disturbi mentali

Disturbi mentali e musica: un legame onnipresente

Che l’uomo sia il più grande nemico di se stesso lo avevano già capito i tragediografi più importanti dell’antica Grecia, come Euripide: protagonisti tormentati in balia della propria mente e dei propri sentimenti, simboli del disagio esistenziale e quindi di possibili disturbi mentali non ancora diagnosticati.

Questo disagio ha infatti imparato a evolversi, attaccando in maniera sempre più aggressiva, diventando ciò che la medicina ha riconosciuto come disturbi mentali. Insidiosi, non sempre riconoscibili da subito, ma in grado di portare alla distruzione completa di se stessi e delle persone vicine. Seppur invisibili, possono davvero avere conseguenze irreparabili. Combattere una malattia di questo tipo prevede un percorso tanto lungo quanto difficile, ma il lato positivo è che non bisogna farlo da soli: quale miglior alleato di una canzone che parla dritto al cuore e sa aiutare anche in situazioni così difficili? Chi non si è mai sentito confortato dalle note e dai testi che ci dicono tutto ciò che vorremmo sentirci dire quando stiamo male?

Primi fra tutti, i Linkin Park

Il 20 luglio 2017 sarà sempre ritenuta una delle date più tristi dello scorso decennio, poiché segna la morte per suicidio di Chester Bennington, conosciuto principalmente come frontman dei Linkin Park e dei Dead by Sunrise.

La sua depressione lo ha perseguitato per tutta la vita. Fin da adolescente è stato segnato da molestie sessuali e dipendenza da droghe, ma nelle sue canzoni ha sempre tentato di incanalare il suo dolore, ispirando i suoi fan a riconoscere le proprie debolezze e a cercare aiuto ove possibile. Sono passati più di dieci anni dalla pubblicazione di alcuni dei loro pezzi più famosi, come Crawling, ma sono ancora adesso in grado di comunicare un dolore che altrimenti non potrebbe essere spiegato, una ferita al cuore che fatica a guarire.

Crawling in my skin
These wounds they will not heal
Fear is how I fall
Confusing what is real.

One More Light, un addio speciale

È però One More Light il vero pugno allo stomaco tra i pezzi della band: pubblicato nel 2017 in onore di Amy Zaret, amica del gruppo morta per cancro, il brano si è da subito distinto come uno dei lavori più intimi e sinceri che si potessero mai creare. Non è un caso che al Jimmy Kimmel Live! Chester decise di cantare esattamente questa canzone in onore del caro amico Chris Cornell, morto anche lui suicida poco tempo prima. Sarà da questo tragico evento che la salute mentale di Chester peggiorerà in maniera irreversibile, pur tentando di sopravvivere fino alla fine.

Should’ve stayed, were there signs, I ignored?
Can I help you, not to hurt, anymore?
We saw brilliance, when the world, was asleep
There are things that we can have, but can’t keep.

In seguito alla morte di Chester, lo stesso brano gli è stato dedicato dal resto della band, poi pubblicato come singolo insieme a un video che raccoglie i momenti più commoventi e teneri della vita del cantante, sia davanti che dietro le quinte. Una canzone piena di dolore e amore, che lascia un solo e semplice (ma altrettanto chiaro) messaggio: state accanto a chi amate in qualunque momento, siate gentili con chiunque incontriate, perché non sapete cosa sta affrontando.

La disarmante onestà dei Twenty One Pilots

La depressione è ampiamente affrontata anche dai Twenty One Pilots, che vanno ad analizzare i rapporti tra la salute mentale delle persone e l’influenza della società. Il loro percorso all’interno di questo tema ha inizio con la decisione del cantante Tyler Joseph di creare Blurryface (una sorta di entità che rappresenta tutte le sue insicurezze) o, ancora prima, con pezzi come Holding on to You. È un brano fatto di energia e libertà, che presenta un’immensa volontà di non lasciare più che i propri demoni prendano il controllo:

Fight it, take the pain, ignite it
Tie a noose around your mind, foose enough to breathe fine
And tie it to a tree tell it, “You belong to me
This ain’t a noose, this is a leash
And I have news for you, you must obey me!”

