Amore tra uomo e scimmie, la storia di Jane Goodall

Jane Goodall, dichiarata “l’eroina del nostro pianeta” dal National Geographic, è la più famosa naturalista vivente. E’ diventata famosa grazie ai suoi studi effettuati sulla natura delle scimmie, in particolare gli scimpanzè, con i quali stabilisce un vero e proprio rapporto di amicizia, tanto da definirli come fratelli.

L’arrivo in Africa

Partita dall’Inghilterra per lavorare come segretaria per un altro grande scienziato, Louis Leaky, al suo arrivo la Goodall non trovò un’accoglienza particolarmente calorosa. Da molti era reputata inadatta alla ricerca sul campo, troppo fragile, inesperta e troppo incolta. A differenza dei suoi colleghi, Leaky ammirava in lei la sua affinità con gli animali, il suo senso pratico e la pazienza. La grande perseveranza le sarà molto d’aiuto nel corso degli anni, in particolare all’inizio dell’esperienza africana.

Il suo mentore era determinato a studiare i comportamenti di un particolare gruppo di scimpanzè che abitava il territorio lungo le coste del Lago Tanganika, in Tanzania. Secondo gli scienziati, dallo studio di questa specie, si sarebbero potuti raccogliere molti dati per capire meglio i nostri predecessori. Nei primi anni di lavoro la Goodall dovette sopportare la malaria, l’enorme umidità, tanta solitudine e molta frustrazione.

La Goodall racconta nei propri diari delle grandi difficoltà alle quali è andata contro durante i primi anni di ricerca. Dopo otto mesi di estenuante lavoro tutti i dati che aveva raccolto fino a quel momento erano stati ottenuti osservando le scimmie da una distanza superiore ai 100 metri. Solo dopo più di un anno e mezzo le fu possibile avvicinarsi a circa 50 metri di distanza dalle scimmie senza destare sospetti o paura negli animali. Ci volle molto tempo prima che la paura degli scimpanzè lasciasse il passo, prima a sguardi di sfida, e dopo, a una cauta curiosità nei confronti della ricercatrice.

Il primo incontro ravvicinato

Quando oramai la presenza della Goodall divenne indifferente per la vita degli scimpanzè, accadde qualcosa di straordinario. Un individuo, che si distingueva dagli altri grazie a un carattere più dolce, decise di spingersi un gradino oltre, tanto da stringere un legame forte con la ricercatrice, che gli darà il nome di David. A differenza dei suoi simili non aveva nessuna paura della donna, anzi, fu il primo a visitare l’accampamento degli scienziati. David visitò spesso l’accampamento e continuò a farlo per i sacchi di noci e caschi di banane che la Goodall lasciava fuori. Grazie a questo rapporto stretto tra David e la ricercatrice fu possibile osservare in maniera molto chiara e semplice le abitudini di questi esemplari.

Fino agli anni Settanta le caratteristiche che determinavano la differenza tra le scimmie primitive e gli uomini primitivi erano l’andatura bipede e la capacità di fabbricare utensili. Era proprio la capacità di creare e utilizzare utensili che aveva segnato la differenza sostanziale con la specie umana. Successivamente si venne a sapere che nella giungla viveva una specie di scimpanzè che stava facendo esattamente la stessa cosa. Grazie al suo strano rapporto con David, la Goodall, osservo che

Il filo di paglia […] tenuto nella mano sinistra, è stato infilato in un cumulo di terra e poi tirato fuori, coperto di termiti. La paglia è stata portata alla bocca e gli insetti raccolti con le labbra lungo tutto la lunghezza del filo.

David, e altri individui con i quali la ricercatrice strinse un legame stretto, le permisero di osservare come gli scimpanzè si nutrano anche di carne. Nello specifico piccoli cinghiali, sfatando il falso mito, al tempo diffuso, che affermava che questa specie fosse principalmente vegetariana.

I “fratelli scimpanzè”

Senza preoccuparsi troppo del giudizio della comunità scientifica, la Goodall attribuiva nomi propri alle scimmie e le piaceva classificarli come individui e non esemplari.

In poco tempo, grazie a libri e articoli, il mondo venne a conoscenza di questa fantastica specie e ne rimase affascinato. La Goodall racconta il “piccolo e festoso Mike”, tanto furbo da scalare le gerarchie grazie all’inganno: sbatteva i pugni su barili vuoti per spaventare i rivali. Anche Goblin, altro piccolo individuo, divenuto capo grazie ad alleanze e doppiogioco. La ricercatrice riuscì a raccogliere anche numerose informazioni sulle relazioni famigliari di questi animali. Osservò per molto tempo Flo, una matriarca importante con una grande prole, che le permise di studiare il comportamento materno, la crescita infantile e la formazione delle strutture sociali che regolano il branco.

Commovente la storia di Flint, un figlio di Flo. La Goodall racconta del piccolo che giace in preda alla tristezza affianco al corpo della madre oramai deceduta. La sua mamma era morta prima che diventasse indipendente. Poco tempo dopo anche Flint si sdraiò e morì nel luogo in cui si trovava anche il corpo di sua madre.

Le nuove scoperte

Tutto iniziò nel 1970 quando un gruppo di scimpanzè si separò dal branco principale per istituire una comunità indipendente a sud del territorio che il branco principale controllava. Per alcuni anni i due gruppi vissero mantenendo le distanze l’uno dall’altro. Nel 1974 i membri del branco originario cominciarono ad attaccare gli individui del nuovo gruppo e nel giro di tre anni uccisero tutti i maschi del branco meridionale e reclamarono per loro tutto il territorio meridionale.

Nel 1975 registrò un evento ancora più sconvolgente: una femmina di nome Passion strappò un neonato dalle mani della madre e lo uccise, dividendo poi la carne con i due suoi figli. Sempre Passion e la figlia, Pom, più tardi uccisero altri due cuccioli. Il cannibalismo terminò solo quando entrambe le femmine rimasero incinta.

La Goodall afferma con certezza, dopo i diversi anni di lavoro spesi a seguire e studiare questi animali, che il concetto più importante che ha appreso è l’importanza di come le attenzioni infantili, che un cucciolo riceve dalla nascita fino al raggiungimento dell’indipendenza, vanno a determinare il suo sviluppo futuro.

La Goodall attualmente ha sospeso la sua attività di ricerca per dedicarsi alla difesa di questi animali che oggi rischiano l’estinzione. Inquinamento, deforestazione e caccia illegale mettono seriamente a repentaglio l’esistenza di questa specie.


Fonti

larepubblica.it

ansa.it

Libro Le Grandi spedizioni National Geographic, edizione 2001, White Star S.r.l.

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