Heimat Peter Lindbergh

Heimat. Una mostra alle origini di Peter Lindbergh

Una serie di ritratti psicologici che rivelano i lati più intimi dei soggetti coinvolti: The Naked Truth. Paesaggi possenti e metallici, tra mistero ed espressività, che diventano soggetto della narrazione: Heimat. Empatia estranea a stereotipi, una donna che si ama, indipendente e consapevole del suo valore: The Modern Heroine. L’opera di Peter Lindbergh è ripercorsa in una mostra curata personalmente da Giorgio Armani, come celebrazione di appartenenza a un’estetica comune, l’affinità di due anime creative: Heimat, a Sense Of Belonging.

Dieci sale e tre filoni narrativi conducono lo spettatore nel mondo sospeso di Peter Lindbergh, fotografo di origine polacche che ha rivoluzionato la fotografia di moda attraverso la sua passione per le differenze del reale. Un mondo di soggetti tanto vulnerabili quanto imperscrutabili, di paesaggi grigi e misteriosi, solo apparentemente vuoti, i quali sono in realtà un simbolo più profondo di appartenenza. 

The Naked Truth, bellezza naturale

Ritratti senza artifici, Lindbergh cerca di comprendere tutta la potenzialità della semplicità e della verità che ne emerge. La sua è una fotografia di moda diversa da quella di qualsiasi altro autore. Gli abiti passano in secondo piano, quello che emerge dalla fotografia di Peter Lindbergh è una scena di vita, la personalità intima del soggetto, la cui anima viene messa a nudo, senza filtri e senza veli. Volti coinvolti e catturati da un obiettivo non invadente, ma che mette a proprio agio per cogliere i lati più intimi e veri di una persona nelle sue sfumature psicologiche.

Si tratta di un nuovo realismo che si allontana da qualsiasi stereotipo di bellezza, riconosce la valenza dei difetti e delle imperfezioni. Peter Lindbergh ha introdotto la supermodella nella fotografia di moda, ma da una prospettiva inedita: esaltandone non il lato idealizzato, ma l’umanità dietro il viso di una celebrità. Volti noti, come quelli di Linda Evangelista, Christy Turlington e Naomi Campbell, sono liberati dalla consueta dimensione patinata, restituendo difetti e imperfezioni, reintroducendo i soggetti alla vita del mondo reale in tutta la sua semplicità.

Gli scatti più noti sono quelli che ritraggono tali bellezze in gruppo, in attimi di spontaneità, senza trucco e con addosso una semplice camicia bianca. È la celebre copertina di Vogue che segna l’inizio di una nuova era nei primi anni Novanta, più semplice e minimalista. Sguardi seducenti nella loro imperscrutabilità, occhi che rivelano l’umanità di una persona, volti segnati dallo scorrere del tempo: è il risultato della capacità del Lindbergh di entrare in perfetta sintonia con il soggetto che ritrae, un contatto veritativo reso possibile dall’empatia e dalla consapevolezza che ognuno porta in volto la propria storia.

Heimat, tra presente e passato

La fotografia di Lindbergh sconfina ben oltre il mondo della moda. Il suo stile richiama il mondo cinematografico dell’espressionismo tedesco; le sue opere sembrano i fotogrammi di un film, in un’atmosfera che richiama la metallica Metropolis di Fritz Lang. La sua opera è come una finestra sui paesaggi della sua infanzia, quelli industriali nella Renania Settentrionale-Vestfalia di Duisburg, Berlino e Krefeld. 

Heimat è il posto del cuore, un bagaglio culturale che si imprime e plasma l’estetica di Lindbergh. Cieli grigi, possenti edifici, fabbriche immerse in nebbie fitte e onnipresenti; e poi ancora cantieri e impalcature immerse nelle luci della notte, alberi imperfetti e contorti. Il soggetto umano quasi si annulla in queste immensità, rendendosi parte irriducibile del contesto, proprio a sottolineare questo senso di appartenenza che sta nel termine tedesco Heimat. Si tratta di un soggetto che, se non direttamente, è presente con il calore del suo sguardo.

