Nick Land: la piena distruttività del tecnocapitalismo

Nelle ambizioni teleologiche, nei fini escatologici e nelle bizzarrie di redenzione, la filosofia occidentale si è sobriamente tenuta alla larga dalla prova dell’abisso.

Non solo la riflessione, il distaccato scrutamento dell’oscuro, ma il co-assorbimento e la co-dipendenza con l’apocalisse, il termine ultimo del senso e l’attentato fatale all’umanesimo, al razionale, all’antropos.

In Nietzsche e nella sua creatura, lo Zarathustra, troviamo i prodromi di ogni futura eccezione a questa tendenza millenaria – tutta post-platonica, interamente infra-cristiana, sommessamente occidentale. Tra gli eredi della “filosofia del martello”, dell’eccezione eterodossa e rivoluzionaria ai feticci logos, troviamo la figura poliforme e a tratti ineffabile di Nick Land.

L’oscura complessità di un presocratico

Se parlarne come di un filosofo è una leggerezza inammissibile, lo stesso vale per ogni classificazione libresca, scolastica della sua opera letteraria. Figlio storpio e indesiderato di Nietzsche, Bataille, Deleuze, Guattari e di molto dell’anti-pensiero moderno, genitore putativo di una lettura cyber-punk della Cabbala, dei misteri orientali e delle dietrologie occidentali; Nick Land è considerato il padre dell’accelerazionismo. Fenomeno a sua volta disconosciuto e indesiderato che si è ritagliato uno spazio importante nel dibattito filosofico contemporaneo, soprattutto nel suo versante “di sinistra” (Mark Fisher, Srnicek e Williams, etc.).

Ma Land non partecipa e non ha mai partecipato al “dibattito filosofico”, o più in generale ad un “dibattito”. Egli scrive con l’oscura complessità di un presocratico. Come Eraclito, disprezza i mortali e snobba i dormienti. Come Empedocle, si veste da semidio ed enuncia la sua dottrina – o meglio, i suoi misteri – vantando la nobiltà di un’elezione superomistica. Si ritrova spesso a scrivere in frammenti. Condisce la sua prosa di ogni possibile neologismo, tecnicismo o cyber-slang; e ne eradica ogni forma di punteggiatura, accademismo e linearità.

Non è filosofia, senza alcun dubbio. E se, per Land stesso, la filosofia del futuro non è compostezza e riflessione, ma preveggenza apocalittica, fantasticherie drogate, profetismo emozionale ed onirismo razionale, vediamo così come la complessa e meravigliosa opera di questo autore ambisca, nella sua stessa forma/informità letteraria, ad avventurarsi fisicamente e realisticamente negli arcani di una futurologia distopica. L’opera di Land si fa viva in un mondo alla fine del mondo – a discapito di ogni ambizione morale o calibratura razionale.

Collasso: la fine dell’umanità

Collasso, saggetto-manifesto del 1994, racchiude efficacemente l’oscura complessità del pensiero di Nick Land.

La storia è questa: la Terra è catturata da una singolarità tecnocapitale mentre la razionalizzazione rinascimentale e la navigazione oceanica si agganciano al decollo della mercificazione. L’interattività tecno-economica, accelerando logisticamente, sbriciola l’ordine sociale in una fuga macchinica auto-sofisticante. Mentre i mercati imparano a manifatturare l’intelligenza, la politica modernizza e aggiorna la paranoia, tentando di riprendersi.

Il numero delle vittime cresce attraverso una serie di guerre globali.

È giunta la fine dell’umanità del Cogito cartesiano, dell’Io romantico e della “cultura” umanistico-rinascimentale.

La bestia che, emergendo quasi spontaneamente dalle viscere della Terra, distrugge ogni forma di antropologia e ci condanna al post-umano, è il tecnocapitale. Le nuove tecnologie di automazione, Intelligenza Artificiale, digitalizzazione e ibridazione che fioriscono da un sistema economico che scatena la deregolamentazione finanziaria e la speculazione su ogni aspetto del mondo della vita. La biologia e l’antropologia cedono il passo alla nanoingegneria e al machine learning. Come affermato da autori come Stiegler e Simondon, la tecnologia vanta una dinamica propria, determina una storia a sé che è in principio indipendente da quella delle istituzioni politiche, delle evoluzioni sociali e degli organismi biologici.

 

La potenza autopoietica e colonizzatrice della tecnica è quindi intercettata e cavalcata dagli imperativi economici del capitalismo finanziario. Nella distopia landiana, il tecnocapitale ha ormai frantumato in residui inefficaci ogni forma di “gestione” politica, “solidarietà” sociale e “virtù” umana. Non c’è più l’essere umano, di fatto, e pure se ci fosse ancora, se ne restasse qualche traccia, non sarebbe che un arcaismo di scarto nella nuova cyberstoria o una batteria usa e getta per i meccanismi delle intelligenze artificiali (pensiamo ai feti adulti combustibili di Matrix).

Oltre il Giudizio di Dio

Oltre il Giudizio di Dio. Collasso: sindrome cinese planetaria, dissoluzione della biosfera nella tecnosfera, crisi della bolla speculativa terminale, ultravirus, e rivoluzione spogliata di ogni escatologia cristiano-socialista (fino al nucleo combustibile di sicurezza distrutta). È in procinto di mangiare la vostra TV, infettare il vostro conto in banca e hackare xenodati dai vostri mitocondri.

