Animali al mercato nero: ieri, oggi, domani

Il traffico di animali è sempre stato uno dei mercati illegali più fiorenti al mondo, il suo valore è stimato internazionalmente intorno ai 23 miliardi di dollari all’anno. E no, non si parla solo della ormai notissima caccia agli elefanti e rinoceronti per l’avorio, ma anche di rettili, felini, volatili e più semplicemente di cani da combattimento.

Il valore della pelle dei rettili

In tutto il mondo, negli ultimi anni il commercio di animali ha avuto un notevole incremento e società come il WWF o convenzioni internazionali come la CITES si occupano di studiare questo fenomeno e cercare di contrastarlo il più possibile.

Già nel 2018 il WWF ha denunciato la scomparsa di oltre settemila rettili a causa della richiesta delle loro pelli. In particolare, si registra un dato molto preoccupante per ciò che concerne i coccodrilli, che avendo una corazza più pregiata rispetto a quella di altri rettili, risultano più interessanti e utili per l’industria dell’abbigliamento e dell’arredamento. Il commercio di animali sul mercato nero però non è in realtà alimentato solo da questo tipo di industrie ed esiste infatti una richiesta consistente per altri utilizzi, i più disparati, quali quello dell’uso nei rituali di cura delle malattie, per fare un esempio tra tutti.

Per quanto riguarda l’Unione Europea, la CITES, ovvero appunto la convenzione sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione, si impegna nel garantire che nessuna specie, né di fauna né di flora, divenga o sia soggetta a sfruttamento nel contesto del commercio internazionale. Secondo i dati divulgati in questo proposito infatti, vengono riconosciute oltre 30.000 specie di piante e animali che anche in questo momento vengono importati illegalmente all’interno dell’Unione Europea. 

Vittorie ottenute dal nostro stato sul maltrattamento animale

Una delle recentissime vittorie contro il contrabbando degli animali è stata la firma in Senato la sera del 20 Aprile 2021 della legge di delegazione europea che vieta la detenzione di tutti i tipi di animali esotici. Questa legge ha tra gli obiettivi anche quello di contrastare il diffondersi del Covid-19, sottolineando come anche quando gli animali vengono detenuti in maniera legale, esista una potenzialità di esposizione alla diffusione di diverse malattie sia per gli animali stessi che per gli esseri umani.

L’obiettivo principale di questa nuova legge è quindi quello di ridurre il rischio di nuovi focolai così come quello di impedire la possibilità di diffusione di nuove epidemie a partire dal contatto con animali provenienti da zone esotiche, avendo ovviamente come punto fermo anche l’ambizione di una sempre maggiore tutela del benessere dell’animale stesso. 

Sfruttamento degli animali da lavoro 

La schiavizzazione delle scimmie in Thailandia per l’estrazione del latte di cocco è un’altra delle realtà drammatiche riguardo cui negli ultimi anni si ha avuto maggiore contezza. Dopo una denuncia da parte dell’associazione animalista People of the Ethical Treatment of Animals che aveva scosso l’opinione pubblica, l’agenzia per il benessere dell’animale del ministro del commercio di Bangkok, ha reagito decidendo di far tracciare la provenienza di ogni cartone di latte di cocco.

La reazione dei tantissimi importatori, soprattutto europei, americani e australiani, è stata altrettanto dura, rifiutandosi di comprare ancora dagli stessi commercianti. Una manovra piuttosto significativa considerando che in alcuni di questi paesi il latte di cocco aveva raggiunto un incredibile boom di vendite, in quanto divenuto tra i sostituti vegani più utilizzati al latte bovino. 

Anche in Italia si registrano casi di maltrattamenti

Nemmeno l’Italia è fuori dal commercio illegale degli animali e in particolare di quello di cani da combattimento. Sono ancora ogni giorno troppo numerosi i tornei a scopo di lucro in cui vengono impiegati clandestinamente, nonostante in base alla legge del 20 luglio 2004 n. 189, chiunque commerci animali al fine di organizzare combattimenti sia punibile fino a un anno e tre mesi di carcere con una multa che può arrivare fino a 160 mila euro. 

Le questioni che rimangono aperte sul commercio e sullo sfruttamento degli animali sono ancora molte così come molte sono le società che si battono affinché in futuro queste pratiche e le attività criminali ad esse associate non siano più una realtà.

La distruzione di un ecosistema e dei suoi abitanti 

Il dato più rilevante sul maltrattamento e sfruttamento della forza lavoro animale è più antico di quanto si pensi. 

L’uomo fin dalla sua nascita circa due milioni di anni fa ha distrutto, schiavizzato, sfruttato e maltrattato, centinaia di specie animali, di cui una buona parte è andata poi estinta. Tra queste molte specie, ne può essere ricordata una in particolare: il dodo, estinto intorno al 1600. 

Il dodo era un lontano parente del tacchino, pesante dai 30 ai 40 kg che non aveva nemici naturali. Con l’arrivo degli olandesi sull’isola di Mauritius, venne preso di mira come animale da caccia sportiva e non tanto per il suo sapore. Proprio per questa ragione non furono introdotti allevamenti intensivi e la sua carne fu raramente sfruttata per l’alimentazione, lasciando che il dodo continuasse ad essere solo un mezzo per soddisfare il gusto di sparare e centrare un bersaglio. Inoltre non è da sottovalutare come i loro nidi furono preda di animali importati dai marinai come gatti e topi. Se le cose fossero andate diversamente forse oggi  potremmo trovare nel reparto surgelati anche la carne di dodo.

Un altro celeberrimo esempio di animale cacciato, commercializzato e portato all’estinzione sono i grandi mammuth. All’epoca i primi uomini avevano capito come sfruttarne la pelliccia lanosa, le zanne in avorio per le armi e infine la sua carne. Secondo uno studio pubblicato su «Science Advance», in uno spettro cronologico di 126 mila anni l’estinzione di questo grande mammifero è sicuramente dovuta per impronta umana. A confermarlo sono state le evidenze fossili zoo-archeologiche. 

Le conseguenze subite dal nostro ambiente

Dunque l’essere umano ha sempre fatto un’enorme differenza sugli eventi di questo mondo, quante cose sarebbero potute essere diverse, se avessimo avuto in passato più cura del nostro ecosistema? Avremmo continuato ad essere la razza dominante? O ci saremmo anche noi estinti? A questi quesiti non c’è ancora risposta, ma sicuramente l’uomo ha avuto un fondamentale ruolo sulle evoluzioni ambientali e faunistiche. 

Luigi Pirandello diceva che se si guarda in mezzo agli occhi di un animale, tutti i sistemi filosofici mondiali crollano. Chissà se gli animali quando guardano dentro i nostri occhi vedono la stessa anima che noi vediamo in loro.

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