Mirko Lanfredini

Intervista a Mirko Lanfredini, presidente del “Teatro della Verità”

Mirko Lanfredini è attore e regista del Teatro della Verità di Sesto San Giovanni. Lo spazio teatrale dell’hinterland milanese ha subito, come tutti i teatri, una pesante battuta d’arresto a seguito delle restrizioni causate dall’epidemia. L’associazione teatrale, oltre alla crisi collettiva, vive una pesante crisi individuale causata dalla vendita dei locali in cui il Teatro della Verità era in affitto. È stata dunque aperta una raccolta fondi per permettere all’associazione di acquistare i locali.

Segue l’intervista al regista Mirko Lanfredini.

Parliamo per prima cosa di te come regista e della scuola: Il Teatro della Verità di Sesto San Giovanni. Cosa offrivate in epoca pre-covid e cosa continuerete a offrire?

Sono un attore e regista teatrale professionista. Da un po’ di anni ho la presidenza del Teatro della Verità, un’Associazione ARCI Scuola di Teatro, e da tre anni la direzione artistica del Teatro Vittoria di Sesto San Giovanni. Lavoro in compagnie stabili, specialmente sul teatro ragazzi, oltre al circuito di compagnia interna del Teatro della Verità che si esibisce al Teatro Vittoria.

Teatro della Verità è un’idea nata nel 2013: insieme ad alcune colleghe decidiamo di fondare l’Associazione culturale Teatro della Verità. Il nome scelto è emblematico poiché rappresenta il nostro stile di teatro: l’idea che in scena non si rappresenti la falsità. In teatro non si finge ma si racconta la verità. Rappresenta dunque il nostro modo di affrontare e insegnare il teatro. Dal 2013 Teatro della Verità si evolve. All’inizio non avevamo una sede, ma lavoravamo in affitto o nelle scuole.

Nel 2015, grazie all’incontro con l’attuale vicepresidente Noemi Schiavone, decidiamo di fare un passo importante. L’ambiente che ci ospitava era stato costretto a chiudere all’improvviso, dunque abbiamo trovato l’attuale nostra sede: un locale a Sesto San Giovanni, da riadattare per diventare una scuola di recitazione. Così, dal 2016, la scuola ha iniziato la sua vera attività con effetto sorpresa immediato. Il primo anno avevamo infatti già 150 associati iscritti ai nostri corsi che, nell’arco di cinque anni, sono diventati circa 290.

Ci occupiamo prevalentemente di teatro, amatoriale e professionistico. Abbiamo infatti una componente amatoriale con corsi serali per adulti e una sezione professionale che prepara i ragazzi al mondo delle audizioni o all’ingresso nelle grosse accademie. Abbiamo poi un reparto dedicato alla danza, con una compagnia di danza interna e una serie di corsi delle discipline per il benessere psico-fisico (per esempio yoga, feldenkrais, pilates) e corsi nati appositamente per i bambini piccoli in età nido. Nel corso degli anni, Teatro della Verità è diventato un importante luogo di ritrovo per le persone. Oltre a essere una scuola che offre prodotti di qualità, è diventato infatti un ambiente di famiglia.

Il teatro sta vivendo una situazione tragica da ormai più di un anno. Questa chiusura degli spazi dedicati allo spettacolo ha gravi conseguenze sia dal punto di vista artistico che imprenditoriale. Qual è secondo te il vero impatto di questa crisi?

Sicuramente a ciò si somma il grande impatto emotivo, poiché il teatro è una disciplina (e un lavoro) praticato a livello emotivo. L’impatto economico è ovviamente quello più tangibile, per tutti. Noi per esempio non lavoriamo al 100% da un anno e due mesi, senza contare l’assenza di sicurezze circa le dinamiche delle riaperture. Le ripercussioni sono visibili già ora.

Noi siamo abituati a un lavoro costante, che occupa la totalità della nostra vita. Io stesso sono abituato per esempio a dormire con un taccuino accanto al letto perché ho bisogno di prendere appunti riguardo i sogni che faccio. Il teatro fa parte della nostra vita e, togliendoci questo, è come se ci venisse tolto l’ossigeno. A ciò si somma il disastro economico.

Abbiamo fatto qualche lezione online, ma questo sposa difficilmente la nostra teoria sul teatro e noi stessi abbiamo fatto fatica ad addentrarci in questa soluzione. Abbiamo però scelto di far pagare i corsi online la metà, non offrendo lo stesso servizio. Questo però a livello economico non ha ovviamente funzionato, anche perché molti allievi non hanno accettato il teatro online. Per quanto riguarda bonus e sostegni, questi sono stati minimi, vanno a coprire infatti solo il 2% della perdita.

Secondo te la mancanza di ristori destinati in generale al settore spettacolo e in particolare al settore teatro, non è proprio sintomo di una grave noncuranza e non consapevolezza a livello istituzionale nei confronti dell’importanza della cultura e del teatro in una prospettiva socio-educativa?

