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Just Eat assume i rider: primi contratti di lavoro dipendente

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Just Eat, così come Deliveroo, Glovo e molti altri servizi di Food Delivery, “vivono” grazie all’esistenza dei rider. Una forza lavoro composta da fattorini che pedalano per tutta la città per completare le proprie consegne, facendo crescere la cosiddetta Gig economy.

Spesso rimasti al centro di polemiche sui diritti dei lavoratori, paghe basse e modalità contrattuali, a oggi, per loro, sembra essere arrivata una svolta. Almeno da Just Eat.

La svolta del contratto

Just Eat, la piattaforma di consegne di cibo controllata da Just Eat Takeaway.com, avvierà a breve le prime assunzioni di rider in Italia. I contratti partiranno dalla Lombardia, introducendo rapporti di lavoro subordinato secondo il modello Scoober: un inquadramento, già previsto in alcuni Paesi europei, che classifica i corrieri come lavoratori dipendenti. Il contratto dovrebbe garantire diritti e tutele (comuni) come il compenso orario, la garanzia di ferie, malattia, maternità/paternità, indennità per lavoro notturno e festivi, oltre a coperture assicurative, dispositivi di sicurezza gratuiti in dotazione, formazione obbligatoria e tutele previdenziali.

Quanto alla retribuzione, in fase di prima applicazione, Just Eat riconoscerà un trattamento non inferiore alle tabelle previste da contratti collettivi esistenti per profili ed attività analoghe, garantendo un compenso orario del valore medio di circa nove euro. Si tratta – rivela Just Eat – di un valore indicativo, che si ottiene applicando su una paga base di 7,50 euro l’ora, indipendentemente dalle consegne effettuate, il pacchetto di maggiorazioni previste dalla normativa in vigore. A tale somma si aggiungerà un ulteriore sistema di bonus legato al numero di consegne. Tale importo potrà essere aggiornato e rivisto, nella sua composizione e funzionamento, in funzione dell’esito del confronto sindacale in corso.

Inoltre – fa sapere l’azienda – sono previste indennità per l’utilizzo del proprio mezzo per le consegne, auto, ciclomotore o bicicletta, assicurazione di responsabilità civile verso terzi e assicurazione sulla vita. A cui si aggiungono indennità integrative per lavoro notturno, festività e lavoro straordinario.

Just Eat fornirà anche caschi, indumenti ad alta visibilità e indumenti antipioggia. Così come lo zaino per il trasporto del cibo, oltre agli strumenti per la pulizia dell’attrezzatura come spray, igienizzanti e mascherine. Anche la formazione sarà importante, sia di tipo aziendale che legata ai temi della salute e sicurezza stradale.

Sicurezza e sostenibilità

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Ma la svolta di Just Eat riguarda non solo il piano sociale, bensì anche quello ambientale-logistico. Nelle grandi città, soprattutto nelle zone più centrali, verranno infatti creati dei luoghi o hub, dove i rider potranno ritirare i mezzi (bici, eBike o scooter elettrici), lo zaino e tutto il materiale utile alle consegne. Questa struttura affiancherà i rider più indipendenti che operano in periferia.Spiega Daniele Contini, Country Manager di Just Eat in Italia:

L’introduzione di un modello di lavoro dipendente per i rider rappresenta per noi una scelta etica e di responsabilità, in linea con la strategia che il Gruppo porta avanti con successo già in altri Paesi europei. Si tratta di un grande investimento, economico e sulle persone, che ci permetterà di operare con rider tutelati dal punto di vista contrattuale e anche di supportare ulteriormente lo sviluppo del servizio in Italia, offrendo un’esperienza di food delivery sempre più completa ed efficiente per i consumatori e i nostri ristoranti.

Parola ai sindacati

Ad accogliere positivamente la notizia oltre ai migliaia di possibili nuovi assunti, sono stati i rappresentati dei sindacati. Condividendo – si apprende dal “Sole 24 Ore” – da un lato l’apertura dell’azienda, ma dall’altro chiedendo dei passi “chiari” in più.

Cristian Sesena, responsabile dell’area Contrattazione Mercato del lavoro della Cgil, dichiara che “condividiamo gli obiettivi delineati da Just Eat, ma definire tutele salariali e normative nel solco della subordinazione è da sempre una rivendicazione del sindacato confederale“.

Per la Cgil “è prioritario identificare al più presto un contratto collettivo nazionale, a partire da quello merci e logistica. Dovrà essere punto di riferimento per fissare i minimi retributivi“. Le buone intenzioni ci sono, ma “quanto stabilito, in questa fase transitoria, in maniera unilaterale da Just Eat non risponde certo alle nostre richieste e alle aspettative dei lavoratori“. La strada è ancora tutta aperta, e si spera sia in discesa.

Un’azienda da due milioni di clienti

Soprattutto se a fare un passo così importante è Just Eat, un’azienda che in Italia conta una rete di 17.000 ristoranti e oltre due milioni di clienti attivi. Nata in Danimarca nel 2001, è a oggi quotata alle borse di Amsterdam e Londra. È il primo operatore globale fuori dalla Cina, che ha chiuso il primo semestre 2020 con ricavi globali superiori al miliardo.

In campo, prima con gli operatori concorrenti di Glovo, Deliveroo, Uber Eats e Socialfood (uniti in Assodelivery) per poi distaccarsene, al fine di raggiungere un’intesa sui contratti di lavoro destinati ai riders. Ora la svolta con il modello Scooter, resa possibile dall’acquisizione nella primavera 2020 dell’olandese Takeaway.com, che applica appunto un modello che mischia flessibilità e tutele per il lavoratore.

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