Gli incidenti agli eventi sportivi si possono evitare?

Durante il momento più critico della pandemia da Covid-19, i decreti legislativi emanati dal Governo hanno ordinato la sospensione di tutti gli eventi sportivi e non solo. La popolarità legata alla partecipazione a partite, concerti e manifestazioni causava naturalmente un rischio per la salute delle persone, dato che il più delle volte l’affluenza non garantisce un distanziamento adeguato.

Un grosso afflusso di persone può però causare altri problemi, che nel peggiore dei casi possono volgere in vere e proprie tragedie. Le disgrazie diventano successivamente dei casi mediatici, cominciando poi a speculare su una possibile negligenza sia del singolo, ma anche dell’organizzazione degli spazi prescelti. Vediamo di seguito quattro casi di eventi sportivi terminati in modo catastrofico, cercando di capire fino a che punto gli incidenti agli eventi sportivi si possano evitare.

Il recente incidente al Tour de France

Quest’anno, il Tour de France non è iniziato nel migliore dei modi. A circa 45 chilometri dalla fine della prima tappa, che da Brest arrivava poi a Landerneau, gli spettatori di tutto il mondo hanno dovuto assistere a una rovinosa caduta. Una spettatrice si trovava a bordo strada con un cartello che diceva “Allez Opi-Omi”, un messaggio per i suoi familiari in un mix di francese e tedesco “Vai nonna-nonno”. Stava guardando verso le telecamere, in direzione opposta a quella da cui arrivavano i corridori, non rendendosi conto di essere di intralcio.

L’atleta tedesco Tony Martin (Jumbo-Visma) ha colpito in pieno il cartello, creando un effetto domino che ha fatto cadere diversi corridori. Dopo quattro giorni di fuga, la spettatrice è stata arrestata. Gli stessi ciclisti hanno protestato, ritenendo le misure di sicurezza al Tour troppo blande. Il pubblico è molto spesso troppo vicino agli atleti, arrivando quasi a sfiorarli fisicamente.

Il disastro di Le Mans, il peggior incidente nella storia dell’automobilismo

L’11 giugno 1955 la 24 Ore di Le Mans fu il teatro del peggior incidente della storia dell’automobilismo. Mike Hawthorn, pilota Ferrari, frenò di colpo al rientro ai box. Lance Macklin, con la sua Austin Healey non riuscì a rallentare in tempo e per evitare l’impatto ad alta velocità sterzò verso sinistra, ma finì per tagliare la strada alla Mercedes argentata di Pierre Levegh, che viaggiava ad altissima velocità. L’auto di Levegh urtò la Austin di Macklin, schizzò in alto e si schiantò sulla piccola barriera che divideva la pista dalla tribuna, prendendo fuoco.

Si dice che fossero presenti 300mila spettatori: nell’esplosione della sua vettura Levegh perse la vita e alcune componenti volate tra gli spettatori uccisero 82 persone, altre 120 rimasero ferite. Dopo quella gara, la priorità della sicurezza del pubblico divenne fondamentale: la pista rispetto alla zona degli spettatori venne abbassata, e vennero ricostruiti box e tribuna.

La strage dell’Heysel

Anche il mondo del calcio ha dovuto purtroppo assistere a due tragici incidenti: la strage dell’Heysel, avvenuta nell’omonimo stadio di Bruxelles il 29 maggio 1985 e la strage di Hillsborough, avvenuta il 15 aprile 1989 all’Hillsborough Stadium di Sheffield. Entrambi gli eventi si sono caratterizzati da azioni incoscienti dei partecipanti e della negligenza dei sistemi di sicurezza.

Allo stadio dell’Heysel, durante la partita Liverpool – Juventus, gli hooligans inglesi caricarono i tifosi italiani per prendersi a loro curva; gli italiani cercarono in tutti i modi di salvarsi, arrampicandosi e gettandosi nel vuoto. Nel frattempo, la sicurezza era impreparata e manganellava i tifosi nostrani che cercavano di fuggire verso il prato. Il bilancio fu di 39 morti e oltre 600 feriti. Dopo quasi un’ora e mezzo di rinvio, si decise di giocare ugualmente la partita: la decisione fu presa dalle forze dell’ordine belghe e dai dirigenti UEFA, per evitare ulteriori tensioni.

La strage di Hillsborough

Il 15 aprile 1989 Liverpool e Nottingham Forest giocavano in campo neutro. Data l’importanza della partita, si prevedevano migliaia di tifosi in arrivo. Verso le due e mezza del pomeriggio, circa mezz’ora prima dell’inizio della partita, migliaia di tifosi del Liverpool stavano ancora aspettando di entrare allo stadio nei due settori della curva a loro riservati, il numero 3 e il numero 4. Ai due settori, che più tardi si scoprì potevano contenere solo 1600 persone, si accedeva tramite alcuni tornelli.

A quel punto, per sbloccare la situazione, la polizia decise di aprire un cancello che di solito serviva a fare uscire i tifosi dallo stadio, ma qui molti di loro si riversarono al suo interno ammassandosi insieme a chi era già all’interno. La ressa fece crollare una transenna e molta gente precipitò. Con 96 morti e 766 feriti, la strage di Hillsborough superò la precedente dell’Heysel per drammaticità.

Una responsabilità collettiva

Chiaramente, nessuno è capace di prevedere gli incidenti prima che succedano. Per quanto si possa sempre fare il possibile, errori umani e cause di forza maggiore possono essere i motivi per cui certi tragici eventi accadono. Il continuo sviluppo della tecnologia e la continua formazione danno certamente una marcia in più a continuare a progettare spazi e situazioni per poter salvaguardare la vita e la sicurezza degli individui.

Non a caso, ogni spazio pubblico deve sottostare a delle norme di sicurezza previste dalla Legge. Gli episodi portati come esempio mostrano come il passare oltre anche a queste norme, l’inesperienza o l’impreparazione degli addetti alla sicurezza e la sconsideratezza dei partecipanti, spesso peggiorata dal panico, hanno dimostrato come certe catastrofi potessero essere, almeno in parte, evitate.

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