I am not a doll: un progetto fotografico per raccontare l’anoressia (p.2)

La nostra società e il valore del corpo

Nello scorso articolo abbiamo presentato il progetto fotografico di Andrea Tuber, fotografo romano che ha ideato un progetto volto a fare informazione su una malattia che al giorno d’oggi viene molto sottovalutata, sebbene sia molto presente: l’anoressia. Il progetto si chiama “I am not a doll”: non sono una bambola. Non voglio esserlo. Nei video del progetto, infatti, sentiamo il rumore di un cuore che batte, evidente segno di vita.

Ecco la seconda parte dell’articolo, in cui Andrea ci ha raccontato la genesi del progetto e ha condiviso con noi alcune considerazioni.

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La nascita del progetto fotografico

“Il progetto fotografico nasce quattro anni fa durante un corso di fotografia. Il professore ci aveva dato un esercizio sulla luce. Come modella per quell’esercizio io pensai di usare una Barbie. Ed è allora che ho iniziato a riflettere sulla Barbie in quanto tale, sulla Barbie come simbolo.

Ricordo che digitai su Google la parola “Barbie” e mi ritrovai sommerso da scritti di psicologia che indagavano e mostravano quanto la Barbie potesse influenzare le adolescenti. La Barbie può avere un’enorme influenza sulle teenager, che portano il proprio ego all’interno della barbie, vestendole e pettinandole come vorrebbero apparire. Barbie ha parti del corpo umanamente impossibili: questo può causare importanti conseguenza di tipo psicologico, soprattutto in età adolescenziale, quando la ragazze iniziano a formare il proprio corpo e la loro psiche. Essere belle, avere un corpo scolpito e magro.., si chiedono “ma perché sono così? Perché sono diversa?”. Alcuni disturbi partono proprio da qui, dalla volontà di seguire un modello”.

Sappiamo quanto l’anoressia, come tutti i disturbi del comportamento alimentare, possa essere pericolosa. Per rendersene conto, basta pensare alle challenge che di tanto in tanto girano sul web e sui social (come quella challenge, esplosa alcuni mesi fa, che prevedeva di far passare il filo degli auricolari due volte intorno al giro vita).

La pericolosità delle challenge e le baby modelle

Andrea stesso ci racconta di essere simasto sconvolto dopo aver scoperto l’esistenza di queste challenge:

“Da lì, facendo altre ricerche ho scoperto che c’è un mondo dietro! Queste ragazze inventano addirittura challenge pericolosissime, a cui per partecipare serve un corpo magrissimo. Ho poi scoperto l’esistenza delle baby modelle: ragazze che, spinte dalle mamme e da genitori, sono affidate ad agenzie pubblicitarie e di moda e costrette ad orari di lavoro disuamani. Queste ragazze perdono la loro adolescenza.

Da qui, la sessualizzazione veloce, che porta a gravi conseguenze. È assurdo pensare che una agenzia pubblicitaria possa usare adolescenti invece di donne adulte. Ed emerge un altro problema: le foto di queste adolescenti possono venir prese anche come oggetto di pedopornografia. Sono tutti discorsi che richiedono un altro progetto fotografico a sé stante, per ora mi sono limitato a trattare dell’anoressia”.

Una persona, donna o uomo che sia, non è mai solo il suo corpo

Ciò che davvero è importante e che si realizza prendendo coscienza di queste realtà, è il fatto che la nostra società sembra quasi, per certi versi, sminuire il valore del corpo. Sminuirlo o talvolta esaltarlo: lo sminuiamo in quanto non lo rispettiamo, ma lo esaltiamo perché spesso ci limitiamo a dare attenzione solo a quello, dimenticandoci che una persona, donna o uomo che sia, non è mai solo il suo corpo.

Siamo fatti di idee, di progetti, di ambizioni, di paure, di pensieri. Siamo fatti di esperienze, di sogni, di ricordi, di rimpianti, rimorsi e proiezioni. E poi sì, siamo anche un corpo. Un corpo che dobbiamo imparare ad amare, a custodire, a rispettare: è l’unico corpo che abbiamo. Possiamo migliorarlo ogni giorno, mantenerlo in salute, perché un corpo non merita di essere sminuito o maltrattato. Non dovremmo mai vergognarci del nostro corpo.

Quando diciamo che “niente è perfetto” non stiamo semplicemente ripetendo una frase qualsiasi, fatta per sentirci meglio. No. Si tratta di una verità. La perfezione non esiste, perseguirla è pertanto inutile e dannoso. Non dovremmo mai puntare ad essere perfetti, perché si tratta di un obiettivo inesistente. Dovremmo puntare, giorno dopo giorno, ad essere esattamente chi vorremmo essere, dove vorremmo essere, impegnandoci per migliorarci sempre di più, sotto ogni punto di vista. Ogni giorno dovremmo guardarci allo specchio e realizzare, sorridendo, quanta strada abbiamo fatto. Poi, sorridendo ancora di più, dovremmo guardare alla strada che abbiamo davanti: percorriamola con serenità, autostima, gratitudine e ambizione.

Non possiamo far altro che invitarvi a visitare il progetto fotografico di Andrea, e a leggere le storie delle ragazze. Parlare dei problemi è il miglior modo per diventarne consapevoli e, un po’ alla volta, superarli.


FONTI
Intervista

CREDITS
Copertina
Le immagini provengono dal progetto

 

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