“Kung Fu Panda”: la filosofia dell’accettarsi

Uscito nelle sale cinematografiche nel 2008 Kung Fu Panda è sicuramente uno dei migliori prodotti della Dreamworks Animation. Diretto da Mark Osborne e John Stevenson, il lungometraggio animato basato sulle avventure del Panda Po è riuscito a conquistare pubblico e critica grazie alla simpatia travolgente dei suoi personaggi e alla profondità morale dei messaggi veicolati. Il successo della pellicola ha convinto la produzione a realizzare ben due sequel e portato alla nascita di una serie televisiva chiamata Kung fu Panda-Mitiche avventure. Facciamo però un passo indietro e analizziamo i motivi che hanno portato il primo film d’animazione ad essere uno dei più amati della casa di produzione Dreamworks.
Un Panda e il suo Destino

KUNG FU PANDA | prenylastman | Flickr

Tra gli elementi di spicco di Kung Fu Panda è inevitabile citare una scrittura di grande livello, che consegna al pubblico una trama avvincente e coinvolgente. Protagonista indiscusso è il panda Po, figlio adottivo di un ristoratore appassionato di spaghetti. Nonostante i progetti del padre però Po è un grande innamorato del Kung Fu e sogna di potere, un giorno, combattere al fianco dei più grandi eroi di tutta la Cina: i celebri Cinque Cicloni. Il destino, e non il caso, conducono il cammino di Po a intersecarsi proprio con quello dei Cinque e del loro maestro Shifu. Designato dal grande maestro Oogway per diventare il mitico Guerriero Dragone, Po inizierà infatti un duro addestramento al Palazzo di Giada con l’obiettivo di incarnare i poteri del mitico guerriero della leggenda e poter difendere il Paese dall’attacco di un ex allievo di Shifu, il famigerato Tai Lung.
L’elemento straniante della commedia salta subito all’occhio e costituisce il vero punto di forza dell’intera pellicola. In un mondo di lottatori allenati, complicate tecniche di combattimento e duri regimi di alimentazione il povero flaccido Po sembra essere un pesce fuor d’acqua. Il Palazzo di Giada sembra essere il luogo meno adatto alla sua stazza e alla sua grande passione culinaria e l’iniziale avversione di Shifu e i Cinque Cicloni non aiutano il panda ad ambientarsi.
Tu devi credere…
Luogo di svolta della pellicola è il Sacro Pesco della Celestiale Saggezza. All’ombra delle fronde del mitico albero nei pressi del Palazzo avvengono infatti due colloqui decisivi per dare al film una nuova prospettiva d’indagine e un deciso cambio di direzione. Protagonista indiscusso dei due momenti è il saggio Maestro Oogway, punto di riferimento di Shifu e incarnazione filosofico-morale della vicenda. Prima lo sconfortato e abbattuto Po, poi il cocciuto e testardo Shifu. Maestro Oogway agisce con calma e dolcezza, utilizzando parole al miele per trasformare lo scetticismo di entrambi in nuova linfa vitale necessaria al compimento del Destino. La filosofia del Maestro scioglie la durezza del pregiudizio e crea le basi fondanti di un nuovo punto di vista. Come fondamento la volontà di accettare se stessi e gli altri per quello che sono; necessario punto di partenza per poter sfruttare al meglio le qualità di ognuno e farne arma potente contro l’arroganza del nemico.
Il panda non adempirà mai al suo destino, né tu al tuo, se non rinuncerete all’illusione del controllo
Arroganza e pregiudizio: i veri villain della storia
Ogni storia che si rispetti ha il suo cattivo e Tai Lung assolve alla perfezione questo ruolo. Primo e migliore allievo di Shifu, Tai Lung è rinchiuso in prigione e agogna la libertà per vendicarsi del suo maestro. La sua è una storia d’amore e d’odio. L’amore di Shifu che lo alleva e lo addestra per farne il celebre guerriero Dragone; l’odio di Tai Lung, privato dalla lungimiranza di Oogway della pergamena del Drago e trasformatosi in agente distruttivo ai danni del Paese. Il vero nemico però non è tanto Tai Lung, logorato da un forte senso di rivalsa inasprito dal carcere, bensì l’arroganza e il pregiudizio, piaghe sociali finemente trattate nella pellicola. Due sentimenti incarnati da Tai Lung, ma non solo. Due sentimenti che coinvolgono anche il saggio Shifu e i Cinque Cicloni, inizialmente incapaci di andare oltre le apparenze del grasso e goffo Po’.
Kung fu Panda funziona perché è reale. Nessuno, fatta forse eccezione per Oogway, è perfetto. Ognuno dei personaggi ha le proprie luci e le proprie ombre. La vera differenza tra “buoni e cattivi” è determinata dalla capacità di mettere da parte il proprio ego e le proprie convinzioni a favore di una nuova illuminante prospettiva.
L’allievo che diventa maestro

KUNG FU PANDA | prenylastman | Flickr

Kung fu Panda è storia di insegnamenti, di maestri e allievi. Non si smette mai di imparare e l’apprendimento è una vera e propria costante della pellicola. Maestro Oogway è necessario alla presa di consapevolezza di Shifu. Quest’ultimo investe un ruolo di primo piano nell’addestramento di Po. Il panda riesce ad assorbire le lezioni delle sue guide e realizzare fino in fondo i loro insegnamenti. L’allievo che diventa maestro. L’allievo che, anche se addestrato a dovere, non può tuttavia fare a meno del suo più grande insegnante, quel padre adottivo che ha creduto in lui fin dal primo momento ed è responsabile dell’ultimo fondamentale punto di svolta della narrazione. Alla base la capacità di ascoltare e saper fare fiorire i germogli della propria esistenza.

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