Il problema secondo me è l’ignoranza, in particolare legata al settore cultura. La cultura italiana infatti non viene per nulla considerata, nonostante sia elemento fondamentale del nostro paese. Basti pensare al teatro: varie stilistiche di teatro nascono e si sviluppano in Italia, per esempio la commedia dell’arte, e solo dopo arrivano in tutto il mondo. L’ignoranza di oggi dipende proprio da una noncuranza nei confronti dell’attività teatrale, culturale ed educativa, in particolare all’interno delle scuole. Qualche anno fa sono stati fatti parecchi tagli, tra cui quelli relativi ai corsi di teatro nelle scuole elementari. Ciò ha portato a una non educazione verso una forma di cultura molto importante, come il teatro.

Quanto può essere importante allora il teatro nella vita di un bambino?

Posso metterlo al pari della matematica e dell’italiano. Se la matematica e l’italiano danno una formazione scolastica utile per la crescita, il teatro dà una formazione a livello caratteriale. Teatro non è fare l’attore e andare su un palcoscenico, ma sviluppare una componente caratteriale e sensitiva in modo vero e spontaneo, sviluppare il linguaggio del corpo e le emozioni e imparare a relazionarsi con gli altri. Oggi ci lamentiamo del fatto che i bambini si isolino e siano inespressivi. Forse alla base si potrebbe ricondurre questa causa.

Analizzando la vostra particolare situazione, come state vivendo questo periodo? Di cosa si tratta nello specifico la raccolta fondi?

L’anno è stato vissuto da noi in una scala discendente. Noi, abituati a lottare da sempre e dediti al sacrificio, abbiamo percepito il primo lockdown come dei mesi costruttivi, benché difficili. Abbiamo avuto infatti del tempo da dedicare a noi stessi e alle nostre attività future. Durante il primo lockdown ho maturato contatti online per me nuovi, mosso da un generale senso di curiosità. Inoltre ho avuto tempo per riscoprire e costruire idee future a livello lavorativo. La riapertura estiva ha dato un’illusione e ha imposto dei regolamenti su cui abbiamo costruito un vicinissimo futuro: settembre-ottobre. Abbiamo investito molto, anche per rivoluzionare la sala, per poi vedere chiudere il teatro il giorno stesso della riapertura.

Questa seconda chiusura forzata, che dura fino a oggi, ci ha portato giù. Abbiamo allora smesso di vedere l’obiettivo, la data di apertura, tutto era molto incerto. Inoltre, in attesa di notizie circa le riaperture ci viene comunicato che i nostri locali vengono messi in vendita. Il proprietario dei locali è infatti stato costretto a mettere in vendita a causa di problemi generati dal covid. Non avendo più nessun risparmio e spese da affrontare, la notizia ci ha devastato. Le soluzioni possibili erano: comprare il locale, trasferirsi , o chiudere definitivamente.

Dovevamo trovare dei soldi per riuscire a coprire un affitto di un anno ancora non al 100% del lavoro e sostenere le spese. Abbiamo lanciato una raccolta fondi di 50.000 €, una cifra minima per garantirci l’acquisto dei locali o la possibilità di spostamento con un po’ di sicurezze. Il proprietario poco tempo fa ha avanzato una proposta sulla cifra di acquisto dei locali, più bassa di quanto ci aspettassimo, ma comunque alta senza il contributo della raccolta fondi. Vorrei a proposito diffondere un messaggio. Per noi è importante anche la donazione di 1€, anche se sembra pochissimo, è solo un caffè. Oggi il nostro gioco è contro il tempo: noi abbiamo il diritto di prelazione, ma se arriva un’offerta più grande non siamo in grado di contrastarla.

Nella migliore delle ipotesi, secondo te, il pubblico tornerà autonomamente nei teatri oppure ci saranno delle difficoltà?

Sono molto sicuro che i problemi più grandi siano le condizioni con cui si può andare in teatro. Dei regimi troppo restrittivi potrebbero limitare l’accesso ai teatri. Noi garantiamo però un accesso in sicurezza sia al pubblico che agli studenti della scuola. Oltre a questo, credo che le persone torneranno in massa in teatro, come era stato a settembre, quando abbiamo avuto un incremento del 20% sulle iscrizioni. Le persone hanno voglia e bisogno di teatro. Quindi sì, il pubblico tornerà, anche se a volte non sarà facile.

Per finire, una curiosità. Avete già pronti degli spettacoli da offrire al pubblico?

Ni. Siamo partiti da poco a fare prove con i professionisti. Ci occupiamo della stagione estiva di un villaggio in Calabria, dunque lo staff professionistico sta preparando quegli spettacoli. Vorremmo però portate in anteprima uno degli spettacoli preparati per la stagione prima di partire per il villaggio.

In più noi abbiamo sette saggistiche pronte da un anno poiché i saggi del 2020 non sono mai stati portati in scena. Io stesso sto preparando un nuovo monologo e la compagnia di danza interna del Teatro della Verità sta provando un nuovo spettacolo da presentare in giugno.

Tutta la situazione di disagio portata dalla vendita dei locali ci ha in realtà dato una spinta enorme. Ci siamo messi a lavorare duramente anche senza avere sicurezze circa il futuro. Ci tengo infine ancora una volta a parlare dello staff delle persone che lavorano con me. Senza di loro sarebbe stato un totale disastro: parlo di ragazzi, insegnanti e consiglio direttivo. Insomma siamo una vera e propria famiglia.

FONTI

Intervista a Mirko Lanfredini

teatrodellaverita.it

CREDITS

Copertina: Massimo Bilenchi

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