Il video è particolarmente suggestivo ed esplicito, in quanto si vede Tyler completamente circondato da persone truccate da scheletri – presumibilmente simboli dei suoi pensieri più oscuri – con chiari riferimenti a pensieri suicidi, come un’inquadratura del cantante con un cappio al collo, trascinato dai suoi demoni. Come dice nel testo, però, Tyler cerca comunque di aggrapparsi a ciò che più ama (che sia musica, la religione o qualcos’altro, non importa) per restare vivo.

Il suicidio è presente anche in Neon Gravestones, pezzo tratto dall’ultimo album Trench. È un attacco alla celebrazione dei morti suicidi in quanto tali, come se l’unico modo per farsi ascoltare e chiedere aiuto fosse darsi la morte. Non c’è niente di più sbagliato che romanticizzare il suicidio, eppure molti sembrano ancora considerarlo come un modo quasi eroico per andarsene. Un po’ come il messaggio che ha voluto mandare, probabilmente in maniera non intenzionale ma ugualmente sbagliato, la serie tv Tredici.

Un’esaltazione pericolosa

La società contemporanea sembra voler dare ascolto a chi soffre solo quando è già successo l’irreparabile. È molto più semplice pensare che il proprio figlio, amico o fidanzato sia solo annoiato o di malumore piuttosto che depresso, no? Molto meglio essere convinti di aver fatto tutto ciò che si potesse fare, invece che anche solo provare a prendersi cura della fragilità altrui. E cosa resta a chi combatte ogni giorno con se stesso, se non ha nessuno a cui chiedere aiuto, ma si sente quasi incoraggiato a saltare tra le braccia delle morte? È impensabile far credere a qualcuno che l’unico modo per far sì che sia apprezzato o addirittura famoso sia morire per mano propria. Eppure, più la società incoraggia questo tipo di atteggiamento, più le “lapidi di neon” del titolo sono attraenti, ammalianti.

We glorify those even more when they… 
My opinion, our culture can treat a loss like it’s a win.

Resta positivo il fatto che le persone stiano con il tempo diventando più consapevoli di concetti come il suicidio, la depressione e l’ansia. Il problema è che vengono ancora presi fin troppo alla leggera: bisogna essere consapevoli della gravità dei disturbi mentali, saperli riconoscere e combattere, piuttosto che sottovalutarli o addirittura normalizzarli.

Neon Gravestones, ovviamente, non vuole attaccare chi è caduto vittima dei propri disturbi mentali, piuttosto chi vuole utilizzare qualcosa di così serio solamente per la speranza di essere notati. Il suicido non è uno strumento, né per fare del male agli altri né per dimostrare di essere speciali. L’unica cosa che porta è un dolore incredibile, che non risolve decisamente nulla.

Halsey e il disturbo bipolare

È all’età di 17 anni che Ashley Nicolette Frangipane, in arte Halsey, scopre di soffrire di disturbo bipolare (chiamato anche disturbo maniaco-depressivo, o bipolarismo). Per chi non lo sapesse, consiste in un disturbo complesso, non riducibile al semplice repentino cambio d’umore. Si tratta di una grande instabilità sotto tutti i punti di vista, dalle emozioni allo stato fisico, che coinvolge anche aspetti secondari come l’appetito, l’energia e così via.

Dagli inizi della sua carriera Halsey è stata onesta riguardo la sua condizione, parlandone chiaramente nei suoi lavori. Control, dal primo album Badlands, può essere ritenuta la personificazione di questo disturbo: dalle prime parole vengono fatti dei riferimenti ad alcuni dei sintomi più comuni del bipolarismo come la paranoia e l’insonnia, ma a poco a poco il testo va a sfociare nella consapevolezza della minaccia rappresentata dalla malattia, che sembra lentamente prevalere.

And all the kids cried out, “Please stop, you’re scaring me”
I can’t help this awful energy
God damn right, you should be scared of me
Who is in control?

La novità di Manic

La Halsey degli esordi si arrende quindi a diventare un tutt’uno con i propri demoni, quasi arrendendosi e diventandone succube. Le cose, però, cambiano con il terzo album, Manic, uscito lo scorso 17 gennaio. Come il titolo suggerisce (“maniaco“, “maniacale”) e come la cantante stessa afferma, l’album è il risultato di qualsiasi idea le venisse in mente durante i suoi episodi maniacali, ossia momenti di totale euforia, caos e irrequietezza.