La filosofia ha un’affinità con il dispotismo, dovuta alla sua predilezione per soluzioni dall’alto platonico-fasciste che da sempre, malignamente, mandano tutto a puttane. La schizoanalisi funziona in modo diverso. Evita le Idee e si limita ai diagrammi: networking software per accedere ai corpi senza organi.

Artaud, “per farla finita con il Giudizio di Dio”, aspirava a condannare il suo teatro al delirio più assoluto, alla schizofrenia più pura. Proprio a partire da Artaud, i più grandi maestri di Land, Deleuze e Guattari, mettono a punto la necessità di una “schizoanalisi”; che, determinando un superamento della psicoanalisi, aspiri a diluire e scomporre le reminiscenze di un passato filosofico incancrenito (l’Io, il Soggetto, la Morale, l’Universale, la Ragione, etc.) in una soluzione dissacrante e velenosa di “corpi senza organi”. Questi ultimi mancano, per l’appunto, di un’organizzazione, di una divisione netta tra fegato, intestini, cervello, etc., e la loro composizione ultima (che è anche la loro forma superficiale, non esistendo una differenza tra profondo e superficiale, interno ed esterno) è a tutti gli effetti una scomposizione.

Dobbiamo aspirare, secondo un accelerazionismo che eredita e radicalizza Deleuze e Guattari, a diventare corpi senza organi, a vedere e partecipare al mondo come ad un brodo primordiale di vettori di forza, particelle disperse e potenze indirette. Questo (rinunciare all’umanismo, alla “saldezza” dei costrutti occidentali tradizionali come l’”Io”) significa andare “oltre il giudizio di Dio”. Disperdersi nel collasso dell’umano nell’avvento del tecnocapitalistico, “dissoluzione della biosfera nella tecnosfera”.

Cosa c’è di “cinese” in tutto ciò?

Nick Land – tra l’altro recentemente “avvistato” in estremo Oriente – vede nella crescita economico-tecnologica della Cina post-denghista una simbologia che va ben al di là delle semplici meccaniche della globalizzazione e dell’affermazione di un polo economico anti-occidentale. Al di là dell’ideologia neoconfuciana della Cina contemporanea; al di là del “socialismo con caratteristiche cinesi” dell’ambizione per una neo-globalizzante “nuova via della seta”; l’interesse di Land è orientato verso l’affermazione del potere sinologico come superamento del vecchio Occidente e come nuova gioventù del mondo. La velocità, l’accelerazione impressionanti che caratterizzano il nuovo mondo cinese sono la prefigurazione di un cyber-futuro ben al di là dell’obsoleta futurologia occidentale; ben al di là persino della fantascienza occidentale e del suo antropocentrismo. La velocissima ambizione cinese è un’ambizione post-occidentale.

Ti spaventerà a morte

Mentre il boom sino-pacifico e l’integrazione economica globale automatizzata distruggono il sistema mondiale neocoloniale, la metropoli è costretta a ri-endogenizzare la propria crisi.

Il capitale iper-fluido, deterritorializzando a livello planetario, spoglia il primo mondo dal privilegio geografico, scatenando reazioni Euro-Americane di panico neo-mercanitilista, deteriorazione del welfare state, enclavi cancerizzanti di sottosviluppo domestico, collasso politico, e il rilascio di tossine culturali che accelerano il processo di disintegrazione in un circolo vizioso.

“Tutte le istituzioni politiche sono obiettivi militari cyberiani”. “Onde convergenti segnalano le singolarità, registrando l’influenza del futuro sul passato. Il domani può badare a se stesso”. “Varchi voodoo attraverso lo specchio nero. Ti spaventerà a morte”. Land non semplicemente prevede, ma aspira ad un futuro post-umano, anti-umano, in cui non c’è spazio per gli esseri umani, sia intellettualmente che materialmente.

Non si faccia l’errore di credere che il proto-accelerazionismo landiano sia la costruzione di una prospettiva sul futuro in grado di esprimere pienamente le forze dell’umanità, liberarla dai suoi pericoli o garantirle un destino migliore – come sempre hanno tentato di fare le “utopie” e i futurologismi occidentali, da Moro a Marx; dal “primitivismo” rousseauiano al futurismo pseudo-nietzchano. Land si limita a constatare e, con una grande e anti-filosofica dose di cinismo, arroganza presocratica, desiderare la fine di un mondo, quello occidentale, esteticamente obsoleto ed eticamente incancrenito.

Il capitale conserva caratteristiche antropologiche solo come sintomo di sottosviluppo, riformattando il comportamento dei primati come inerzia da dissipare in un’artificialità autorinforzante. L’uomo è qualcosa che esso deve superare: un problema, una resistenza.


FONTI

Nick Land, Collasso, Lo Sguardo, 2017

 

Nick Land, profeta del “collasso” tecnocapitalistico, ci parla della fine necessaria del mondo occidentale e delle sue categorie filosofiche, come quelle di “Io”, “Ragione” e “Dio”. Un articolo di Emanuele Capozziello

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