Atelier “Pezze e spilli”: sartoria e natura

Il 27 ottobre abbiamo assistito alla presentazione della collezione autunno/inverno firmata da Atelier Pezze e Spilli. Qui, il vero protagonista è il cappotto, adatto agli appuntamenti lavorativi e a quelli personali. Un everyday style caratterizzato da colori tipici dell’autunno: castagna, zucca, tabacco, oltre a tutte le sfumature foliage, abbinati alla lana cotta, alle piume e alle paillettes.

Pezze e spille è atelier, sartoria, luogo d’incontro… è il posto in cui stare bene.

Il nome si riferisce all’elemento fondamentale di questo lavoro: la pezza, il tessuto da cui si ricava il capo finale. Le fasi preparative sono un vero rituale: si disegna, poi si sceglie il tessuto e si concretizza il progetto. Quindi, il nome rimanda direttamente all’attività dell’atelier e al legame con l’attività sartoriale. Già nel 1982 l’azienda prende forma, tramite l’acquisizione di una piccola boutique in via Padova, a Milano.

Creiamo per voi, con voi!

Alla base di ogni collezione c’è un messaggio da trasmettere: la donna che indossa i capi Pezze e Spilli deve essere tenera e grintosa, comoda e stilosa, sobria e scintillante. “Tutto e il contrario di tutto, insomma. Ma siamo donne, no?!”, dice sorridente Manuela. La figura femminile è al centro della clientela, ma anche del suo team. 

Pezze e Spilli ha tante amiche! C’è chi disegna, chi taglia e cuce nei laboratori, chi si occupa della comunicazione e chi degli eventi. E poi ci sono i partner storici, tra i quali il più importante è di sicuro il laboratorio artigianale i Balutì, che crea collane in canapa annodata, perle e pietre. È qui che nasce la bigiotteria che accompagna i nostri capi durante le sfilate. C’è solo una parola d’ordine: made in Italy!

A proposito di ‘made in Italy’, sorge spontanea la domanda riguardante la concorrenza del settore. Manuela la descrive come ‘spietata’ e spiega quanto sia faticoso farsi notare. “Per emergere, ti devi distinguere.” Per questo, l’Atelier Pezze e Spilli punta sull’unicità del capo, sul ‘su misura’, sull’accontentare soprattutto chi non trova la propria taglia nella grande distribuzione. Questo è il loro segreto: studiare il modello e le sue proporzioni. Poi è la volta della scelta del tessuto; dopodiché parte tutto per il laboratorio, per il taglio e la cucitura. Un lungo lavoro, una serie di momenti fondamentali.

Impegnativa è anche la preparazione della sfilata. È faticoso scegliere, dopo aver terminato la collezione, che capi far sfilare in passerella. Occorre provarli, vederli addosso e quindi creare una scaletta d’uscita, che in genere parte dai capi da giorno per passare dalla grande soirée, terminando con la cerimonia. Nella sfilata autunno/inverno non manca l’attenzione ai momenti vissuti in casa: il kimono in fantasia floreale e i colori accesi riscalderà i momenti di relax. Inoltre, ci sono capi e tessuti dedicati alle clienti più sportive: la giacca in neoprene e una tuta con scollo a V. 

Arriva quindi il momento della sfilata: qui, giocano un ruolo fondamentale le modelle, che vengono scelte anche in base alla location.

Per l’Urban Green Fashion Show scegliamo la ragazza della porta accanto, bella ma soprattutto simpatica, che abbia voglia di lavorare divertendosi. Una donna in cui le altre donne si rispecchino; una donna che vorrebbero come amica. Per la sfilata presso l’hotel di lusso, rivolta ad un pubblico più maturo, invece, la scelta cade su modelle dai canoni estetici tradizionali, dalla bellezza irraggiungibile, che esaltino i capi, svettando sui tacchi a spillo. 

I due elementi, lusso e natura, si influenzano l’un l’altro se si parla di Urban Green Fashion Show, una sfilata-spettacolo a piedi nudi sull’erba. Un evento fresco e sbarazzino, scoppiettante, dedicato ad un pubblico che vuole mettersi in gioco, che ha voglia di sedersi sulle balle di fieno, di partecipare con le scarpe basse perché le location sono sempre angoli di verde urbano, all’aperto. Dopo anni di sfilate tradizionali, volevamo qualcosa di nuovo; le modelle imbronciate che facevano avanti e indietro sulla passerella ci avevano stufato e così abbiamo iniziato a pensare fuori dagli schemi”, rifacendoci al discorso dell’unicità e della distinzione nel campo. 

Mettiamo la comunicazione al primo posto. Lavoriamo costantemente per selezionare gli scatti giusti, le frasi che ci emozionano, le parole che meglio ci rappresentano. Non investiamo granché nella sponsorizzazione: ci piace che la gente passi a conoscerci, per poi parlare bene di noi.

Questo risvolto ‘umano’ si nota nei post di Facebook, ma soprattutto nel post-sfilata, quando le clienti possono toccar con mano il lavoro portato avanti e provare direttamente in loco il capo che le ha colpite in passerella! 


FONTI
Intervista con Manuela Draghi

CREDITS
Copertina (pic by me)
Immagine 1 (pic by me)
Immagine 2 (pagina Facebook)
Immagine 3 (pagina Facebook)

 

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