per molti fermarsi al banchetto è stata occasione per confrontarsi:

Le adesioni sono state trasversali, non necessariamente da chi è più vicino alla sinistra, abbiamo visto connotazioni di destra e anche cattolici. Trasversali anche per età: moltissimi i giovani, anche provenienti da famiglie straniere e di tradizione islamica, tanti neo diciottenni. Le nuove generazioni hanno a cuore un modello di società rispettoso dei diritti.

Quali sono allora i prossimi step del referendum dopo il 30 settembre? Matteo Mainardi, coordinatore della campagna Eutanasia Legale per l’Associazione Luca Coscioni, ha riferito che dopo il termine si dovrà attendere il controllo delle firme della Corte di Cassazione. Una volta effettuati i controlli e comunicato il numero ufficiale di firme valide, dovrà esserci il vaglio della Corte Costituzionale che dovrà stabilire se il quesito referendario è ammissibile o meno. Nel caso in cui verrà dichiarato ammissibile, sarà comunicata la scadenza del voto che dovrebbe tenersi intorno alla primavera 2022.

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