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Made in Africa: uno sguardo alla moda africana

Africa. Sede di viaggi e origine di numerosi suggestioni che spesso animano le passerelle europee. Colori, geometrie, forme che riproducono un fascino esotico, per viaggiare con la mente attraverso l’abbigliamento. Il continente africano, in un modo o nell’altro, ha sempre ispirato il mondo europeo, che spesso si è appropriato del suo linguaggio per scrivere i capitoli più fantasiosi della sua moda.

La creatività africana, nei suoi colori e nelle sue tecniche, ha spesso affascinato l’immaginazione occidentale. Gli stilisti affermati però si sono sempre rivolti a essa come a una semplice fonte d’ispirazione, appropriandosi di quegli aspetti che potevano delineare un filo conduttore distintivo per le loro collezioni. Tutto questo per riprodurre uno stile esotico, o semplicemente afro, nei colori e nelle forme, per cavalcare l’onda di qualche tendenza o l’intramontabile gusto per l’esotismo del consumatore occidentale. Un amore complicato che guarda indietro ai primi scialli cachemire importati dalla Compagnia delle Indie in Francia e Inghilterra: apprezzati da sovrane e donne di estrazione più elevata, il fascino lontano è fin dai tempi sinonimo di superiorità spirituale e stilistica.

L’ascesa del Made in Africa

Finalmente oggi le carte in gioco stanno cambiando, anche se lentamente. La scena africana, da semplice moda, si sta trasformando in una realtà autonoma, emancipandosi dall’appropriazione occidentale, per farsi strada sulla scena internazionale attraverso i suoi designer autoctoni.

L’ascesa della moda africana è iniziata appena prima della pandemia. Un tempismo imperfetto per una realtà bisognosa di crescita, ma che forse, allo stesso tempo, ha giovato al suo sviluppo e ai suoi designer, sensibilizzandoli alle opportunità introdotte dalla digitalizzazione. Il pericolo è quello di una voce che avrebbe tanto da dire, ma che rischia di perdersi tra le urla di una folla. Finora la moda africana ha infatti lasciato che il suo racconto fosse mediato dalla parola europea.

Quali sono i tratti più affascinanti di questa realtà?

Un tripudio di felicità, spensieratezza e gioia di vivere nella semplicità. Una moda senza pretese ma che incalza perfettamente lo spirito di una cultura in tutta la sua spontaneità. Una moda che si concretizza in uno stile in cui ogni dettaglio contribuisce alla rappresentazione sociologica di una popolazione.

Moda e terra, un legame indissolubile

Innanzitutto suggestioni ed emozioni che rimandano all’amore per la propria terra e ricordano come questa debba essere rispettata nella sua interezza, dalle risorse naturali alle persone che la vivono ogni giorno. Forse proprio perché la sostenibilità è uno dei grandi temi della contemporaneità, la moda africana si affaccia su questo contesto come una risposta. Il praticare scelte sostenibili è radicato nel DNA dei fashion designer africani, la cui creatività riflette spesso il legame con la terra madre e la cultura. Ma è anche necessità, perché si parla di una realtà in cui risorse, infrastrutture e possibilità economiche non sono le stesse dei paesi occidentali. È cosi che proprio questa moda, senza essere esposta a qualsiasi innovazione, spesso fa scuola di sostenibilità alla più avanzata realtà europea.

Si inizia dai tessuti, naturali e ricchi di storia, risultato di sapienza artigianale sia nella tessitura sia nelle tinture applicate. Tra i più conosciuti il Bogolan, dalla forte componente artistica racchiusa nei pittogrammi che raccontano le storie delle tribù, e il Batik, tecnica di tintura all’origine di quei tessuti cosi preziosi e belli proprio per le loro imperfezioni. Poi ci sono il Kente, intreccio ad arte delle donne locali, e il Wax, di antica origine olandese, ma oggi trionfo dei motivi africani. Il tutto declinato in colori caldi, vivaci e contrastanti: primi tra tutti il marrone, l’ocra, il porpora e l’arancio.

