“Conto i tuoi passi” e nuovi inizi: l’intervista a Giorgio Ciccarelli

Abbiamo intervistato Giorgio Ciccarelli, artista poliedrico e musicista instancabile, certamente noto nel panorama musicale italiano per la sua ricca carriera. Ha suonato in importanti band italiane – Afterhours, Colour Moves e Sux! -, girato gran parte dell’Italia e del mondo, collaborato con artisti del calibro di Patti Smith e Greg Dulli. Chitarrista, compositore, cantante, Ciccarelli ha intrapreso, a partire dal 2015, la carriera solista pubblicando due album e il terzo in arrivo.

Giovedì 22 aprile è uscito il suo nuovo singolo Conto i tuoi passi per Le Siepi Dischi, sonorità elettroniche e movimentate per un pezzo che ha il sapore di essere un nuovo inizio per l’artista. Il brano ha visto la collaborazione dell’autore e scrittore Tito Faraci, il produttore Stefano Keen Maggiore e Milo Manara per l’illustrazione di copertina.

L’intervista

Ciao Giorgio e grazie per la tua disponibilità!

Hai alle spalle una carriera davvero invidiabile. Ci racconti come hai mosso i primi passi nel mondo della musica e che cosa che ti piaceva fare da bambino?

In casa si è sempre ascoltata tanta musica, mia madre aveva tutti i 45 giri dell’epoca e mio fratello, che ha 5 anni più di me, aveva una chitarra con cui anche io a un certo punto – ma non so dirti quando – ho cominciato a giocare. Ho iniziato così, provando per caso. Mi è piaciuto ed è diventata la principale attività dei miei pomeriggi anche da adolescente.

Non sono mai andato a lezione, ho imparato da solo ascoltando e provando a replicare quel che sentivo. Poi è venuta la voglia di suonare insieme ad altri. In quegli anni, pre-cellulari e pre-internet, il modo più pratico per fare nuove conoscenze era mettere un annuncio su “seconda mano”. Così sono venuti i primi gruppi, le serate in sala prove e la voglia di fare un disco e da lì, tra alterne vicende, non ho più smesso.

Ritieni che il panorama musicale sia cambiato negli ultimi decenni? Quali elementi sono oggi indispensabili per poter fare carriera?

Be’, si, il panorama musicale è radicalmente cambiato e ci vorrebbero pagine e pagine di word per rispondere esaustivamente alla tua domanda. Il primo disco l’ho fatto nel 1985 a 18 anni (un 7” con i Colour Moves), l’ultimo uscirà nel 2021, quindi in 35 anni ho assistito a tutto e al contrario di tutto in musica. Diciamo che l’unico tratto di continuità che rimane nel tempo come un elemento indispensabile per poter “fare carriera” è la credibilità, la personalità e la coerenza in quello che fai.

Il 22 Aprile è uscito il tuo singolo che anticipa il nuovo disco. Amore, lividi e un nuovo inizio accompagnano il testo. Com’è nata la sua stesura e la collaborazione con Tito Faraci, autore nonché tuo grande amico?

Conto i tuoi passi è nata in maniera atipica rispetto allo standard di lavoro che ho con Tito. Volevo provare a lavorare su un testo già scritto e farmi portare dalle parole per vedere cosa ne poteva uscire. L’esperimento ci ha talmente soddisfatto che lo abbiamo replicato anche per altri pezzi del disco. Poi, una volta avuta in mano la canzone, chitarra acustica e voce, ho cercato una sponda musicale anch’essa diversa dal solito, lontana dalla mia comfort zone e ho incontrato il producer Stefano Keen Maggiore (Immanuel Casto, Romina Falconi, TheAndre, Bebo de LoStatoSociale) che ha lavorato in maniera superba dimenticando chi fossi e cosa avessi fatto nei precedenti trent’anni, ma cercando di tenere salda la matrice rock oriented delle canzoni e il risultato mi ha entusiasmato.

