“Fievel sbarca in America”: le migrazioni in chiave cartoonistica

Pochi di noi (forse) ricorderanno un grande classico del cinema per bambini di tanti anni fa: la storia di un topolino russo e della sua famiglia, fuggiti dalle persecuzioni nel loro paese natìo verso “la terra delle opportunità“, in particolare per allontanarsi dalla piaga dei voracissimi gatti. Parliamo di Fievel sbarca in America (originariamente An American Tail), regia di Don Bluth; una storia commovente che, nonostante sia ambientata nel 1886, trova riscontro in tanti eventi dell’epoca moderna.

“L’America… che paese!” dice Papa Toposkovich ogni sera ai suoi due figli Fievel e Tanya. Il sogno americano descritto ai bambini dagli adulti: formaggio in quantità, buchi in ogni strada e ovviamente…nessun gatto. Peccato che sia sufficiente nominare questi predatori per farli comparire dal nulla e causare morte e distruzione.
Dopo un assalto dei gatti cosacchi, i topi decidono di prendere il primo vascello in partenza dalla Germania verso la città di New York, affrontando una traversata lunga e pericolosa. Durante il viaggio, una tempesta colpisce la nave mentre Fievel osserva i pesci sul ponte, strappandolo alla sua famiglia, che lo ritiene scomparso.

Fortunatamente, il topolino raggiunge sano e salvo la Statua della Libertà in costruzione, dove viene aiutato dal piccione francese Henri, il quale lo aiuta a ritrovare la speranza: “mai dire mai, mio piccolo amico!”.
Nel suo lungo viaggio per la città in cerca della sua famiglia, Fievel incontra personaggi di tutte le forme e dimensioni: dal ragazzo italiano Tony Toponi allo strozzino Lucky Lo Ratto, dal politico democratico Johnny Onesto fino al gatto vegetariano Tigre. Ognuno di essi viene rappresentato con molteplici sfaccettature e caratteristiche.

Se da una parte compaiono personaggi “buoni”, generalmente figli di immigrati da ogni paese, dall’altra viene rappresentata anche l’America “cattiva” di quegli anni. Sfruttamento minorile, corruzione e mafia. Lo stesso Lucky Lo Ratto non è altri che un gatto travestito da topo, col compito di tenere in piedi un racket e un giro di estorsioni. I gatti, naturalmente, sono presenti in America e sono molto numerosi. Le persecuzioni proseguono senza sosta fino al giorno in cui tutti i topi, dopo essersi organizzati, costruiscono un gigantesco topo meccanico per terrorizzare i predatori e farli scappare su una nave diretta ad Hong Kong, liberando la città dalla loro presenza.

Il tema delle migrazioni è qui trattato in maniera lucida e diretta, adattando comunque l’argomento ad una audience  molto giovane. Nonostante questo, Fievel sbarca in America è da considerarsi sicuramente un film per grandi e piccoli, che mostra uno spaccato storico molto rilevante visto da una prospettiva del tutto inedita; gli esseri umani fanno spesso la loro comparsa, in un mondo perfettamente parallelo a quello dei topolini che vivono intorno a loro. Oltre a questo, il cartone animato tratta il tema dell’amicizia tra due creature notoriamente “in lotta”, il gatto e il topo, Tigre e Fievel, e persino il tema politico.

Johnny Onesto, leader del partito democratico, viene dipinto come il classico aristocratico arricchitosi nel nuovo mondo, alcolizzato e interessato unicamente a fare i propri interessi spacciandoli per altrui.
Questa analisi meticolosa dei vari volti della società di fine Ottocento è senz’altro il punto di forza maggiore in Fievel.
In conclusione, è più che lecito affermare che questa pellicola sia una delle più particolari e affascinanti degli ultimi trent’anni, in grado di insegnare la storia di un periodo che ha diviso il mondo in due.

FONTI

IMDb

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