Morti per mano dell’UE: migranti e rifugiati respinti illegalmente

Durante la crisi sanitaria i paesi europei, supportati dall’agenzia di frontiera per il controllo esterno delle frontiere (Frontex), hanno respinto sistematicamente migliaia di rifugiati e migranti, realizzando così una delle più grandi espulsioni di massa degli ultimi decenni. Nel processo sono stati coinvolti anche i bambini in fuga dalle guerre, attraverso tattiche illegali come l’aggressione e la brutalità durante la detenzione o il trasporto.

I richiedenti asilo respinti dai confini dell’Europa durante la pandemia sono 40.000, tra cui almeno 2000 hanno perso la vita, come riporta un’analisi del «Guardian». In questo contesto Olaf, l’organismo di controllo antifrode dell’UE, ha condotto un’indagine su Frontex per accuse di operazioni illegali con l’obiettivo di impedire ai richiedenti asilo di raggiungere le frontiere dell’UE.

Rapporti recenti suggeriscono un aumento delle morti di migranti che tentano di raggiungere l’Europa e, allo stesso tempo, un aumento della collaborazione tra i Paesi dell’UE con Paesi non UE come la Libia, che ha portato al fallimento di diverse operazioni di salvataggio.

L’ha sottolineato Fulvio Vassallo Paleologo, uno dei massimi esperti italiani di diritti umani e immigrazione e professore di Diritto dell’asilo all’Università di Palermo.

In questo contesto, le morti in mare dall’inizio della pandemia sono direttamente o indirettamente collegate all’approccio dell’UE volto a chiudere tutte le porte all’Europa e alla crescente esternalizzazione del controllo della migrazione a Paesi come la Libia.

Europa, push e pull back

Un’indagine fatta sulle conversazioni tra due comandanti della Guardia costiera libica e un ufficiale della Guardia costiera italiana ha rivelato un atteggiamento non reattivo degli ufficiali nei confronti delle chiamate di soccorso. Solo ad aprile, Italia e Libia sono state accusate di aver deliberatamente ignorato una chiamata da una barca di migranti in pericolo nelle acque libiche, nonostante le onde avessero raggiunto i sei metri, creando un chiaro pericolo. Quel giorno sono stati dispersi in mare 130 corpi.

Nel 2020 quasi 100.000 migranti sono arrivati ​​in Europa sia via mare che via terra e Italia, Malta, Grecia, Croazia e Spagna hanno accelerato il loro programma di migrazione dura. Da quando sono state introdotte chiusure parziali o complete delle frontiere per fermare l’epidemia, queste nazioni hanno pagato Stati non UE e arruolato navi private per intercettare le barche in pericolo in mare e respingere i passeggeri nei centri di detenzione.

Secondo una coalizione di tredici ONG che ha documentato tramite delle testimonianze i respingimenti illegali avvenuti nei Balcani occidentali, gli abusi e la forza sproporzionata nei confronti dei migranti sono aumentanti del 10% rispetto al 2019. Il «Guardian» ha raccolto nell’ultimo anno e mezzo testimonianze di migranti che sarebbero stati frustati, derubati, abusati sessualmente e denudati da membri della polizia croata.

Come la Croazia, anche la Grecia ha respinto circa 6.230 richiedenti asilo dalle sue coste da gennaio 2020, secondo i dati riportati da BVMN, una rete indipendente di ONG e associazioni. Proprio ad Atene è arrivata l’accusa presso la Corte europea dei diritti umani di aver abbandonato in mare dozzine di migranti su zattere di salvataggio, dopo che molti erano stati picchiati.

Rifugiati e migranti, non una questione privata

Che si tratti di utilizzare la pandemia Covid-19 e il blocco nazionale per fungere da copertura per respingimenti, modellare prigioni a cielo aperto o impedire alle barche di entrare nelle acque greche sparando colpi di avvertimento verso le barche, le prove indicano il persistente rifiuto di sostenere i valori democratici, i diritti umani e il diritto internazionale ed europeo.

ha dichiarato il Border Violence Monitoring Network.

Dall’inizio della pandemia, le autorità libiche hanno intercettato e respinto a Tripoli circa 15.500 richiedenti asilo. Questa operazione ha provocato il ritorno forzato di migliaia di persone nei centri di detenzione libici. Secondo Matteo de Bellis, ricercatore sulla migrazione di Amnesty International, questa pratica è continuata per tutto il corso del 2020. Un ruolo sempre più importante è stato svolto dagli aerei Frontex, con la funzione di avvistare barche in mare e comunicare la loro posizione alla Guardia costiera libica.

Quindi, mentre l’Italia ad un certo punto ha persino usato la pandemia come scusa per dichiarare che i suoi porti non erano sicuri per lo sbarco delle persone soccorse in mare, non ha avuto problemi con la Guardia costiera libica che ha rimpatriato le persone a Tripoli, anche quando era sotto bombardamento o quando centinaia di persone sono sparite con la forza subito dopo lo sbarco.

ha sottolineato il ricercatore.

Anche Malta, che ha dichiarato i propri porti chiusi all’inizio dello scorso anno per via della pandemia, ha continuato a respingere i migranti utilizzando due strategie: da una parte, arruolare navi private per intercettare i richiedenti asilo e dall’altra, costringerli a tornare in Libia. In seguito al ritiro delle navi dell’Italia e dell’UE dal Mediterraneo centrale per lasciare il controllo alla Libia, Malta si è trovata più esposta, motivo che l’ha portata a firmare un nuovo accordo proprio con la Libia per impedire ai migranti di raggiungere le proprie coste.

Corresponsabilità

In questo contesto, la Corte europea dei diritti umani è stata accusata di “ignorare completamente la realtà” dopo aver stabilito che la Spagna non violava il divieto di espulsione collettiva poiché era possibile presentare le domande di asilo al valico di frontiera ufficiale. Solo un mese fa i corpi di ventiquattro migranti dell’Africa subsahariana, morti di disidratazione, sono stati trovati dal soccorso marittimo spagnolo. Questi ultimi avevano tentato di raggiungere le Isole Canarie, ma secondo l’UNHCR, i migranti morti nel tentativo di raggiungere la Spagna sono 788.

Abbiamo documentato così tanti naufragi che non sono mai stati ufficialmente contabilizzati, e quindi sappiamo che il vero bilancio delle vittime è molto più alto. In molti casi, le guardie costiere europee si sono rifiutate di rispondere: hanno preferito lasciare che le persone annegassero o intercettarle nel luogo da cui avevano rischiato la vita per fuggire. Anche se tutte le autorità europee cercano di rifiutare la responsabilità, sappiamo che la morte di massa è il risultato diretto sia delle loro azioni che delle loro inazioni. Queste morti sono sull’Europa.

ha sottolineato un portavoce di Alarm Phone, un contatto di emergenza in supporto alle operazioni di salvataggio.

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