Barbie: un’icona di stile

Ha accompagnato l’infanzia di generazioni di bambine: la bambola bionda più famosa al mondo rappresenta una costante nella crescita di ogni ragazza. Tutte ne possedevano almeno una, corredata da vestiti, scarpe, accessori. Nonostante Barbie appaia ancora in perfetta forma, il 9 marzo ha compiuto sessantadue anni: la sua storia inizia a New York nel 1959.

La nascita

A partire dagli anni Quaranta i riflettori erano puntati sulle nuove dive del cinema: Dolores del Rìo, Lana Turner, Rita Hayworth seducevano gli adulti e facevano sognare le ragazze, che le guardavano con ammirazione. Barbie è nata due decenni dopo, da un’intuizione di Ruth Mosko, moglie di uno dei fondatori della Mattel; nel 1936 si fidanza con Elliot Handler, il quale produceva, insieme all’amico Harold Mattson, dei manufatti in legno. Pochi anni dopo i due registrano il marchio Mattel, dalla fusione di Mattson e Elliot. La moglie Ruth collaborava attivamente alla produzione di giocattoli, ispirata dalla figlia Barbara: aveva notato che le bambine avevano una scelta molto più limitata rispetto ai maschi; infatti la loro fantasia era stimolata su più fronti, immedesimandosi in cow boy, pompieri, poliziotti. Per le ragazze la scelta era ristretta: l’unico ruolo che potevano interpretare era quello di madre e moglie. Infatti, fino a quel momento in commercio si trovavano solo bambole dai lineamenti infantili. In alternativa si giocava con dei piccoli figurini cartacei corredati da vestiti ritagliati. Partendo dal presupposto che le bambine di quegli anni potevano giocare solo con bambolotti simili a loro, Ruth ebbe l’intuizione di proporre un nuovo modello: adulto, moderno e attraente. Infatti la vera ispirazione è scaturita dalla bambola di Lilli, un personaggio estratto dalle strisce di Bild-Zeitung, un fumetto erotico di Reinhard Beuthin; il giocattolo era stato prodotto a partire dal 1955 dalla ditta Hausser Elastolin: Lilli era alta 29,5 centimetri, i suoi lineamenti riprendevano vagamente quelli di Brigitte Bardot, sensuale e prosperosa.

Ruth, notando casualmente questo giocattolo durante un viaggio in Svizzera, decise di ricalcarne i caratteri per ottenere una bambola adatta alle bambine della classe media statunitense. Decise così di importarne una piccola quantità oltre oceano per poterla studiare e adattare al pubblico infantile; dopo due anni di ricerche affiancate dall’ingegnere Jack Ryan, quello che potrebbe essere definito il papà di Barbie, Ruth propone al marito Barbara Millicent Roberts, detta Barbie. Il nome, così come la bambola stessa, erano un omaggio alla figlia di Ruth e Elliot Handler. La proposta aveva diviso gli addetti ai lavori della Mattel: le disegnatrici avevano sostenuto l’idea, mentre gli uomini non avevano apprezzato la fisionomia provocante di Barbie.

Il lancio sul mercato

Il 9 marzo 1959 venne presentata alla Fiera del Giocattolo di New York; Barbie fece la sua prima apparizione indossando un costume da bagno bicolore e sfoggiando una coda di cavallo. All’evento parteciparono soltanto uomini: i proprietari dei negozi e i rappresentanti, così come i lavoratori della Mattel, non avevano colto le potenzialità del giocattolo. Le stesse madri si opponevano, convinte del fatto che Barbie avrebbe stimolato la sessualità delle figlie.

Ruth, ancora convinta del progetto, organizzò una ricerca di mercato con Ernest Dichter, uno psicologo; secondo le sue analisi, tutte le madri erano accomunate da un’unica preoccupazione: crescere delle buone mogli; infatti negli anni ’50 le giovani donne dovevano ricercare marito per potersi assicurare una vita serena. La campagna promozionale doveva quindi assecondare questo bisogno, dimostrando che con Barbie le bambine avrebbero ispirato a essere più curate ed esteticamente piacevoli, convincendo così le madri. Per questo motivo, il primo spot pubblicitario vedeva Barbie in abito da sposa.

Barbie’s small and so petite, her clothes and figure look so neat (…) someday I’m gonna be exactly like you, until then I know exactly what I’ll do. Barbie, beautiful Barbie, I’ll make believe I am you.

La nuova biondissima bambola convinse anche le bambine: nel giro di pochi mesi furono venduti più di 351 000 esemplari a tre dollari al pezzo; il prezzo per la singola Barbie era molto competitivo, perché il vero guadagno derivava dal suo guardaroba; infatti gli abiti e gli accessori venivano venduti separatamente e disegnati seguendo le tendenze della moda italiana, francese e statunitense. La fisionomia della bambola era stata studiata a fondo nelle sue proporzioni: il collo era lungo e slanciato, mentre la vita era alta e stretta; Barbie non voleva essere realistica, ma doveva risaltare al meglio tutti gli abiti che indossava, come se fosse un manichino.

