“The Post”, un inno per la riaffermazione della libertà di stampa

Sono molti i film che nel XXI secolo cercano di celebrare valori importanti: tra tutti, molti registi decidono di dedicare il loro tempo alla creazione di pellicole che celebrino la libertà, declinata in ogni sua possibile forma ed espressione. Ed è quello che ha deciso di fare anche un grande maestro della regia come Steven Spielberg che, nel 2017, decide di mettere in cantiere The Post, uscito poi nelle sale all’inizio del 2018. Anch’esso parla di libertà, più precisamente di libertà di stampa e per farlo getta uno sguardo al passato. Catapultati negli anni Sessanta in un’America ingarbugliata in vicende politiche e sociali per nulla di facile comprensione, il pubblico assiste all’ascesa di uno dei più famosi quotidiani statunitensi, seguendo il punto di vista dei protagonisti di questa  svolta storica per difendere il diritto alla libertà.

Luogo e tempo decisivi

Il contesto è ben delineato e specificato fin da subito: siamo negli Stati Uniti, a cavallo tra anni Sessanta e Settanta. Gli occhi del mondo e della stampa sono puntati sulla guerra in Vietnam e sulle decisioni dei presidenti americani dell’epoca. Il Washington Post è nelle mani di Katharine Graham (interpretata da Meryl Streep): è ancora un giornale di nicchia e la sua proprietaria sta tentando il salto di qualità attraverso l’entrata in Borsa, decisione maturata non senza ansie e preoccupazioni.

La pellicola si concentra in particolar modo sulle vicende storiche che faranno incassare alla Casa Bianca un duro colpo. Nel 1971 infatti, un membro del Pentagono, decide di diffondere una ricca serie di documenti (i Pentagon Papers) di massima riservatezza per rendere note le strategie per gestire la situazione del conflitto in Vietnam. Ad occuparsi della pubblicazione di questo materiale è il New York Times: come si conosce già dalle vicende storiche e come viene narrato anche nella pellicola, questo fatto determinerà l’innesco fatale per uno dei più grandi scandali presidenziali e per la riaffermazione della libertà di stampa negli Stati Uniti.

Svolte per la ribellione

La pellicola affronta il tema della libertà di stampa utilizzando come esempio uno dei periodi di maggiore tensione per il giornalismo statunitense: nelle vicende narrate infatti, si parla di un vero e proprio conflitto tra le direzioni dei giornali e le istituzioni politiche americane, pronte a tutto pur di fermare l’improvvisa e forte ribellione dei principali mezzi di informazione dell’epoca.

Il racconto acquista più intensità grazie al fatto che la proprietaria del The Washington Post sia una donna inserita in un contesto ancora fortemente dominato da una maggioranza maschile. Katharine Graham fu la prima donna alla guida del The Washington Post e il film non manca di rimarcare l’importanza storica di questo elemento. Accanto a lei troviamo il direttore del giornale Ben Bradlee (interpretato da Tom Hanks): il suo contributo è di grande aiuto per la svolta del giornale, ma è Katharine a dover prendere la decisione finale.

Libertà di informare

Katharine Graham si trova ad un bivio: dopo le prime pubblicazioni del New York Times, poi bloccate dalla Corte Suprema, tocca al suo giornale alzare la testa e ribellarsi ad un governo che vuole in tutti i modi tamponare questa rischiosa diffusione di notizie. Il pericolo e le conseguenze a cui va incontro non riguardano solo il giornale, ma lei e Ben Bradlee in prima persona. Fin dove ci si può spingere per godere di un diritto? Quanto si è disposti a rischiare? La risposta a queste domande può cambiare il corso della vita di Katharine e del giornale. Più di tutto, decidere di pubblicare o meno sarebbe una grandissima manifestazione di ribellione o tacito consenso di fronte ad un governo che vorrebbe avere pieno potere anche sugli organi di stampa. 

Il passato insegna

Le vicende ambientate negli Stati Uniti potrebbero aver luogo ovunque e in qualsiasi tempo. La decisione di raccontare eventi passati vuole in qualche modo essere uno strumento di ribellione anche per l’attualità, in cui ancora troppo spesso il diritto alla libertà di stampa scivola in una posizione di pericolo. The Post è anch’esso una forma di denuncia: racconta vicende del passato per ammonire i comportamenti del presente, a dimostrazione che, nonostante il passare degli anni, alcune cose restino terribilmente immutate.

The Post non è un semplice film sul giornalismo: è racconto storico, è rivoluzione ed è riaffermazione della libertà. L’importanza del messaggio che viene trasmesso risulta ancora più marcata grazie al cast che vi ha preso parte, primi fra tutti Meryl Streep e Tom Hanks. Per questo mix, la critica e il pubblico hanno ampiamente apprezzato la pellicola, che ha ricevuto anche due nomination agli Oscar come miglior film e miglior attrice protagonista per Meryl Streep.

The Post celebra la libertà e lo fa concentrandosi su uno dei settori oggi ancora più a rischio. Spielberg mette al centro la stampa per narrare vicende storiche importanti, per fare in modo che esse siano un monito per le istituzioni di oggi.

I padri fondatori diedero alla libera stampa la protezione che le spetta per svolgere il suo essenziale compito nella nostra democrazia. La stampa serve chi è governato, non chi governa. 

Dal film “The Post”.


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