“L’insostenibile leggerezza dell’essere”: l’eterno ritorno in Kundera

Nessuno meglio di Milan Kundera è in grado di creare immagini negli occhi dei lettori. Mentre lo sguardo corre tra le parole, il lettore dimentica dove si trova, scorda il mondo attorno a sé, improvvisamente l’unica cosa che vede è un susseguirsi di immagini. Kundera è un maestro in quest’arte e lo fa senza pretese: le pagine sono tele imbrattate dall’autore in maniera informe. Egli non ha la presunzione di creare un’opera chiara e uguale per ciascun lettore; al contrario, sporca gli scritti con macchie di emozioni, colori differenti che rimandano a diverse riflessioni e che assumono varie fattezze a seconda dell’immaginario di chi legge. Qui risiede la maestria dello scrittore ceco ed è così che L’insostenibile leggerezza dell’essere diventa un mezzo elastico che si adatta agli occhi dei diversi lettori.

Il Quartetto di Kundera e le sfaccettature dell’essere

Henri Matisse, La Danza

Il filo conduttore che unisce le varie parti di questo romanzo-saggio è il caos. Non semplice disordine, ma un turbinio di emozioni e situazioni che spingono i personaggi del libro da una parte all’altra, da un opposto all’altro. Tutta la storia ne L’insostenibile leggerezza dell’essere gira attorno al cosiddetto “Quartetto di Kundera”, formato dai quattro protagonisti: Tomáš, Tereza, Franz e Sabina. Questi personaggi, come dirà Kundera stesso, non sono l’incarnazione sua o di altre persone, bensì derivano da “parti di sé”, scaturiscono da riflessioni dell’autore. Il caos li travolge come pedine su una scacchiera, quando le loro esistenze si scontrano con gli inevitabili opposti della vita. Tutte le dicotomie davanti alle quali sono posti i personaggi si riassumono nel contrasto leggerezza-pesantezza.

  • Tomáš e Tereza

Tomáš, medico di successo a Praga, è l’emblema della leggerezza dell’essere in quanto non riesce a legarsi a una persona, nemmeno al figlio, fluttuando da una relazione occasionale a un’altra. Tereza, fotografa di strada e contraltare del primo personaggio, vive ancorata all’idea di amore e agli obblighi che appesantiscono la sua esistenza. I due vivono il dilemma dell’opposto parallelamente. Il loro incontro non potrà che generare caos nella vita di entrambi. Si innamoreranno: lei sarà costretta a subire la leggerezza di lui in ogni tradimento, la respirerà nel profumo di donna che immancabilmente lui avrà addosso al ritorno a casa; lui vivrà la pesantezza di Tereza nello sperimentare il suo amore, il legame con lei, il modo in cui d’improvviso entra nella sua vita per rimanerci e, soprattutto, la compassione.

Non c’è nulla di più pesante della compassione. Nemmeno il nostro proprio dolore è così pesante come un dolore che si prova con un altro, verso un altro, al posto di un altro, moltiplicato dall’immaginazione, prolungato in centinaia di echi.

Dal momento in cui si trovano, da un lato, Tomáš si arrende al risuonare dell'”Es muss sein” (deve essere): nel cedere alla compassione si abbandonerà all’amore e alla sua insanabile pesantezza. Dall’altro, Tereza, ingabbiata della sua gravosità, si troverà a scendere a compromessi con la leggerezza dell’amato e ad accettarla.

  • Franz e Sabina

L’insostenibile leggerezza dell’essere, Philip Kaufman (1988)

Tra le amanti di Tomáš vi è Sabina, un’artista dallo spirito libero e leggero, con cui addirittura Tereza stringerà una breve amicizia. A Ginevra incontrerà Franz, un professore universitario sposato, di cui si innamorerà perdutamente. I due viaggiano su binari vicini e paralleli: le stesse parole assumono per loro significati diversi. È proprio per spiegare questa distanza che Kundera introduce un “Piccolo dizionario delle parole fraintese“. Il loro era un amore costruito di equivoci, come quando parlavano di fedeltà, per Franz un valore inestimabile, per Sabina qualcosa da evitare. In merito vi è una voce del dizionario che recita:

FEDELTÀ E TRADIMENTO.