Io e Tito Faraci ci conosciamo dal 1986, dopo un periodo di forte frequentazione e amicizia, ci siamo persi, per poi ritrovarci dopo tanto tempo nel backstage di un concerto. E come se non fossero passati vent’anni dall’ultima volta che ci eravamo incontrati, ci siamo parlati con la stessa intimità di allora, ci siamo raccontati, in dieci minuti, vent’anni di vita. Ci siamo abbracciati e ci siamo dati appuntamenti futuri. Ecco quegli appuntamenti futuri sono diventati tre dischi.

È un nuovo inizio dal punto di vista musicale o semplicemente hai avuto voglia di ripartire dopo un anno particolarmente difficile?

Tutte e due le cose messe insieme, dopo un anno e mezzo di buio pandemico, di sofferenza collettiva e d’incerta visione del futuro, la fotografia scattata e impressa sul disco, non poteva che riflettere queste difficoltà e risentire di questa situazione.

E non poteva essere altrimenti, questa esperienza è stata e, in verità, è ancora, troppo invasiva per riuscire a ritagliarsi un angolo di serenità. Ogni disco per me è un nuovo inizio dal punto di vista musicale, sono molto aperto a varie e diverse influenze, non escludo che il prossimo lavoro potrà essere completamente acustico o perché no, orchestrato, vediamo che succede da qui ai prossimi due anni.

La copertina del singolo e dell’intero album è stata disegnata da Milo Manara, noto fumettista italiano. Come mai questa scelta e in che modo il fumetto può inserirsi nel mondo della musica?

Allora, il grande Milo Manara non ha curato ex-novo la copertina, ci ha dato una tavola già esistente e pubblicata nel 1976, ma che incredibilmente e come succede per i grandi artisti, ha un tratto di modernità straordinario e si adatta perfettamente  ai temi contenuti nel disco. La tavola in questione è tratta dal fumetto Lo scimmiotto uscito appunto nel 1976 e liberamente ispirato a un classico della letteratura cinese: Il viaggio in Occidente.

Perché Milo? Perché il fumetto? È più un percorso che una scelta, iniziato con il primo disco Le cose cambiano del 2015, dove abbiamo coinvolto 13 artisti visivi (tra cui Sio, Giorgio Cavazzano, Silvia Ziche, Bruno Brindisi, Alessandro Baronciani, Paolo Bacilieri) che hanno contribuito con 13 illustrazioni, fumetti e disegni, alla realizzazione del libro contenuto nel disco. Poi  abbiamo proseguito con Bandiere (2018) che conteneva un acquerello di Paolo Castaldi (noto fumettista/illustratore). Sono affascinato dalla possibilità di mescolare diversi linguaggi, passando attraverso diverse arti (in questo caso fumetto, musica e parole) e che ti possono far volare verso altri lidi, diversi dai tuoi.

Ci puoi dare qualche anticipazione sul nuovo album e suoi tuoi progetti futuri?

Sarà un album molto compatto e che rifletterà sia musicalmente che testualmente l’anno e mezzo di delirio che abbiamo e che stiamo passando.

Ti manca un po’ collaborare con un gruppo musicale o ti preferisci in veste di “solista”?

Mi manca suonare con una band, questo sì, ma non posso dire di preferire una cosa o l’altra, sono indubbiamente due esperienze diverse. Una l’ho insistentemente percorsa per trent’anni dai Colour Moves agli Afterhours, passando per i Sux! e tanti altri, l’altra è solo da cinque anni che la sto “frequentando” e per ora non mi è ancora venuta noia.

C’è un album che, secondo te, avrebbe meritato una seconda possibilità?

Ce ne sono addirittura due, Di fronte al civico 13  e Lucido dei Sux!. Sono album di cui vado davvero molto fiero, sia a livello musicale che di testi. In questi due dischi sento ancora oggi tutta la mia urgenza di comunicare, di far esplodere all’esterno quel che sentivo dentro. Certo, coi Sux! ci siamo tolti delle belle soddisfazioni, ma non siamo mai arrivati a poter pensare di vivere di quel che stavamo facendo.

Hai mai pensato di mollare tutto e dedicarti ad altro?

A volte sì, ci ho pensato nei momenti più critici, ma alla fine sono ancora qui.

FONTI

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CREDITS

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