I 101 incarichi di Domenico Arcuri: tra vaccini e mascherine

Il nome di Domenico Arcuri ha cominciato ad affermarsi a partire da marzo 2020, momento in cui è stato nominato “commissario straordinario per il contenimento e il contrasto del virus”. Voce e volto che ogni sera, insieme a Giulio Gallera, nei primi mesi della pandemia occupavano parte dei telegiornali nostrani per la consueta conferenza stampa sulle cifre legate alla diffusione del covid-19.

Nel corso di questi mesi, gli incarichi ricoperti si sono moltiplicati. È di pochi giorni fa la designazione a responsabile del piano operativo per la distribuzione dei vaccini in tutto il territorio italiano. Oltre alla distribuzione, sarà chiamato a gestire la conservazione delle dosi e la gestione delle spedizioni, elementi non trascurabili date le prime informazioni che filtrano. Durante ogni fase infatti il vaccino dovrà essere tenuto ad una temperatura di -80 gradi centigradi. Può quindi darsi che vederemo immagini di freezer a rotelle in tutti gli ospedali italiani.

Il Commissario straordinario sostiene che le prime dosi del vaccino possano essere somministrate già nei primi giorni di gennaio, procedendo a partire dalle fasce più deboli e ovviamente a chi opera in prima linea, vale a dire tutto il personale sanitario.

Panoramica degli ultimi mesi

I mesi estivi sono stati dominati da servizi e infiniti dibattiti attorno ad un unico grande tema: come riaprire le scuole, possibilmente in sicurezza. Sul tavolo si ritrovano questioni aperte da tempo, per esempio l’endemica carenza di insegnanti, a cui quest’anno si aggiunge personale straordinario per la pulizia degli ambienti. Si è discusso inoltre sull’uso delle mascherine, sul ricambio dell’aria, sulla ventilazione degli ambienti, sulla pulizia delle aree comuni, su ingressi scaglionati per evitare assembramenti. Discussioni che a nulla hanno portato se non generare ulteriore caos in vista dell’apertura, poche le soluzioni offerte.

Questo sarà un anno complesso, lo sappiamo, ma abbiamo lavorato tanto e costruito una strategia di prevenzione che funzionerà se ognuno farà responsabilmente la propria parte”: parole della ministra Azzolina il giorno della riapertura delle scuole.
Sono stati mesi difficilissimi. Di lavoro, spesso silenzioso […]. L’importante è che l’Italia intera abbia riscoperto la centralità della sua scuola. Oggi si ricomincia” fa eco la viceministra dell’istruzione, Ascani, dalla propria pagina Facebook lo stesso giorno.
Abbiamo fatto uno sforzo straordinario in pochi giorni contribuendo a riaprire tutte le scuole in sicurezza, siamo molto soddisfatti, non mancherà mai nessuna mascherina a nessuno fino alla fine dell’anno scolastico”: parole di Arcuri, sempre risalenti al 14 settembre scorso.

Pare evidente a tutti che qualcosina nella gestione del tema scuola non abbia funzionato se due mesi dopo la riapertura si è tornati alla didattica a distanza per gran parte degli studenti.

Fatto che non trova riscontri nei principali paesi europei dove la linea generale è proseguire la didattica in presenza. La Francia tiene aperte tutte le scuole con la didattica a distanza solo per le classi in quarantena o, nei casi più gravi, per chiusura del complesso scolastico. Le mascherine vengono fornite solo al personale scolastico, gli alunni invece dovranno portarsi la propria. Anche in Germania la tendenza è mantenere aperte il più possibile le scuole di ogni ordine e grado, resta tuttavia autonomia decisionale per i singoli Land. In Spagna la situazione è più complessa anche a fronte dei numeri dei contagi, tra i più alti in Europa. Si porta avanti una didattica mista, alternando lezioni in presenza con lezioni a distanza. Gli istituti di ogni ordine e grado restano aperti anche in Inghilterra, salvo i casi in cui le autorità locali dispongano la didattica a distanza.

La mascherina poi sono un tema caldo, soprattutto in relazione al Commissario straordinario. Nel maggio scorso infatti quelle chirurgiche erano introvabili o quasi in gran parte d’Italia e in quel frangente si era sviluppato il rimpallo di accuse tra Arcuri e i rifornitori delle farmacie. Tra le incomprensioni riscontrate vi è anche un effettivo caos riguardo gli ambiti di competenza di Arcuri.