Un esempio di questi è evidente nella parte finale di Forever … (is a long time), brano che rappresenta il momento in cui Ashley si innamora. Inizia con un tono molto dolce e limpido, parole quasi ottimistiche, tranquille, come la calma prima della tempesta. La voce comincia ad assottigliarsi, quasi rompersi, entra un piano che si fa sempre più oscuro – quasi inquietante. Si arriva a una voce quasi distorta, un flusso di coscienza che esprime l’angoscia che spesso assale la Frangipane: non é esagerato dire che ci troviamo nella parte più oscura dei suoi pensieri.

I could never hold a perfect thing and not demolish it
What am I thinking? What does this mean?
How could somebody ever love me?

Manic è un insieme di pezzi che tentano di mostrare al mondo la vera Ashley, nascosta a lungo sotto un’altra personalità perché ritenuta “non abbastanza”, troppo debole e triste. Nonostante tutto, con la sua musica Halsey vuole comunicare l’importanza di accettare se stessi in ogni aspetto, di essere comprensivi se non va sempre tutto bene e di essere onesti riguardo a chi si è veramente.

L’esorcismo di se stessi secondo Florence…

Si potrebbe dire che Florence Welch, con l’uscita nel 2018 dell’ultimo album High As Hope, abbia davvero esorcizzato i suoi disturbi mentali parlandone in maniera tanto chiara e semplice: è infatti in Hunger che la cantante dei Florence and the Machine ha confessato di aver sofferto da adolescente di disturbi alimentari.

At seventeen, I started to starve myself
I thought that love was a kind of emptiness
And at least I understood then the hunger I felt
And I didn’t have to call it loneliness.

In passato aveva affermato di aver affrontato anche il problema della dipendenza da alcol, nata come palliativo per la sua ansia ma che l’ha tormentata fino ai 27 anni. Era arrivata persino a pensare che non avrebbe raggiunto i 30 da sobria, eppure ce l’ha fatta.

…e il lieto fine nonostante tutto

Lo stesso vale per i suoi problemi legati all’anoressia, che ha superato con difficoltà ma in maniera impeccabile: in una recente intervista ha infatti dichiarato che ormai non si pesa da anni. Tanto è grande il suo disinteresse per il proprio peso, quando prima avrebbe saputo dire con precisione quanto pesava, in qualsiasi momento, con e senza accessori indossati.

La Welch ha poi confessato che disturbi mentali di questo tipo non sono poi così inusuali nella sua famiglia, ma soprattutto per questo è riuscita a capire quanto fosse sbagliato essere arrabbiata con se stessa al punto tale da ritenere di essere una persona “brava a cantare, bere e fare uso di droghe. È arrivata a raccontare pubblicamente i suoi problemi ed esprimere l’acquisita libertà nei suoi pezzi, che segnano la fine del suo tormento.

Florence, però, non rinnega o ripudia la versione passata di sé. A volte ripensa con terrore ai momenti peggiori, quelli in cui pensava che non avrebbe avuto via di scampo, ma l’unica cosa che vorrebbe fare è tornare indietro per abbracciare se stessa e dirsi che sarebbe andato tutto bene. Forse, è davvero l’amore il miglior modo per esorcizzare i propri demoni.

Ma non finisce qui

Oltre agli esempi offerti ci sono diversi altri pezzi che trattano di malattie e disturbi mentali. Pur non essendo molto conosciuta, un esempio perfetto è Mama’s Gun dei Glass Animals, la cui protagonista soffre di schizofrenia. O ancora, Toxicity dei System of a Down (che tratta di ADHD, detto anche deficit di attenzione/iperattività) o Orange Juice di Melanie Martinez (sulla bulimia). In ogni caso, a prescindere dal genere che ascoltiate o da ciò che possiate pensare su questo articolo, una cosa è certa. Se vi trovate in una situazione difficile e non avete idee di come uscirne, parlatene! È quasi sempre molto dura farlo, ma non farlo può portare a conseguenze ben peggiori. State anche vicino alle persone che soffrono di disturbi mentali, ricordate loro che un motivo per restare c’è sempre, solo che a volte dev’essere ancora scoperto.

E, come dicono i Twenty One Pilots in Neon Gravestones, se potete essere vicino alle persone che amate, non esitate a farlo.

Find your grandparents or someone of age
Pay some respects for the path that they paved
To life, they were dedicated
Now, that should be celebrated.

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