L’opera d’arte di giugno: La vaccinazione nelle campagne

Ha inizio ufficialmente L’opera d’arte del mese, un format pensato da noi della sezione di Arte per accompagnare il lettore alla scoperta di capolavori che possono essere d’attualità e rappresentativi della percezione del redattore in relazione a un dato momento.

Ogni mese proporremo un’opera d’arte, più o meno conosciuta, che si riallacci a aventi emblematici occorsi, ai principali fatti accaduti nel mondo e in Italia, che sia rappresentativa di ricorrenze specifiche e che mantenga un vivo rapporto con la nostra società contemporanea. Insomma, un interessante crossover per dimostrare come l’arte non passa mai di moda e possa essere sempre attuale!

L’opera d’arte di Giugno

Nel mese in cui si prospetta un boom delle vaccinazioni anti-Covid, con l’apertura alle prenotazioni anche per i giovani, l’opera che abbiamo scelto per giugno è La vaccinazione nelle campagne. Si tratta di un pastello su carta realizzato nel 1894 dal pittore piemontese Demetrio Cosola e attualmente conservato presso Palazzo Santa Chiara di Chiavasso, sede del municipio della città.   

Demetrio Cosola, La vaccinazione nelle campagne, 1894, pastello su carta, Chiavasso (TO) – Palazzo di Santa Chiara

Nell’opera l’artista ritrae una stanza all’interno della quale una folla di madri portano i propri figli dal medico per essere vaccinati contro il vaiolo. Un vaccino che, sebbene fosse stato sintetizzato già da parecchio tempo, in Italia soltanto a fine ‘800 cominciava ad essere somministrato in massa, anche alla popolazione piccolo e medio-borghese. 

L’opera è dunque certamente emblematica per lo specifico contesto storico-artistico in cui si colloca e rivela un certo gusto del pittore per la rappresentazione della realtà quotidiana. Non solo, ma anche per le tematiche di attualità sociale e cittadine, raffigurate con attenzione e dovizia di particolari. Non manca poi un certo interesse verso il mondo medico-scientifico e il suo ruolo all’interno della società. 

Qualche cenno su Demetrio Cosola

Prima di immergersi nel dipinto però è forse utile ricordare qualche breve informazione sulla vita e la carriera del pittore piemontese.

Demetrio Cosola nasce nel 1851 a Chiavasso (TO), località nella quale l’artista trascorse la quasi totalità della sua esistenza, mantenendo un rapporto costante e quasi inscindibile con la sua terra natia. Per questo Cosola è ancora oggi – nonostante la scarsa attenzione della critica – uno degli artisti più rappresentativi della pittura realista piemontese del tardo ‘800. 

Nel 1869, all’età di 18 anni, entrò nell’Accademia Albertina di Torino – attuale Accademia delle Belle Arti -, che ancora oggi rappresenta una delle principali accademie d’arte del Piemonte. Proprio durante gli anni della sua formazione accademica, Demetrio Cosola entrò in contatto con Antonio Fontanesi, allora pittore di spicco dell’Italia settentrionale, molto vicino al gruppo dei macchiaioli (sebbene non ne subì un’influenza sostanziale). La sua personalità esercitò certamente una viva influenza sul giovane Cosola, soprattutto nella misura in cui contribuì ad avvicinarlo ai principali ambienti artistici torinesi, grazie alla stima che il Fontanesi nutriva verso il ragazzo. 

Antonio Fontanesi, Il mattino

Nonostante la feconda produzione pittorica e la carriera d’insegnamento intrapresa nell’Accademia Albertina, disponiamo di poche informazioni sui fatti salienti della vita del pittore. Questo trascorse un’esistenza molto modesta in termini di temperamento, e la sua timidezza o lo mise sempre in ombra rispetto ad altri suoi colleghi, sebbene produsse opere pregevoli e soprattutto emblematiche di quell’orientamento realista che caratterizza la produzione pittorica italiana nel tardo ‘800. 

Il verismo piemontese di Demetrio Cosola

Lo stile pittorico di Demetrio Cosola, pertanto, si orienta verso un realismo di stampo verista. Predilige soggetti pittorici tratti dalla realtà ordinaria e rappresentati in momenti di assoluta quotidianità, attraverso una sapiente calibrazione delle tonalità cromatiche e una meticolosa attenzione per la resa del dettaglio. Tutti questi aspetti, uniti alla predilezione di tecniche pittoriche dalla rapida esecuzione, quali l’acquerello e il pastello, rivelano una particolare predisposizione all’analisi del dato realistico e immediato. Questo viene trattato con un gusto quasi fotografico, immortalando i soggetti in momenti di grande intimità e ordinandoli spesso in composizioni corali a sfondo sociale. 

Diverse sono le scene di vita caratteristiche. Dagli scolaretti che scrivono il dettato della maestra (come nell’opera Il dettato), ai chierichetti che bevono di nascosto il vin santo dalle credenze della sagrestia (come ne Il vino del parroco), fino a una madre in riva al fiume che coccola in grembo il figlio. Tutti soggetti  che appartengono al repertorio del pittore piemontese e che lo inseriscono a pieno titolo all’interno della temperie artistica del verismo ottocentesco.

Opera d'arte del mese
Demetrio Cosola, Il Vino del Parroco, 1895

La vaccinazione nelle campagne (1894)

Ecco che allora anche la Vaccinazione nelle campagne si inscrive perfettamente nella poetica verista  di Demetrio Cosola. Nell’opera, un pastello su carta di dimensioni 240x145cm, l’artista riproduce una delle sue tipiche composizioni corali. Rappresenta quindi una sala all’interno della quale un medico sta somministrando il vaccino anti-vaiolo ai piccoli neonati, tenuti in braccio dalle loro madri. 

L’opera è pertanto indicativa ed emblematica di quel gusto per il dato realistico, quotidiano, intimo, che il pittore – come si è detto – pose come cardine di tutta la sua produzione pittorica. L’inquadratura della scena infatti permette all’artista di illustrare quello che appare come un vero e proprio frammento di realtà. Quella poetica della tranche-de-vie di cui parlavano i naturalisti francesi e che fu adottata anche dal verismo italiano, sebbene con una velatura maggiormente lirica e meno violenta. 

Il gusto verista per il dato realistico e l’intimità materna

Ogni singolo dettaglio è qui riprodotto con fedeltà al dato realistico e ogni figura è ritratta con varietà di atteggiamenti. Cosola tratteggia meticolosamente tutto ciò che contribuisce a rendere l’ambientazione d’interno nella sua immediatezza, quasi fotografica, restituendoci uno scorcio di realtà della propria specifica epoca. Basti osservare ad esempio le vesti e le capigliature delle donne, ora con le trecce raccolte, ora coperte da foulard che restituiscono immediatamente la loro origine contadina. Oppure quell’ampolla di vetro, accompagnata da un bicchiere, di cui il pittore ci fa percepire sensibilmente tutta la trasparenza della contenuto. E poi ancora il muro di fondo sulla cui sommità è appeso un ritratto di re Umberto I. 

Insomma, la realtà più ordinaria e quotidiana è qui riprodotta dal pittore con schiettezza e oggettività, ma anche con un certo interesse per la dimensione intima, privata e materna di quelle donne premurose e preoccupate per i loro figli. Ne spiccano due in particolare, una sul fondo a sinistra e l’altra in primo piano a destra sulla panca, che stanno allattando il proprio neonato. Un dolce sollievo e calmante per il fastidio delle vaccinazione.


 

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