Et in Arcadia ego

Et in Arcadia Ego è il titolo di una costante iconografica diffusa soprattutto nella pittura del Seicento europeo.

Arcadia: nascita e tradizione

L’Arcadia è una regione del Peloponneso dell’antica Grecia, considerata dalla tradizione come luogo di serena vita pastorale dedita alla natura. Come zona in sé, in realtà, non è particolarmente amena dal punto di vista morfologico ed ambientale, ma risulta piuttosto montuosa, povera ed arida. Era però il regno di Pan, dio della natura e della vita agreste.

Nel corso della storia della letteratura, l’Arcadia è diventato un topos letterario, ovvero un logo comune, uno schema narrativo per indirizzarsi a una certa tipologia di ambiente, in questo caso un luogo idilliaco, pastorale e, in seguito, bucolico.Arcadia, Markó Károly, 1830

Il primo autore ad affrontare la descrizione dell’Arcadia fu Teocrito, parlando in questi termini della Sicilia, sua terra natale. L’Arcadia teocritea è descritta come un quadretto pastorale, luogo dolce e mite.

Fu però Virgilio a ideare il vero e proprio mito dell’Arcadia.

L’autore latino riprese infatti le tematiche trattate da Teocrito traslandole, però, nell’omonima regione greca, abitata secondo la tradizione letteraria da Pan e dalle Ninfe. Virgilio unì così la mitologia e l’idillio bucolico. Nella V egloga appare per la prima volta la tematica della morte nella natura, associata alla tomba di Dafni.

L’Umanesimo e l’Arcadia

Nel 1502 viene poi pubblicata “L’Arcadia” di Jacopo Sannazzaro, poeta e umanista italiano. Nella sua opera viene creato il mito di Arcadia come luogo utopico. Anche Sannazzaro inserì il tema della morte tramite l’immagine della tomba, dando vita ad un contrasto tra i concetti di paesaggio perfetto e di morte.

La prima interpretazione dell’espressione potrebbe essere il sepulchrum Bianoris citato da Virgilio nella nona egloga, v. 60; oppure, la tomba di Dafni, rievocata – ma con diverso epitaffio – nella quinta egloga, vv. 42-44.

e costruite un tumulo, e sul tumulo ponete questi versi:
“DAFNI FUI NELLE SELVE, NOTO DA QUI ALLE STELLE, D’UN BELLISSIMO GREGGE PASTORE ANCORA PIÙ BELLO“.
Ecloga V, vv. 42-44, Virgilio

Il Guercino

Et in Arcadia Ego, Guercino

Il Guercino fu il primo pittore che, attorno al 1620, inserì il tema dell’Et in Arcadia Ego in un quadro. Il suo è un paesaggio drammatico in cui vediamo un memento mori con un teschio poggiato su un muretto. Su di esso leggiamo Et in Arcadia ego.

I due pastori hanno un’espressione spaventata e sorpresa; inoltre sono uguali alle figure presenti in Apollo e Marsia, quadro dello stesso autore. Fondamentali per capire il paesaggio sono le parole incise, Et in Arcadia Ego appunto. Il paesaggio ha bisogno di ciò che noi apportiamo, attraverso la nostra lettura acquisisce un dato significato e può essere compreso a pieno.

Nicolas Poussin

Nel 1630 Nicolas Poussin affronta il tema dell’Et in Arcadia Ego, dando un’interpretazione diversa da quella di Guercino e realizzando due versioni della scena. Nel quadro del pittore francese il teschio è secondario, il muretto è sostituito da una tomba classica come sarcofago. Oltre ai pastori è presente una ninfa/pastorella in atteggiamento velatamente erotico. In primo piano è inserito il dio di un fiume e i pastori non sono più scioccati, bensì incuriositi dalla scoperta.

Nicolas Poussin, Et in Arcadia ego, 1637-1638Nel 1637-38 il pittore francese torna sulla tematica con una seconda versione dell’opera: elimina il teschio e l’atmosfera assume un’aria più serena ed idilliaca (simile ai paesaggi di Lorrain, luminosi ed atmosferici), i pastori sono tre e vengono accompagnati da un’elegante figura femminile.

Picart, incisore francese vissuto tra il ‘600 ed il ‘700, riprende la seconda versione di Poussin in un’incisione, intitolandola “Le souvenir de la mort au milieu des prospérité de la vie”. Si tratta di un’immagine speculare, ribaltata rispetto all’originale del pittore.

L’Arcadia e i giardini all’inglese: Villa Silva in Cinisello

A fine Settecento si diffonde il concetto di pittoresco, in una ripresa del paesaggio classico pur traslato nell’Italia del Grand Tour. Il primo a portare l’idea inglese di giardino e paesaggio in Italia, con rovine e sculture, fu Ercole Silva, scrittore e architetto del paesaggio italiano. Ercole Silva divenne famoso per il trattato Dell’arte dei giardini inglesi, pubblicato in due edizioni. Dopo aver ereditato la residenza di famiglia dallo zio, sistemò gli interni e ne trasformò il giardino, seguendo le nuove mode che arrivavano dall’Inghilterra.

Silva diede al giardino un’impostazione quasi museale, aggiungendo alla vegetazione sculture, sarcofaghi, vasi, resti di colonne, sedili in pietra e basamenti lapidei. Egli collocò nel parco di Villa Silva a Cinisello Balsamo un sarcofago con inciso Et in Arcadia ego. Nello spiegare il valore di questa scelta si rifece alla prima lettura dei biografi di Poussin, per cui è la morte stessa a parlare.

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