Barbie icona di stile

La società dell’epoca aveva interpretato Barbie come un’icona di bellezza, stile ed eleganza, che rispecchiava il fascino delle star del momento: Marilyn Monroe, Elizabeth Taylor, Sandra Dee. A partire dal 1959 diventa un’icona di stile, nota per sfoggiare look di tendenza ispirati alle collezioni di marchi come Givenchy, Chanel e Balenciaga. La creazione dei capi rispecchia pienamente il processo di confezione predisposto dalle case di moda più famose del mondo: i designer iniziano delineando il bozzetto, passando poi all’imbastitura del prototipo e arrivando alla produzione in serie. I capi, dettagliatissimi, vengono sottoposti a svariate prove e variazioni, effettuate dai modellisti: prima di ottenere la versione finale è possibile che il capo possa subire centinaia di perfezionamenti. Tutti i modelli, una volta ultimati, sono contrassegnati da un’etichetta che porta il marchio Barbie By Mattel per confermarne l’autenticità. Ogni look è corredato dagli accessori abbinati come orecchini, scarpe, borse e cappelli; ognuno di questi deve essere approvato dal capostilista.

Carol Spencer è stata una delle stiliste di Barbie più famose; ha disegnato abiti in miniatura per trentacinque anni, dal 1963 al 1998. Nel libro Dressing Barbie racconta la sua esperienza: nel 1992 ha curato il look della Barbie più venduta di sempre, la Totally Hair, che era contraddistinta da una lunghissima chioma di capelli biondi e vestita con un abito ispirato a Pucci. Per il suo contributo al mondo dei giocattoli nel 2017 le è stato assegnato il Women in Toys Emeritus Award, un premio alla carriera specifico del settore.

Spencer, così come tutti gli altri designer, prendevano ispirazione dalla moda dei grandi marchi, intrecciando così il mondo del fashion a quello di Barbie; allo stesso modo, anche i designer più famosi guardano con curiosità e interesse questo mondo. Christian Lacroix, stilista e costumista, ha espresso profonda ammirazione verso il mondo di Barbie:

È un miracolo. È eterna ed è l’incarnazione stessa della moda: sempre al passo con le ultime tendenze, non è soltanto un’icona di stile, ma anche un’ispirazione costante. È un simbolo di energia. Quindi è un simbolo di vita.

Infatti, una delle creazioni più note degli anni Sessanta fu Solo in the Spotlight, un abito nero a sirena, ricoperto di paillette e senza spalline, accompagnato da guanti neri: questo look fu chiaramente ripreso da un modello della collezione autunno/inverno 1950-1951 di Marcel Rochas, noto per vestire tutte le dive anni Trenta, come Greta Garbo e Marlene Dietrich. A partire dal 1985 la Mattel, con il suo prodotto, ha iniziato a collaborare con diversi brand di moda per la creazione di collezioni limited edition: Benetton, Dior, Ralph Lauren, Vivienne Westwood, Givenchy sono solo alcuni nomi. Tra le collezioni più famose e recenti troviamo Versace Barbie Doll vestita da un abito dal corpino stringato e con balze in chiffon rosa antico. Per la primavera/estate 2015, Jeremy Scott, attraverso il brand Moschino, firma un’intera capsule collection per Barbie: i modelli erano gli stessi che hanno sfilato in passerella durante la fashion week.

Barbie, donna in carriera

Barbie è sempre stata il simbolo della donna che può scegliere. Persino durante i suoi primi anni, Barbie non ha dovuto accontentarsi di essere semplicemente la ragazza di Ken o un’accanita amante dello shopping. Barbie disponeva degli abiti per intraprendere una carriera da infermiera, assistente di volo o cantante di night club. Ritengo che le scelte rappresentate da Barbie siano state determinanti per il successo iniziale riscosso, e non solo con quelle figlie che un giorno sarebbero diventate parte della prima ondata significativa di donne manager e professioniste, ma anche con le loro madri.

Con queste parole Ruth Handler, creatrice di Barbie, articola il motto “I can be”: Barbie, sin dai primi anni, è diventata un modello d’ispirazione e d’incoraggiamento per le bambine. Per questo motivo, nel corso delle generazioni, Barbie ha intrapreso più di 150 carriere diverse, assecondando i gusti e i sogni di tutte le sue piccole clienti. Nelle sue prime versioni, dal 1959, le venivano attribuiti gli impieghi più femminili: ballerina, cantante, fashion editor e modella. A partire invece dal 1965, Barbie, sempre più ambiziosa, è diventata una manager, un medico, un sottoufficiale di marina e, nel 2016, sviluppatrice di videogiochi.

