Perché limitarci a essere due metà? Riflessioni sull’amore (P. 1)

Lou Andreas Salomé: le Riflessioni sull’amore della donna che ha saputo affascinare le più grandi personalità del Novecento

Ancora una volta, una voce che parla d’amore. Ne sentiamo tante ogni giorno, ma questa è particolare. Una voce sensibile, profondamente vera, quasi dolorosa. Vi portiamo la riflessione di Lou Andreas Salomé (1861-1937), filosofa, scrittrice, psicoanalista, ma, soprattutto, donna. Non lasciamo mai abbastanza spazio alle figure femminili della filosofia, probabilmente per colpa di una tradizione che per troppi secoli ha relegato in casa le donne, non degne di scrivere, filosofare, pensare. Le poche filosofe che sono riuscite ad affermarsi nonostante ciò nei secoli scorsi meritano dunque un’attenzione particolare.

Lou Andreas Salomé è la donna che ha saputo affascinare personalità della portata di Nietzsche, Rilke e Freud (con il quale collaborò). In questo piccolo saggio riflette sulla divaricazione fra l’amore completo, cioè quello che coinvolge mente e corpo, e la passione puramente carnale. Anche le donne sono capaci di vivere un amore puramente fisico: in quest’ultimo caso, però, non è preciso parlare di amore, ed è meglio utilizzare il termine ebbrezza. Quella di Salomé non è una riflessione moralistica; è piuttosto un’analisi scientifica e psicologica, che considera l’effettivo coinvolgimento dell’essere umano nella dinamica amorosa, facendo emergere consapevolezze che tendiamo a nascondere nell’inconscio, come polvere sotto al tappeto.

Punto di partenza, guadagnato e assunto come verità nel giro di poche righe: in amore, siamo tutti egoisti. Almeno un po’. Benché alcuni di noi siano più inclini all’altruismo rispetto ad altri, alla base del rapporto erotico c’è il nostro volere: pretese, desideri, progetti.

Ogni rapporto erotico è una lotta, una guerra fra due mondi, due interiorità, due differenze incolmabili. La stessa natura ci mostra quanto sia importante l’essere diversi in amore: non è un caso se la generazione sessuale è minacciata di sterilità qualora ci si trovi ad accoppiarsi con i consanguinei. Cerchiamo istintivamente il diverso. Cerchiamo il diverso talmente tanto che, non appena accade che due persone si conoscono troppo bene, ed “è svanito l’ultimo fascino della novità”, si teme sempre la fine della passione amorosa. Segue un periodo di intima simpatia, sincera amicizia, che però non ha ormai nulla a che fare con il sentimento passato. Infatti di solito il rapporto simpatetico cui si giunge è pervaso da continue irritabilità: sono proprio quelle diversità che poco prima ci affascinavano così tanto, e che ora invece ci innervosiscono.

Nella passione amorosa l’innamorato si sente potente e capace di sfidare il mondo intero, e si unisce a ciò che è diverso da lui non per abbandonarsi, ma per vincere persino se stesso, per far passare se stesso in un nuovo essere umano, in suo figlio.

amore

È questo il meccanismo inconscio che si cela dietro ogni nostro impulso erotico. Questo stesso sentimento erotico è capace di porci davanti al più vecchio dualismo che la filosofia di tutti i tempi sia mai stata in grado di individuare: quello anima-corpo.
L’anima idealizza, ci colma di illusioni e ci coccola con immagini tutt’altro che realistiche. Il corpo, da parte sua, è colpevole di aver dato il via all’eccitazione, a cui facciamo poi, dopo un viaggio mentale nell’anima, brutalmente ritorno. La nostra vita sessuale è localizzata in un punto preciso del corpo; tuttavia, non solo riesce a pervaderlo interamente, ma anche ad andargli oltre: arriva alla mente. Implica massimamente il nostro intero essere. Gli stessi amanti si trovano di fronte a questo doloroso dualismo, ed è il motivo per cui non è raro scorgere nei giovanissimi un pudore profondamente istintivo. Si potrebbe pensare che questo pudore derivi dalla mancanza di esperienza. Non è questo il motivo. Scrive Salomé:

Questo pudore iniziale […] nasce spontaneamente: nell’amore, essi pensavano di trovare e sentivano tutto il loro sé, l’interezza del loro essere commosso fino in fondo, e perciò il passaggio da questo totale coinvolgimento affettivo all’attività specifica di un processo fisico parziale che l’azione da compiere rende ancora più ingombrante li turba.

Salomé continua spiegando che è come se, improvvisamente, nel rapporto non si fosse più in due, ma in tre. Ed ecco che subito l’intimità svanisce, e compare il disagio. Chi è questo terzo incomodo? Paradossalmente, è il corpo. Il corpo come “persona parziale a sé stante”, che diventa un ostacolo per le anime, le quali, avendo idealizzato un po’ troppo il loro legame, si sentono ora pericolosamente minacciate.

L’ebrezza erotica che coinvolge attivamente e completamente sia corpo che anima è impareggiabile. Per poterne godere pienamente, è però necessario capirne i meccanismi. Quando siamo innamorati, tendiamo ad idealizzare l’altro, anziché accettarlo nella sua oggettività. Nel momento stesso in cui idealizziamo l’altro ci scopriamo sorprendentemente egoisti: non ci interessiamo davvero all’altro, quanto piuttosto a noi stessi. Idealizzare l’altro non è un meccanismo sbagliato di per sé, anzi, è il tratto caratteristico delle relazioni amorose. Non è forse vero che all’inizio di tutti i rapporti c’è il periodo-fiaba, in cui l’altro non è davvero visto come una realtà, quanto piuttosto come un ideale incarnato? Non è forse sempre tutto perfetto, all’inizio?

Questo è perché si tende a venire incontro all’idealizzazione da parte dell’altro: è proprio qui che sta la consapevolezza fondamentale. La relazione erotica deve essere una fuga dalla realtà, un posto speciale, un riparo dalla crudezza del mondo. Gli amanti devono sapersi creare un mondo a parte. Finché questo mondo continua ad essere vissuto, durerà la passione amorosa:

L’amore fra due esseri durerà finché saranno capaci di offrirsi a vicenda tale possibilità, di trovare una via di scarico in modo creativo – analogamente a quanto avviene nel contatto dei due corpi nell’atto. […] Sentiamo vivere noi stessi con il massimo di intensità proprio quando, nell’abbandono fisico, perdiamo il nostro sé.

Ogni amore”, continua Salomé, “è un atto creativo autonomo”.

Sì, ma… quanto dura un amore?

Vi aspettiamo nella seconda parte di questo articolo per vedere come Salomé risponde anche a questa domanda.


FONTI
Lou Andreas Salomé, Riflessioni sull’amore, Mimesis Edizioni, Milano 2013

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