La cifra stilistica di Peter è il bianco e nero, una scala di grigi che ritrae ogni gradazione dei sentimenti che si nascondono in questi luoghi misteriosi. Queste opere sono infatti concepite nello stesso modo in cui sono realizzati i suoi ritratti: ripercorrendo la sua relazione personale con la patria ed evidenziando le emozioni suscitate dai paesaggi che hanno segnato la sua infanzia. Non si tratta di luoghi perfetti, o sempre accoglienti, in qualche modo idealizzati: le atmosfere sono fredde e gli edifici sono messi in risalto nel loro aspetto più rude e brutale, perché la perfezione non esiste nemmeno qui.

Heimat Berlino

The Modern Heroine

La mostra si conclude con The Modern Heroine, risultato dell’abile operazione condotta dall’artista nel mondo della fotografia di moda. Peter Lindbergh ha cambiato le carte in gioco, ha scandito l’inizio di una nuova era, più autentica e umana. Un’operazione concettuale raffinata e profonda, che riporta la donna come persona al centro della fotografia di moda. Non importano i vestiti, non contano gli accessori, non è necessario essere perfetti. Il fotografo che ha in mente Lindbergh deve comprendere la donna, prenderla per mano e accompagnarla nel suo cammino verso l’emancipazione. 

Sono allontanati quindi tutti quegli stereotipi che hanno, fino a quel momento, definito la moda stessa e quell’idea di femminilità ingessata, passiva, oggetto di desiderio. Lindbergh fotografa i volti più belli e noti di allora, ma rovesciando il lato della medaglia: non insiste più sugli aspetti che li hanno resi celebri, ma li restituisce alla loro bellezza autentica, alla realtà da cui sono stati estrapolati per essere introdotti nel mondo della perfezione. Li riporta al momento precedente la notorietà legata a standard umanamente irraggiungibili. La donna che sostiene Lindbergh è una donna forte, indipendente e sicura di sé, senza paura di sfidare con lo sguardo l’obiettivo del fotografo. Si tratta di una donna che non ha paura di mettersi a nudo e rivelare le proprie insicurezze, che non teme di sfidare la banalità di un pregiudizio.

Sono i tempi della fotografia di moda in cui compare il concetto di stile androgino. Lindbergh fotografa donne che sfidano la propria femminilità e calcano le vesti dell’uomo. Nei completi, nella capigliatura, e nei dettagli restano sicure di sé, schiette e proiettate verso il futuro. Linda Evangelista, Kate Moss, Lynne Koester e Kate Winslet sono ritratte in atteggiamenti tipicamente maschili, estranee alla classica femminilità proposta dalla moda.

Heimat, tra Lindbergh e Giorgio Armani 

La mostra curata personalmente da Giorgio Armani celebra un’estetica comune, un modo di sentire così simile che vede risalire le prime collaborazioni agli anni Ottanta.

Innanzitutto c’è la comprensione della femminilità in tutta la sua naturalezza, senza artifici. Trionfante nel lavoro di entrambi è il concetto di emancipazione, l’idea di una donna forte, indipendente e confidente, grazie anche all’abito che indossa. Entrambi sono impegnati in questa missione: Armani con i suoi abiti dall’estetica unisex, Lindbergh restituendo al mondo l’immagine di una donna cosciente e fiera del suo valore. Dominante è lo stile androgino, la rottura degli stereotipi.

If photographers are responsible for creating or reflecting an image of women in society, then, I must say, there is only one way for the future, and this is to define women as strong and independent. This should be the responsibility of photographers today: to free women, and finally everyone, from the terror of youth and perfection.

– Peter Lindbergh

Infine, l’ambizione di entrambi è intervenire sulla cultura lasciando un segno con la propria opera.


CREDITS

Immagini scattate alla mostra Heimat, a sense of belonging, presso Armani Silos

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