Sense

Una generazione di giovani Sisifo

Non è assurdo trasportare collettivamente su di un monte una pietra che sembra sempre tornare indietro?

Separation
Separation

Stiamo vivendo un periodo assurdo, quello della pandemia da Covid-19 che ha generato una crisi extra-ordinaria, una crisi che non è da intendere solamente nel suo significato economico. Qui vedremo il versante che oggi, maggiormente, investe i giovani: la disillusione e de-responsabilizzazione del divorzio con la realtà.

I termini chiave della nostra ricerca sono: separazione, crisi e responsabilità. Per compiere questa indagine ci basiamo sull’irriducibile possibilità di interpretazione del mito di Sisifo.

Separazione

Il mito di Sisifo e della pietra narra della punizione che Zeus inflisse a Sisifo per aver sfidato gli dei. Zeus obbligò Sisifo a spingere una pietra su di un monte e quando arrivava alla cima, la pietra tornava alla base così che Sisifo avrebbe continuato per l’eternità questo sforzo. Nell’interpretazione di Camus il mito diventa simbolo dell’insensatezza: è privo di senso tutto il lavoro dell’uomo, non ha uno scopo, non ha una fine.

Che cosa rappresenta quella pietra oggi, nell’anno 2021, per i giovani?

Distance learning

Il lockdown? Il “Restiamo distanti oggi per abbracciarci domani” di Giuseppe Conte? No, non è questo, siamo razionali. Un numero sempre più crescente di studenti sta abbandonando gli studi, superiori o universitari, e molti bambini non partecipano più alla DAD.

Lasciando tra parentesi il divario economico e la possibilità che ogni famiglia ha o non ha di affrontare una tale spesa, che per quanto è un tema importante, non è quello di questo articolo, ci troviamo ora di fronte ad una generazione di giovani Sisifo.

Che senso ha? Che senso ha studiare a casa, da solo? Per avere un futuro senza lavoro? Ovvio che la conoscenza non si riduce a mero mezzo, la conoscenza è un piacere, la conoscenza è un fine. Se è così, è sciocco porsi la domanda sul senso, poiché un senso effettivamente c’è, ma allora perché questo problema ad oggi esiste ed è pesantemente sentito dai giovani?

Giuseppe Rensi, filosofo italiano che visse a cavallo fra Ottocento e Novecento, riteneva che l’uomo ha un bisogno innato di spiegazioni, di ragioni, un bisogno che però non trova riscontro nel mondo che invece è irrazionale. Da questa contraddizione nasce il desiderio di assoluto che altro non può se non sfociare in scetticismo. La necessità che l’uomo ha di “spiegabilità” si scontra con l’impossibilità di ricondurre il reale a ragione. Giuseppe Rensi sembra paradossalmente offrirci una risposta, una risposta che è però ambigua. E quindi? Che si fa ora?

Crisi

Constructive crisis
Constructive crisis

Il concetto di crisi (dal greco krino, krisis = giudicare) nasce con due grandi ambiguità di significato: da un lato indica un momento di incertezza (in ambito medico indica un punto in sospeso: o si muore o si sta meglio), dall’altro lato indica la capacità di discernimento (in ambito agrario: separare il grano buono da quello non commestibile).

Tenendo conto di entrambi questi significati, ne consegue che il concetto di crisi implica libertà di scelta, incertezza, possibilità di errore e responsabilità. Con Kant abbiamo imparato che un giudizio è critico non solo sulle cose ma anche sulle sue stesse condizioni di possibilità: ciò che è critico interroga se stesso, il proprio senso, il proprio sviluppo.

Questo vuol dire che la crisi come interrogazione continua è elogio non della certezza, bensì dell’incertezza, la crisi è elogio della nostra capacità di indagare meglio il mondo. Questo comporta una dimensione di costruttività: nell’essere in crisi noi costruiamo. Un soggetto in crisi è un soggetto attivo, che agisce nel mondo e nella conoscenza del mondo.

Responsabilità

Dopo un anno di pandemia, di chiusure e aperture altalenanti, si ha ancora la capacità di costruire un senso? Oppure lo sforzo propulsivo della crisi ha trovato nei diversi lockdown la causa della propria caduta?

Lucia Brandoli afferma che “la prevenzione igienica dal virus” stia costruendo “una sorta di protezione acritica dell’io”. In altre parole, difronte ad un ulteriore periodo di isolamento, il senso di impotenza prevale sull’indagare la profondità del vivere.

Per tornare a Camus e Sisifo: che senso ha lo sforzo umano difronte ad una perpetua sconfitta? Si può essere eroi stando comodi sul proprio divano, allora che senso ha studiare? Le frasi ad effetto non bastano più. “Andrà tutto bene” sì, ma andrà tutto bene se la crisi continuerà a mantenere il proprio lato costruttivo, se l’uomo non finirà di interrogarsi.

Ed è questo il momento di indagare: la percezione di sé e dell’”altro” inevitabilmente sarà diversa una volta finito tutto. La consapevolezza si costruisce piano piano, faticosamente e chissà che quel sasso lo riusciamo a far rimanere sulla cima del monte. Il Covid-19 è un problema che ne implica tanti altri e non dobbiamo smettere di chiedere, di indagare, di essere responsabili delle nostre scelte, delle nostre sofferenze e dei nostri obiettivi. La crisi va analizzata. L’essenza costruttiva del logos si sviluppa nella responsabilità individuale e nella riflessione sull’identità personale e collettiva.

 

 

 

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