In una conferenza stampa aveva detto chiaramente che rifornire il settore privato non era di sua competenza, sottolineando come secondo l’accordo stipulato in precedenza era tenuto a “integrare il normale approvvigionamento”. I distributori, dal canto loro, avevano interpretato l’accordo in modo più ampio, ricordando le promesse del governo di “ingenti quantità” di mascherine chirurgiche. Altro discorso ancora meriterebbe la diatriba sul prezzo calmierato, anche in questo caso dominata da dichiarazioni opposte dall’una e dall’altra parte. Il rimpallo all’italiana è durato diverso tempo ma è stato poi dimenticato una volta che le mascherine sono tornate ad essere reperibili.

Uno dei problemi che riguardano da vicino il sistema sanitario è poi l’affollamento ospedaliero, causato dai pazienti positivi non gravi. Sono coloro che non possono rimanere nelle proprie abitazioni perché rischierebbero di contagiare chi abita con loro e dunque sono costretti a rimanere in ospedale. Da mesi perciò si parla dei cosiddetti Covid Hotel, cioè hotel riconvertiti ad ospitare questo genere di pazienti. “Un Covid hotel in ogni provincia”è stata la prima dichiarazione di Arcuri dopo che il governo ha affidato a lui la gestione di questo nuovo aspetto cruciale. “Nuovo” per modo di dire dal momento che si tratta di un progetto attivo già da luglio. Fu  espressamente lasciato alla gestione regionale, ma a quanto sembra non è ancora stato correttamente attivato.

Doverose conclusioni

È oggettivamente molto più facile parlare a posteriori. Altrettanto semplice scrivere dietro a un computer e non aver a che fare “sul campo” con tutte le parti in causa. Tuttavia è altrettanto semplice, per non dire dannoso e controproducente, evitare di assumersi ogni responsabilità riguardo scelte che si sono rivelate sbagliate, strade che si sono seguite che non hanno portato a nulla di concreto. Quello che si è fatto è stato ripetere ossessivamente che si è fatto tutto il necessario e se non è bastato è stato per colpa di qualcun altro. Il rimpallo delle responsabilità che avviene a tutti i livelli, a partire dal rapporto tra Stato e regioni (a chi spetta fare cosa), è un gioco a cui francamente ci si è stancati di assistere.

12 novembre, dichiarazioni di Domenico Arcuri in conferenza stampa:

“Chi sostiene che la seconda ondata ci abbia colto di sorpresa e che siamo inerti, impreparati, chi dai divani afferma che siamo in ritardo non ha gli occhi onesti e la pazienza, oppure non conosce l’aritmetica. Certo problemi ce ne sono ancora. La curva dei contagi, a guardarla con occhi onesti, sembra finalmente iniziare a raffreddarsi. Questo grazie ai provvedimenti del governo e ai comportamenti virtuosi della maggioranza degli italiani.”

“Oggi abbiamo fatto 235mila tamponi, ormai ogni giorno stabilmente ne facciamo dieci volte di più della prima ondata. Chi nega questi risultati non ha mente libera e occhi onesti, o non ha pazienza. Inizia a decrescere il rapporto tra positivi e testati, per fortuna continuiamo in un’intensa attività di tracciamento.”

Peccato che l’intensa attività di tracciamento sia naufragata a fronte dell’impennata dei positivi delle ultime settimane.  Elemento tra l’altro ormai confermato in molte realtà regionali italiane.

Domenico Arcuri non è il solo responsabile della cattiva gestione di questi mesi di crisi. Lo è di meno anzi rispetto a chi, nonostante tutto, continua a ripetere gli stessi errori. Nonostante la sfilza di scelte discutibili infatti, si sale anziché scendere. La meritocrazia, ancora una volta, la lasciamo alla prossima pandemia.

FONTI:

www.ilpost.it

Domani, Il solito Arcuri cade sempre più in alto: ora pure il vaccino, di F. Vassallo, 12 novembre 2020, p.3

www.ilfattoquotidiano.it

www.ilfoglio.it

www.linkiesta.it

www.corriere.it

www.tg24.sky.it

www.ilsole24ore.com

www.rainews.it

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