Olympe de Gouges: quando i diritti non sono per tutti

Quello di Marie Gouze è un nome non troppo noto e non lo è neppure lo pseudonimo che scelse successivamente alla morte del marito: Olympe de Gouges. Questa donna è stata una pioniera del femminismo, una patriota francese che proprio mentre osservava la Rivoluzione del 1789 trasformare una società, si accorse di quanto grande fosse il divario tra gli ideali perseguiti e i cambiamenti che stavano arrivando; Olympe de Gouges però non rimase a guardare.

Nata nel maggio del 1748 a Montauban, all’età di soli sedici anni è già – infelicemente – sposata e in attesa di un figlio. La sua nascita precede di poco la morte del marito che lascia Marie Gouze vedova fin da giovanissima. Ma è proprio questa situazione che le permetterà di uscire da un matrimonio non voluto e di iniziare un vita nuova.

A Parigi iniziò a frequentare diversi circoli letterari, a seguire e partecipare a diverse discussioni filosofiche o politiche e, soprattutto, a studiare. Non meno importante fu la sua volontà di cambiare nome per rivendicare l’indipendenza da un marito non desiderato e ormai morto; il nome Olympe è lo stesso della madre, alla quale era molto legata, e il cognome venne modificato, con l’aggiunta di un “de”, da Gouze a Gouges.

Dunque, quella che ormai era diventata Olympe de Guoge viveva nel pieno fermento politico e culturale della Francia illuminista. Il contesto, i valori e gli ideali che venivano perseguiti hanno avuto ovviamente una notevole influenza su di lei, tanto che, quando si arrivò alla vera rivoluzione, credette, come altri, che si stesse lottando per i diritti di tutti, senza alcuna distinzione. Ma questa si rivelò essere un’illusione.

Quando nel settembre del 1791 la Costituzione, in conformità alla “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino” del 1789, venne firmata dal re Luigi XVI, Olympe de Gouges rimase tristemente sorpresa per una mancanza quasi totale di diritti riservati alle donne. Così decise di scrivere, sempre nel 1791, quella che sarebbe diventata la sua opera più famosa: la “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina”.

Nella Dichiarazione, Olympe conduce un’attenta rilettura al femminile di tutti gli articoli della già approvata Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, di cui la scrittrice sottolinea quanto il termine “uomo” non sia collettivo e volto a un’inclusività indiscriminata ma volutamente di genere. Così Olympe consegnò il documento scritto all’Assemblea legislativa e, di persona, al palazzo delle Tuileries, dove risiedeva tutta la famiglia reale, portando anche una lettera indirizzata alla regina Maria Antonietta.

Il tentativo non ebbe però il risultato sperato, solo uno degli articoli venne preso in considerazione: quello sul divorzio. Olympe sottolinea non tanto l’avversità al vincolo matrimoniale, ma la sua irreversibilità come elemento errato. Dopo poco tempo, a causa della diffusione delle sue lettere in cui era percepibile tutta la sua indignazione verso l’Assemblea, Olympe si espose notevolmente e, a dare il colpo di grazia al suo personaggio pubblico fu la denuncia che fece pubblicamente verso i massacri di settembre e la presa del palazzo delle Tuilieres che sì, segnò la fine della monarchia francese, ma fu anche un bagno di sangue.

A questo seguì un attacco a Robespierre; Olympe fu messa in carcere e da qui continuò a difendersi e a condannare le ingiustizie del regime: continuò a lottare per i diritti delle donne, dei neri, dei poveri e di tutti coloro che, nonostante fosse in atto la rivoluzione al grido di “Liberté, Égalité, Fraternité”, continuavano a essere discriminati.

Il Regime del Terrore andava avanti e le morti aumentavano: Maria Antonietta fu la prima donna a essere ghigliottinata durante la rivoluzione. Meno di un mese dopo, il 3 novembre del 1973 fu Olympe de Gouges, dopo la sentenza di condanna a morte, a essere ghigliottinata.

L’autrice però non lasciò solamente la sua Dichiarazione e la testimonianza di una donna che lotta per un’uguaglianza più universale, ma anche numerosi romanzi, ventinove per l’esattezza, circa settanta pièce teatrali e altrettanti articoli e libelli.

Le sue commedie non sono meno impegnate dei pamphlet o di altri scritti: anche in queste emergono pienamente le sue idee. Infatti, la rivendicazione dei diritti e dell’uguaglianza sono una costante nella sua produzione che, come poche altre, ha così a cuore l’impegno civile.

Una commedia in cui questo impegno è evidente è “Zamor et Mirza ou L’esclavage des noirs” in cui vengono descritte le conseguenze delle schiavitù dal punto di vista di due schiavi: una rappresentazione non propriamente accettata dal pubblico dell’epoca e, anche per questo, interrotta dopo poche messe in scena. Nonostante queste interferenze il teatro rimase per Olympe una palestra politica attraverso cui continuare a scrivere e trasmettere i suoi ideali.

Olympe de Gouges provocò il suo tempo senza mezzi termini, l’oscurantismo che il XVIII secolo voleva sconfiggere era in realtà ancora forte e lei, con un’aspirazione molto più alta di quella comune verso conoscenza e diritti, ha proposto un tipo di libertà che ancora in pochi osavano immaginare. Le sue posizioni erano nette: condannò la schiavitù, la monacazione e i matrimoni forzati, reclamò il diritto al divorzio e il riconoscimento dei figli naturali. Propose la creazione di forme di assistenza sociale dove le donne potessero partorire, asili per gli orfani e case di accoglienza per anziani. Respinse il dispotismo e le torture, si proclamò a favore di una democrazia rappresentativa.

Fu l’ unica donna ad essere condannata a morte a causa di scritti politici. Olympe de Gouges risulterebbe, in molti casi, purtroppo, moderna anche al giorno d’oggi.


FONTI

Treccani

Globalist

Linkiesta

Olympe de Gouges e i diritti della donna, Sophie Mouset, Argo, 2005

CREDITS

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