Cat-calling: molestia o complimento?

Già da alcuni anni si sente spesso nominare la parola cat-calling per indicare le molestie verbali rivolte (generalmente) alle donne per strada da sconosciuti. Le molestie, che includono diverse varianti come apprezzamenti al modo di vestire e/o al corpo, fischi, colpi di clacson, domande inappropriate, commenti a sfondo sessuale e tendenzialmente volgari e talvolta insulti, vengono a ragione classificate come tali: attenzioni non desiderate rivolte a individui che si incrociano per strada possono provocare disagio, ma anche timore, in chi avverte questi approcci diretti come un attacco irrispettoso alla propria persona.

Un po’ di dati sul cat-calling

Tralasciando la natura spesso sessista di questi gesti, non si può non notare che i numeri di vittime di cat-calling offertici dalle statistiche sono piuttosto impressionanti: un sondaggio nazionale realizzato negli Stati Uniti ha rivelato che su un campione di 2.000 persone, il 65% delle donne ha fatto esperienza di molestie sessuali per strada, così come il 25% degli uomini.

Se si guardano i diversi Paesi più nello specifico, invece, Stop Street Harassment ha dimostrato, in collaborazione con diverse associazioni, la condizione di 37 Paesi in quanto a molestie di strada: in Afghanistan, su 364 donne, il 93% ha subito molestie negli spazi pubblici; in Argentina il 72% è stato vittima di cat-calling (a Buenos Aires la cifra raggiunge la totalità, il 100%); in Australia su 1426 donne, l’87% è stato verbalmente o fisicamente molestato per strada; in Bangladesh 12.600 donne partecipanti a un sondaggio hanno affermato di essere quotidianamente molestate e il 43% ha nominato gli spazi pubblici come luoghi in cui tali molestie sono avvenute; in Brasile, su 7.762 partecipanti, il 99.6% ha detto di aver subito molestie; in Canada l’80% delle donne, su un totale di 12.300 che hanno preso parte al sondaggio, ha dichiarato di essere stato vittima di molestie di strada ad opera di uomini; in Cile l’85% delle donne hanno subito molestie; in Cina il 58% delle persone che ha subito molestie afferma di averne avuto esperienza su mezzi pubblici; in Costa Rica le vittime di molestie di strada sono il 61.7% delle donne e il 32.8% degli uomini; in Croazia il 99% di donne su un totale di 500 intervistati è stato vittima di molestie di strada; in Ecuador il 68% delle donne ha subito molestie sessuali o addirittura violenze sessuali in spazi pubblici; in Egitto l’83% delle donne ha rivelato di aver subito molestie di strada almeno una volta; in Francia la cifra di donne coinvolte in molestie sui trasporti pubblici è del 100%; in India, nelle città di Delhi e Mumbai, le molestie vanno dal 40% al 95%.

Ancora, altri Paesi riportano cifre da capogiro: in Israele l’83% delle donne è coinvolto nel cat-calling; in Giappone il 64%; in Kenya più del 50%; in Corea il 43% delle persone partecipanti a un sondaggio ha dichiarato di essere vittima di molestie, di cui il 79% sono donne; in Kosovo il 64.1% delle donne è stato molestato sessualmente; in Marocco il 63% delle donne ha subito violenze sessuali; in Nepal il 98% delle donne è stato molestato, soprattutto per strada; in Olanda il 59% delle donne su un campione di 1000 ha dichiarato di aver subito molestie di strada; in Pakistan il 96% delle ragazze su un campione di 200 persone è stato vittima di molestie di strada; in Papua Nuova Guinea il 55% delle donne ne ha fatto esperienza al mercato; in Perù su 800 donne il 60% ha subito molestie di strada; nelle Filippine l’88% delle donne di un sondaggio si è dichiarato vittima della pratica; in Polonia l’85% delle donne su 818 persone; in Arabia Saudita l’80% delle donne ha fatto esperienza di molestia sessuale; in Serbia il 97% delle persone su un campione di 629 partecipanti ha dichiarato di averne fatto esperienza almeno una volta; in Tunisia su 3.000 intervistate, il 53.5% ha subito molestie fisiche o psicologiche in spazi pubblici; in Turchia il 93% di 141 persone ha subito molestie; nel Regno Unito il 64% delle donne ha subito molestie sessuali indesiderate in spazi pubblici; in Vietnam la cifra di vittime è del 31%; infine, in Yemen, il 90% dei 70 intervistati ha subito molestie in pubblico.