L’aveva amata dall’infanzia fino al momento in cui l’aveva accompagnata al cimitero, e l’amava anche nel ricordo. Da questo gli veniva l’idea che la fedeltà sia la prima fra tutte le virtù, che la fedeltà conferisca unità alla nostra vita, la quale altrimenti si frantumerebbe in migliaia di impressioni fuggitive. […] Non sapeva che Sabina era affascinata dal tradimento e non dalla fedeltà. La parola fedeltà le ricordava il padre […]. A quattordici anni si era innamorata di un ragazzo della sua età. Il padre si spaventò e per un anno non le permise di uscire da sola. Un giorno le mostrò delle riproduzioni di Picasso ridendone forte. Se lei non aveva il permesso di amare il compagno quattordicenne, avrebbe amato almeno il cubismo. Dopo la maturità era andata a Praga con l’euforica sensazione di poter finalmente tradire la sua famiglia.

A differenza di Sabina, che si lascia travolgere completamente dal caos, Franz nella confusione dell’esistenza cerca un’irrazionale e pesante stasi. Sarà questa ricerca che lo porterà a confessare alla moglie del tradimento e, di conseguenza, a perdere entrambe le donne della sua vita. Sabina, infatti, incapace di stabilità e sempre in preda alla leggerezza del disordine si trasferirà in America. A Franz resterà solo un amaro retrogusto della leggerezza della sua amata che gli consentirà di vivere, seppur per breve tempo, libero dalla pesantezza dell’esistenza. Si traferirà in Cambogia, aderendo a una missione umanitaria, ma quasi a testimonianza dell’inconciliabilità della dicotomia leggero-pesante, sarà in questa occasione che Franz troverà la morte.

Milan Kundera

L’eterno ritorno

Questo concetto è evidenziato dalla struttura stessa del romanzo e denota l’intenzione dello scrittore di trarre determinate conclusioni. Infatti le parti sono sette, frammentate in brevi capitoli, e si susseguono quasi a rincorrersi tra loro, creando una logica che rimanda all’idea di eterno ritorno. Essa si insinua infatti nel perenne contrasto finora esaminato, ovvero quello tra leggerezza e pesantezza dell’esistenza e si erge a chiave di lettura dell’intero romanzo. L’incipit è proprio incentrato su questo dogma nietzschiano che viene sviluppato poi nei capitoli. La storia del quartetto è un continuo alternarsi tra essere e desiderare di essere, avere e desiderare di avere. Porta i protagonisti a una perpetua tensione verso l’opposto, a delle collisioni e a un eterno ritorno alla propria essenza.

 

 

Il caos come filo conduttore

Il romanzo, e a questo punto si spiega il perché della dicitura romanzo-saggio, indaga non una storia, ma l’esistenza umana in quanto tale. Ne afferma i limiti e la consistenza, i meravigliosi pregi e i terrificanti difetti. Fulcro dell’essere: il caos. Discriminante: il modo di relazionarsi al caos. Sabina e Tomáš, che vivono, almeno al principio, nella più totale leggerezza (nella vita, per dirla con Nietzsche) lo accettano, si lasciano travolgere dal disordine delle cose e trascinare dal vento vitale. Tereza e Franz, che per converso vivono l’onerosità dell’esistenza, sfuggono alla naturale confusione, legandosi alla pesante fattualità degli eventi. Inesorabilmente i quattro protagonisti, metafora e rappresentazione ognuno di una sfaccettatura dell’essere, sono condannati all’insostenibile leggerezza dell’essere.


FONTI

Paveseggiando.wordpress.com

Lindiependente.it

Milan Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere, Adelphi, 1985

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