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Cesare Cremonini: la tristezza legata alla crescita

Chi trova canzoni in grado di spiegare lo stato d’animo o riassumere una parte della propria vita trova un tesoro. L’adolescenza è forse uno dei periodi più difficili da analizzare, ma anche tra i più gettonati. Spesso viene descritto per quello che di fatto è: un momento di grande confusione, di cambiamenti ma anche di staticità, in cui ognuno è alla disperata ricerca di capire qualcosa di più sul proprio carattere. Come se poi, dopo l’adolescenza, queste crisi esistenziali avessero una fine. Ma sì, è solo un periodo, è normale… Passerà! Quante volte avete sentito questa frase? Tante, forse troppe. E forse, nella sconfinata insicurezza degli anni adolescenziali, ci avete anche creduto. La realtà è che quello stato d’animo non termina con l’adolescenza, anzi: forse si amplifica. Cesare Cremonini descrive molto bene queste sensazioni nel famoso brano Il Comico (Sai Che Risate), di cui oggi vogliamo parlarvi un po’.

L’ironia di Cremonini

Questo bellissimo brano è tutto tranne che banale. Racconta la storia d’amore tra due adolescenti, fatta di desideri non realizzati, pensieri nascosti e problemi di comunicazione. Cremonini (forse in modo autobiografico) individua nella sua ironia uno strumento che spera gli consenta di conquistare il cuore della ragazza, evidenziando fin da subito l’insicurezza di un ragazzo che si sente diverso e ancora insicuro, incapace di riconoscere le sue potenzialità. L’unica caratteristica di cui sembra essere felice è proprio l’ironia, tanto che la sfrutta anche per per esprimere quanto sarebbe insolito, per lui, comportarsi come tutti gli altri vestendosi da soldato a carnevale, ad esempio.

Sono stato anche normale,
In una vita precedente
M’hanno chiesto “Che sai fare?”
“So far ridere la gente”,
Menomale
Che non ho fatto il militare.
Sì, menomale,
Sai che risate…

L’abbandono al mondo delle favole

Cremonini non si concentra solo sulle insicurezze del ragazzo, anzi, approfondisce sopratutto quelle della ragazza, di cui viene costruita l’intera storia solamente attraverso lo sguardo di colui che ne è innamorato. Si tratta di un’adolescente tanto bella quanto triste, che vorrebbe continuare a rimanere chiusa nel suo mondo delle favole ma capisce di non poterlo fare. E’ questo il momento più difficile di tutti: quello in cui diventa evidente che quel periodo di spensieratezza, leggerezza e irresponsabilità sia ormai tramontato. La ragazza è dunque un po’ come il Peter Pan di James Matthew Barrie, una bambina che non vuole crescere, che sente il peso dello scorrere del tempo e continua a scappare. Si rifiuta di abbandonare il mondo dell’infanzia ma allo stesso tempo la tristezza (dovuta alla consapevolezza e alla maturità mentale che iniziano a travolgerla) la imprigiona e le impedisce di ancorarsi a quel salvagente, che inizia inevitabilmente a starle stretto fino a costringerla a cedere. E forse è proprio questo che le impedisce di ridere e innamorarsi.

E l’occhio ride ma ti piange il cuore,
sei così bella ma vorresti morire,
sognavi di essere trovata
su una spiaggia di corallo una mattina
dal figlio di un pirata,
chissà perché ti sei svegliata…

La tristezza come costante

È proprio questo stato d’animo, dunque, a impedirle di vedere ciò che c’è di buono al di fuori del mondo dell’infanzia, come l’amore vero, tanto che non si accorge nemmeno degli svariati tentativi di conquista da parte di chi vorrebbe salvarla. Questo, inevitabilmente, demoralizza anche il ragazzo, che ha l’impressione di essere deriso da tutti coloro che si accorgono dei suoi sentimenti. Nonostante la tristezza emanata dalla ragazza, inoltre, solamente lei riuscirebbe a restituirgli il sorriso. Si viene così a creare un legame di tristezza, piuttosto che di amore, che accompagna i due protagonisti per molto tempo.

E il mondo ride se mi piange il cuore,
sei così bella ma vorresti sparire
in mezzo a tutte queste facce
come se con te sparisse anche il dolore,
senza lasciare tracce.

Affrontare la tristezza secondo Cremonini

Cremonini sceglie di parlare proprio di questa tematica – intrecciata, ovviamente, a quella dell’amore e più in generale della vita – perché la ritiene una condizione che lo ha accompagnato per molto tempo, a dimostrazione del fatto di quanto sia inevitabile nella vita di ogni essere umano. Il cantante ha dichiarato che non riesce a trovare una forma di felicità piena e fine a se stessa e che convive con questo vuoto cercando di cambiarlo attraverso la conoscenza degli altri e, sopratutto, attraverso la musica. Anche l’ironia tuttavia gioca la sua parte, in quanto consente di smorzare la tensione che il sentimento di tristezza tende spesso a causare.

Insomma, sembra che per Cremonini  gli ingredienti necessari per sopravvivere alla tristezza siano la musica e l’ironia che, se combinati tra loro come nel caso di questo brano del 2013, funzionano anche meglio.

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