Le mille forme di Barbie

Barbie è nata dal personaggio di Lilli disegnato da Reinhard Beuthin: labbra rosse, occhi chiari e capelli biondi; nel corso degli anni la sua estetica è mutata profondamente assecondando i gusti del tempo. I modelli successivi a Teen-Age Fashion Barbie doll closed up photographyModel erano dotati di arti più snodabili e mani prensili, in modo da farle assumere pose diverse. Dopo una versione dai capelli rossi in stile pin-up, nel 1971 esce Malibu Barbie: tratti più infantili, lunghi capelli biondi platino e pelle abbronzata.

Quando Mattel, nel 1977, affidò lo studio del design allo scultore Joyce Clark, i tratti somatici vennero stravolti; così nasce Superstar Barbie, ispirata alla protagonista della serie televisiva Charlie’s Angels, Farrah Fawcett. La forma del viso si definisce, gli occhi azzurri diventano più luminosi e la bocca più sorridente; questi tratti rimarranno costanti per tutti gli anni Ottanta. A partire dal 2016, la casa di produzione Mattel ha voluto trasmettere un messaggio d’inclusività, mettendo in commercio Barbie dalle diverse corporature: petite, più bassa, tall, più alta e curvy, più formosa rispetto alla bambola standard; allo stesso modo sono state aggiunte più tonalità di pelle e diverse acconciature. Avendo introdotto diverse corporature, anche tutti gli abiti sono stati resi disponibili in tutte le “taglie”.

Questa presa di posizione era necessaria per stare al passo con i tempi; infatti a causa delle diverse critiche mosse verso la corporatura di Barbie, troppo perfetta da essere irrealistica, si era rilevata una contrazione delle vendite. La nuovissima Barbie Curvy prende parola sulla copertina del Time “Now can we stop talking about my body?”: la linea appena inaugurata era un simbolo del profondo blue and white dressed doll, black, african-american, model, barbie, HD wallpapermutamento della società. Ascoltando i bisogni delle nuove generazioni e dei genitori, hanno proposto nuovi modelli, più aderenti alla realtà: il mercato di Barbie è riuscito a rialzarsi, lasciandosi alle spalle quel grave periodo di crisi.

Nell’universo dei valori di Barbie, a partire dagli anni Ottanta si trova la multiculturalità: per il primo ventennio di produzione era stata messa in commercio una versione di Barbie dalla carnagione più scura ma dai tratti caucasici; al contrario Black Barbie presentava una fisionomia più aderente alla realtà, con occhi castani e capelli ricci. Inoltre, con la serie Dolls Of The World Mattel lancia una serie di bambole vestite con abiti tipici tradizionali e tratti caratteristici: Barbie orientale, eschimese, peruviana, ma anche principessa Inca o nativa americana; queste particolarissime versioni sono delle limited edition, acquistate generalmente dai collezionisti. Con il tempo, la bambola più famosa del mondo ha interpretato oltre cinquanta nazionalità attraverso usi e costumi di tutto il mondo.

Nelle collezioni degli appassionati non possono mancare le Barbie celebrities, edizioni limitate dedicate alle icone di tutti i tempi: la prima celebrità contemporanea a entrare nel mondo Barbie è stata Twiggy, nel 1967. Dopo di lei, ogni celebrità, moderna e passata, è entrata a far parte del mondo di Barbie: Marilyn Monroe, Lindsay Lohan, Audrey Hepburn, Heidi Klum, Jennifer Lopez.

Barbie si è fatta spazio anche nel mondo dell’arte: nel 1984, su commissione della Mattel, Andy Warhol le dedicò una tela, Barbie Peaches’n Cream. La bambola bionda appare anche in Portrait of Billy Boy: lo stilista nutriva un’ossessione verso Barbie, arrivando a identificarsi in lei. A trent’anni di distanza, Barbie ha onorato l’artista con una collezione dedicata, riprendendo la sua estetica e le sue serigrafie.

È apparsa in televisione, nella moda, nell’arte, nella musica: Barbie rappresenta un simbolo della nostra contemporaneità. Ha subito decine di trasformazioni e ha interpretato centinaia di ruoli; nonostante i suoi sessantadue anni di età ha saputo restare al passo con i tempi. Rappresenta una costante nella vita di tutti: ha conquistato il cuore delle bambine e rimane un caro ricordo nella memoria dei genitori.


FONTI

Wikipedia.org

Focusjunior.it

Ilpost.it

Barbie.mattel.com

Time.com

Ilsole24ore.com

Stampaprint.net

Massimiliano Capella, Barbie, The Icon, 24 Ore Cultura, 2015

I giocattoli della nostra infanzia, Netflix

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