Olivier Rousteing

Wonder Boy: la storia di Olivier Rousteing

A 15 anni ho scoperto che alla nascita avevo un altro nome. Sono rimasto scioccato. Era la prima volta che scoprivo qualcosa sulla mia vita di prima. Ricordo di aver pensato: “Non aprirò mai quel dossier”.

Solitudine, ricerca di un’identità e successo si intrecciano in un connubio indissolubile. Uno spirito svigorito, nostalgico della vita passata.

Olivier Rousteing è uno stilista francese con una storia incredibile, un contenitore di mondi diversi, ricchi di intrecci essenziali orientati alla chiarificazione di una vicenda straordinaria, ma al contempo malinconica, solitaria. Il suo essere, il suo Io, non lo rende solo un fashion designer di grande calibro, ma una persona eccezionale. Tutti vorrebbero conoscere almeno un Olivier lungo il proprio viaggio. Questo non vuole palesare il fatto che sia semplice, anzi: un ricettacolo così ricco risponde a un impegno spirituale e affettivo molto elevato.

Olivier Rousteing ha più di un’identità che manifesta nel suo stile. Spesso questo può risultare destabilizzante: un attimo prima tutto è avvolto in una luce travolgente e spontanea; quello successivo il tutto viene traghettato nell’ombra di una crisi interiore. Una scissione che, generalmente, si prova ad arginare a tutti i costi, ma nel profondo si ha la consapevolezza che non vi è possibilità alcuna: l’unica soluzione è l’accettazione e la convivenza, le quali non sempre rappresentano una privazione.

Olivier: un wonder boy

Olvier Rousteing nasce nel settembre del 1986 in una regione del sud-ovest della Francia. A pochi giorni dalla nascita viene abbandonato dalla madre biologica, così a cinque mesi viene adottato da una coppia di Bordeaux: Lydia, ottica di professione, e Bruno Jean, dirigente portuale. Il designer cresce circondato dall’affetto e dall’amore che i suoi genitori adottivi gli riversano, ma il vuoto che sente per la mancata conoscenza delle sue origini è sempre stato presente, latitante.

Hai la sensazione che ti manchi l’aria. La gente non si rende conto di quanto sia importante: devi sapere da dove vieni per capire dove andare. Hai bisogno di radici, di essere parte di qualcosa.

[…] Mi interrogo sulla mia vita privata, perché avverto questo blocco ed è difficile. Ho avuto pochissime relazioni affettive, e anche pochi amici. Faccio molta fatica a fidarmi degli altri, quando si tratta della mia sfera intima.

Dopo il diploma, Olivier decide di intraprendere  studi giuridici, ma la sua passione per la moda gli fa cambiare rotta e consegue il diploma in Fashion Design alla rinomata Ecole Supériore des Artes of Techniques de la Mode di Parigi.

A soli 18 anni si trasferisce in Italia, prima a Roma e poi a Firenze, dove collabora come stagista presso Roberto Cavalli: un’esperienza che da un punto di vista professionale sarà di fondamentale importanza per la sua formazione nel mondo della moda. Il giovane designer si innamora subito dell’Italia.

Dell’Italia amo tutto, arte, cibo e moda.

[…] Il mio amore per l’Italia è nato molti anni fa guardando le sfilate di Gianni Versace, Giorgio Armani, Dolce & Gabbana e Gucci.

https://richdior.tumblr.com/post/178597479153/x

Nel 2009, il richiamo della sua patria è troppo forte e Olivier torna a Parigi. In questo periodo entra nel team stilistico di Balmain nel ruolo di assistente dell’allora direttore artistico Christophe Decarin; dopo due anni prenderà il suo posto. Oliver ha solo 25 anni e da molti viene considerato non all’altezza del ruolo attribuitogli, fuori luogo, volgare e con uno stile insolente, che non rende onore all’eredità di Pierre Balmain – fondatore della maison.

Non amo il vintage e non farò mai abiti retrò […] disegno abiti da indossare oggi e che possono piacere adesso.

Il successo però non ha tardato a presentarsi. Tutte queste congetture hanno dovuto silenziarsi dinanzi al giro d’affari che Olivier Rousteing è riuscito a realizzare: nel 2016, la maison è riuscita a fatturare 125 milioni di euro e, nel 2017, 155 milioni. Successivamente, Balmain viene acquisto da Mayhoola for Investiments, già azionista di riferimento della maison Valentino. In questo contesto si colloca l’inaugurazione del flagship milanese in via Monte Napoleone: uno spazio di circa 280 metri quadrati pensato dallo stesso Olivier per riprodurre l’atmosfera di un hotel particulier parigino.

Italia e il web

La sua formazione italiana ha costruito le basi per le sue future creazioni. Maestria e bravura nella creazione delle giacche, nei tessuti preziosi e soprattutto negli abiti da festa, elemento chiave nelle sue sfilate.

Oliver è molto attivo sul web e fa grande utilizzo dei social network: spesso è lui che cura le campagne pubblicitarie. Il suo obiettivo è soprattutto quello di comunicare con i giovani attraverso piattaforme come Tik Tok; è stato uno dei primi a utilizzarlo per promuovere e far conoscere le sue creazioni in maniera capillare. È molto attivo anche su Instagram, piattaforma su cui pubblica frequentemente non solo contenuti relativi al suo lavoro ma anche alla sua vita, alle amicizie e ai luoghi che frequenta di consueto.

https://jai-by-joshua.tumblr.com/post/180959637203/balmain-ss-2013-details

Sfilate e collaborazioni

Nel 2015 maison Balmain ha creato un sodalizio con H&M e insieme hanno dato vita a una limited edition in cui si è venuto a creare un mix tra haute couture e streatwear .

Nel 2020 è stata organizzata la sfilata Balmain sur Seine nel cuore di Parigi, su un battello che ha attraversato la Senna trasportando un gruppo di modelle, modelli e ballerini. L’idea di Olivier era quella di presentare la collezione in modo unico attraverso performance volte soprattutto allo spettacolo e all’intrattenimento.

Le collezioni dei Olivier Rousteing sono cariche di dettagli femminili, con l’aggiunta di una ricchezza italiana spesso eccessiva e lussuosa. Tra le sue clienti troviamo Beyoncé e Kim Kardashian-West, mentre la sua musa ispiratrice è Cara Delevigne.

Non sono alla ricerca di un amore che mi è mancato, perché ho avuto un’infanzia meravigliosa, piena d’affetto. La mia lotta nella moda era il mio modo di dire: ‘Io esisto. Sono riconosciuto, ho il mio posto’. Questa rivendicazione è il motore trainante della mia vita.

E poi l’abbandono ti porta a inventarti un sacco di storie, ti va venire voglia di sublimare la realtà, proprio come accade nella moda. Questa mancanza mi ha dato una forza straordinaria: sono estremamente disciplinato, rigoroso, da sempre. I miei genitori erano molto meno ambiziosi di me, e non riuscivano a capire perché tornassi a casa in lacrime quando ero il secondo della classe.


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