Dove avvengono le molestie

Pur essendo questi dati relativi a periodi, luoghi e campioni numerici diversi, hanno in comune un particolare: nella quasi totalità dei casi dimostrano che più della metà delle persone coinvolte (specialmente donne) ha subito molestie di varia natura e lo sfondo più frequente di questo fenomeno è proprio lo spazio pubblico. Oltre al più immediato effetto di disagio causato dal commento non voluto, molti individui tra coloro che sono stati oggetto di molestie di strada hanno affermato che episodi simili hanno influenzato in modo decisivo il loro modo di concepire gli spazi in cui vivono. Azioni quotidiane come prendere un mezzo pubblico, andare al mercato o girare da soli di sera, ma anche di giorno, diventano prove da affrontare con una certa consapevolezza: ogni sguardo insistente si fa una potenziale minaccia a cui stare allerta e, possibilmente, da evitare. È in questo modo che il cat-calling mostra il suo impatto sulla psicologia delle persone e ridisegna la quotidianità di chi ne ha avuto esperienza, spesso limitandola.

Sebbene i numeri rivelino la gravità e la diffusione del problema in ogni parte del mondo, i social media offrono la possibilità di vedere la questione dal punto di vista di chi non condanna tale pratica: sotto a vari video di Youtube o post di Facebook, i commenti che scusano o giudicano poco problematico il cat-calling si fanno piuttosto numerosi. Tra le principali motivazioni di ciò c’è la considerazione della molestia come un complimento lusinghiero: la maggior parte degli uomini e anche diverse donne ritengono che un commento che sottolinei la bellezza di una persona non sia da intendere come offensivo, ma anzi che vada apprezzato. Altri sostengono che sia il modo a fare la differenza: tra il commento volgare e il complimento la differenza è grande, perciò la reazione deve essere appropriata rispetto a ciò che ci si sente dire.

Molti ragazzi, d’altro canto, affermano che un gesto simile rivolto loro da una ragazza sarebbe più che ben accetto e giudicano coloro che reagiscono male come rigide. È curioso che molti tra gli utenti che difendono questo tipo di “approccio” siano donne: ma, allora, il cat-calling è davvero da considerarsi molestia, se un buon numero delle sue vittime più frequenti non la condanna?

Ufficialmente, non c’è dubbio. Tra le molte abitudini che ad oggi sono fatte rientrare nell’ambito delle pratiche disapprovate dalla società, il cat-calling è certamente una di queste, se si guarda soprattutto alle sue versioni più sessiste e spregiudicate. Tuttavia, se si scende nel vivo della società, la consuetudine di biasimare le attenzioni che gli sconosciuti riservano a donne e uomini per strada o in altri spazi pubblici non sembra costituire un problema altrettanto rilevante; un’attenzione indesiderata sembra addirittura tramutarsi senza difficoltà in un gesto di gentilezza gratificante.

Le situazioni e le modalità in cui questi gesti avvengono sono innumerevoli, motivo per il quale tentare di classificare la pratica secondo criteri oggettivi risulterebbe difficoltoso. Che fare allora? Mettendo da parte classificazioni sociali e visioni personali, in situazioni in cui non è dato sapere la reazione della persona cui ci si rivolge, la massima da seguire è sempre quella dettata dal buon senso: nel dubbio, taci.

 

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