Moda africana e cultura

Anche la tradizione musicale tipica trova il suo spazio nella moda africana. In ogni passo risuona una nota di cultura: dallo strascico degli orli al tintinnio dei monili e dei molteplici dettagli che riempiono i tessuti. Perline ed elementi naturali di ogni genere impreziosiscono la storia di ogni capo, contribuendo al racconto delle popolazioni a cui appartengono.

A completare questo ritratto un trionfo di gioielli, un mix di colori e materiali che si uniscono in forme sinuose. Oro e legno, perle e inserti di corda, resina e piume: gli elementi più preziosi ornano corpo e abiti in collane e bracciali che diventano un tutt’uno. Per non parlare delle acconciature: elaborate e maestose, anche queste ultime sono distintive e valicano i confini africani verso il gusto occidentale.

Esotismo contemporaneo

Quando si usa il termine “esotico“, ci si riferisce a qualcosa in rapporto all’immaginario occidentale. La moda africana non si ispira ad altri mondi come spesso e volentieri fa quella europea, per ricreare proprio il gusto di ciò che sta fuori dai suoi confini. La moda del continente africano è forse quella che più riflette nella sua varietà la moltitudine delle sue popolazioni. Ogni tassello e ogni dettaglio sono le sfaccettature di una cultura. Un autoritratto vivido e frizzante che non ha bisogno di presentazioni.

Oggi questa autoreferenzialità trova ogni occasione per sperimentare: con grande innovazione trasporta i propri codici su una veste più contemporanea. Così il tipico tripudio di tonalità africane incontra un minimalismo più europeo, i tessuti grezzi si combinano con le stoffe occidentali. Un contrasto di culture, in perfetta armonia grazie alla moda.

È proprio con la digitalizzazione che anche questo mondo ha messo piede nel mondo 2.0 durante la pandemia.

Moda africana e tecnologia

Un apporto fondamentale anche in questo caso arriva dal web. Le piattaforme online che uniscono i contributi Made in Africa, insieme all’impatto visivo messo a disposizione dai social media, stanno accelerando l’ingresso delle collezioni africane sulla scena internazionale. Internet è il canale che permette di valicare ogni confine, democratizzando l’accesso alla comunicazione. Finalmente anche questi stilisti stanno iniziando a esporsi, supportati da influencer che sono nati proprio per concentrarsi su questa realtà. Come Afua Rida, stylist e content creator, che nel 2015 ha fondato il blog Styled by Rida per rappresentare i creativi della sua terra.

Conseguenza delle proteste relative al caso George Floyd e al crescente movimento Black Lives Matter, il supporto è arrivato anche da alcuni enti occidentali. In Italia, lo scorso settembre 2020, la settimana della moda milanese ha aperto le sue porte al progetto “Black Lives Matter in Italian Fashion”, un collettivo fondato da Stella Jean, Michelle Ngonmo e Edward Buchanan per rappresentare gli stilisti di colore nel panorama italiano.

Simbolo di maggior inclusione, lo scorso febbraio 2021, cinque stilisti del movimento hanno aperto le sfilate digitali a Milano, presentando in video il loro contributo per l’autunno-inverno 2021/22: la camerunense Joy Ijeoma, il marocchino Karim Daoudi, la nigeriana Claudia Gisèle Ntsama, Fabiola Manirakiza dal Burundi e il senegalese Pape Mocodou. Una squadra per dar voce alla multiculturalità del continente.

Uscita da questo momento difficile, la moda africana troverà sicuramente la sua strada. Per ora è importante che sia stato rotto quel silenzio che da anni mascherava l’identità di un continente ricco di cultura e genialità. Suggestioni che finalmente non sono più una semplice moda, ma una realtà che vuol far conoscere sé stessa.


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