Torri superiore: da borgo medievale a ecovillaggio

Non lontano dalla città ligure di Ventimiglia, si trova un villaggio molto particolare: si tratta di Torri superiore, piccolo borgo situato a poca distanza dalle Alpi Liguri da un lato e dalla costa mediterranea dall’altro. Ciò che caratterizza questo luogo è l’ecologia: Torri Superiore è infatti un ecovillaggio, ovvero una realtà comunitaria dove si porta avanti un progetto di vita sostenibile.

La realtà degli ecovillaggi

Un ecovillaggio è molto più che un luogo. È innanzitutto una comunità di persone, che intenzionalmente e su base volontaria scelgono di intraprendere una vita comune, inseguendo uno stile di vita sostenibile. Gli ecovillaggi sono nati nel corso del Novecento negli Stati Uniti come alternativa alla condizione di vita postmoderna e globalizzata e si sono gradatamente diffusi in varie parti del mondo. In Italia sono presenti ventidue ecovillaggi, lungo tutta la penisola; dal 1996 esiste inoltre RIVA, la Rete Italiana Villaggi Ecologici, nata proprio per creare un legame tra le differenti esperienze e saperi.

Ogni luogo, infatti, presenta diverse specificità che lo caratterizzano, sulla base delle peculiarità del territorio e degli obiettivi dei suoi membri. Alcuni ecovillaggi sono più chiusi e isolati; altri (soprattutto quelli di fondazione più recente) cercano di creare un legame favorevole anche con coloro che risiedono nei luoghi circostanti. Alcune comunità condividono una visione esistenziale, talvolta anche spirituale; altre addirittura una dimensione politica, oltre che culturale.

Parola chiave: sostenibilità

Ciò che accomuna questi luoghi è la sostenibilità ambientale. Vivere in un ecovillaggio significa impegnarsi a lavorare in maniera cooperativa per il raggiungimento di uno o più obiettivi, condivisi dai membri della comunità. Infatti, un ecovillaggio deve tendere per quanto possibile all’autosufficienza: per tale ragione, spesso gli abitanti di questi luoghi fanno uso di energie rinnovabili e sperimentano forme di agricoltura alternative.

Tra queste ultime, oltre alla più nota agricoltura biologica (che non fa cioè uso di pesticidi chimici e che sfrutta la naturale fertilità del suolo) vi è la permacultura, un sistema di pratiche mirate a costituire un ecosistema quanto più possibile simile a quelli naturali, che possa inoltre soddisfare i bisogni dell’uomo. Si costruisce così un sistema sostenibile che deve avere un valore produttivo (è da qui che si ricavano le fonti di cibo!) ed essere duraturo, stabile e resiliente. Si tratta un concetto elaborato negli anni Settanta da Bill Mollison, biologo e naturalista, e David Holmgren, ecologo e agronomo, per rinnovare l’agricoltura ed è spesso praticata negli ecovillaggi per garantire l’autosufficienza alimentare.

Il recupero del borgo di Torri superiore

Le differenze tra gli ecovillaggi sono dovute al fatto che si tratta di centri di sperimentazione. Gli abitanti che decidono di farne parte sperimentano una vita comunitaria, una tipologia di agricoltura sostenibile, una differente fonte energetica, una diversa economia e gestione della propria quotidianità. Inoltre, un ecovillaggio si differenzia dagli altri per il luogo in cui è stato posto. L’ecovillaggio di Torri superiore, ad esempio, ha puntato fin dall’inizio al recupero di un antico borgo medievale quasi completamente disabitato (vi era un solo abitante negli anni Ottanta!) per non consumare altro suolo per uso urbano.

Il villaggio in cui ha sede la comunità risale al XIII secolo ed è costituito da una complessa struttura in pietra che ricorda una fortezza, o un labirinto, arroccato sul fianco della montagna. I motivi della sua antica fondazione sono tuttora sconosciuti, benché, data la peculiare forma, altezza e ampiezza, si possa dedurre che si trattasse di una struttura difensiva, o comunque un luogo che doveva fornire protezione agli abitanti. È strutturato in tre corpi principali con più di 160 stanze, tra loro collegate da una rete di scale e passaggi.

Sul finire del Novecento, Torri superiore correva il serio rischio di scomparire e diventare una vera e propria città fantasma. A questo punto un gruppo di volenterosi lo ha scelto come sede del proprio ecovillaggio: il borgo è stato ampiamente restaurato, cercando di rispettare il più possibile gli originali edifici storici e integrando questi aspetti con il rispetto dell’ambiente. Il lavoro è stato condotto in gran parte dagli stessi membri della comunità, che si sono in seguito trasferiti a Torri superiore nel 1997.

Torri superiore oggi

Nonostante inizialmente i cittadini di Torri inferiore, la frazione contigua, nutrissero dei sospetti nei confronti delle vere intenzioni dei membri dell’ecovillaggio, attualmente i rapporti tra gli abitanti sono ottimi. Torri superiore è una realtà conosciuta nel territorio ed è oggetto di ammirazione per i suoi nobili intenti. Già nel 1989 era stata fondata l’Associazione Culturale Torri Superiore, con lo scopo sociale di restaurare il borgo, ripopolarlo e fondare l’ecovillaggio.

Per di più, l’ecovillaggio è aperto al pubblico: è possibile visitarlo (ovviamente escludendo le case private delle famiglie residenti) e condividere un pasto costituito da alimenti il più possibile km0, nel rispetto della stagionalità e prevalentemente vegetariani. È anche presente una struttura ricettiva esplicitamente aperta al cosiddetto ecoturismo, in cui vengono proposti corsi, incontri e programmi di educazione ambientale. Per chi fosse semplicemente incuriosito, è possibile soggiornare nell’ecovillaggio per vivere semplicemente una vacanza diversa dal solito nel punto ristoro noto come “Casa per Ferie”.

Torri superiore dispone inoltre di un blog nel quale condivide gli eventi e le iniziative che si svolgono nell’ecovillaggio. Si tratta indubbiamente di un centro in cui la vita di società riveste un ruolo primario: il borgo è tutt’altro che una realtà isolata, come forse ci si potrebbe aspettare – con un giudizio un po’ prevenuto, ma non del tutto illegittimo – da questo tipo di comunità! Gran parte dell’ecovillaggio è infatti adibita a centro culturale ed è aperta al pubblico.

Gli abitanti hanno abitazioni private, dove dispongono anche di una cucina, ma la maggior parte dei pasti vengono consumati insieme, nei locali comuni della foresteria. Ogni settimana, i residenti si incontrano per prendere le decisioni che riguardano la vita di tutti. Nella comunità si utilizza il metodo del consenso: cioè, prima che una risoluzione venga approvata, è necessario che tutti siano d’accordo, per evitare di scontentare qualcuno.

Se dopo questa lettura siete curiosi di conoscere altre realtà italiane di questo tipo, potete visitare il sito del RIVA dove troverete l’elenco di tutti gli ecovillaggi presenti nel nostro Paese. Chissà che non ve ne sia uno proprio vicino a dove abitate! Indubbiamente, ove possibile, merita una visita.

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