Qual è il confine tra musica e poesia?

C’è davvero un confine tra musica e poesia? C’è davvero una linea di demarcazione, un limite oltre il quale il testo musicale non è più assimilabile al testo poetico? Le discussioni al riguardo davvero si sprecano, soprattutto a partire dal 2016, in seguito dell’assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura a Bob Dylan con la seguente motivazione:

For having created new poetic expressions within the great American song tradition.

L’assegnazione di questo premio è un’ulteriore dimostrazione di come la musica faccia parte della concezione che ognuno ha della poesia, essendo entrambe come le due facce di una stessa medaglia, dove l’una non può sussistere senza l’altra.

Il ritmo

La poesia, innanzitutto, non può in nessun modo essere svincolata dall’aspetto musicale che le è intrinsecamente proprio: gli aspetti metrici (come il metro utilizzato, la suddivisione o meno in strofe, la rima) contribuiscono alla creazione di un ritmo peculiare, di una musicalità che è propria di ogni componimento. Si può quindi ottenere, a seconda dei casi, un ritmo veloce e spezzato o uno decisamente più dolce.

Il cantautore Lucio Dalla

Ovviamente nemmeno il testo musicale può prescindere da questi stessi aspetti ritmici: a seconda dell’effetto voluto si possono ritrovare versi più o meno lunghi, con pause interne o no, con presenza di rima o meno, con una suddivisione dei versi in strofe o meno, e così via.

In Italia si ha una lunga tradizione di cantautorato che ha sempre dato una particolare attenzione a questa dicotomia. Numerosi artisti, come De André, Vecchioni, Dalla, Guccini e tanti altri come loro, hanno sempre avuto un occhio particolare per l’uso delle parole, e questo è facilmente percepibile anche all’orecchio di un ascoltatore poco esperto: l’evocatività di certi testi è tale da non poter palesemente essere il frutto di un ingenuo accostamento di parole.

Analisi filologica dei testi

Per tutti questi motivi è possibile analizzare i testi delle canzoni seguendo le linee guida che si userebbero per una poesia. Chiaramente, così facendo si taglia completamente la parte sonora di una canzone, che non è sicuramente marginale ma permette di cogliere la trama di fondo dei pezzi.

Questo esatto lavoro di analisi è stato effettuato dalla filologa Gabriella Fenocchio, che ha curato Canzoni (edito da Bompiani nel 2018), arricchendo i più famosi testi di Francesco Guccini di analisi e commenti. Grazie a questo lavoro è quindi possibile apprezzare aspetti delle tracce di Guccini che magari, a un semplice ascolto, non si riuscirebbero a cogliere: nel libro vengono analizzate le varie figure retoriche, gli aspetti metrici principali, i vari riferimenti e rimandi, letterari e non.

Ma, in fondo, ci sono differenze?

In sostanza, è più che certo che sia il testo di una poesia sia quello di una canzone siano testi poetici. Queste due tipologie però presentano delle differenze, come spiega bene il cantautore Roberto Vecchioni in un’intervista:

Sono testi poetici sia quelli della canzone che quelli della poesia; la domanda dovrebbe essere sulle differenze nella semantica, nella struttura dei testi di poesia e di canzone. Sono indubbiamente diversi, lo ha detto benissimo Bob Dylan, quando finalmente ha scritto qualcosa per accettare il Premio Nobel, spiegandone benissimo la differenza. Personalmente, quando scrivo io non penso mai di fare o non fare poesia, io scrivo sentimenti che vanno bene come musicati, e che arrivano perfettamente così alla gente. […] Le differenze sono grandi. La canzone concentra, mette tutto insieme, è rapida e veloce, come un fulmine; la sua idea ti deve arrivare subito, le metafore devono essere accettabili e comunicare all’istante, devono attivare dei link evocativi molto più diretti e facili rispetto alle metafore poetiche; la poesia invece gode di una libertà immensa, ha una sua ritmica e notazione interna, per cui non ha bisogno di musica, ed è molto più astratta: parte da dove vuole, non ha tempo e spazio, e spesso c’è da fare uno sforzo per capire qual è il suo centro; in una canzone invece il centro lo capisci subito.

Quindi…

Nonostante si possa arrivare a pensare che questi due elementi siano esattamente la stessa cosa, è necessario evidenziare una differenza essenziale. Questa differenza è data proprio dalla natura stessa della canzone, che ha bisogno di essere capita nell’immediatezza dell’ascolto. Certo, sicuramente i testi più ermetici possono arrivare al ricevente solo previo ascolto molto attento (o plurimo), sta di fatto che il fulcro del testo musicale è la comunicabilità: un poeta può permettersi il lusso di essere molto più “oscuro” e ostico rispetto a un cantante.

Quali che siano le motivazioni per cui gli uomini del XXI secolo preferiscono di gran lunga la canzone alla poesia, bisognerebbe sempre avere presente che si tratta in entrambi i casi di testi poetici, e che la parola ha delle potenzialità immense che non vanno ignorate.

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