Arlecchino maschera intramontabile

Arlecchino, da tutti conosciuto come il bambino birichino della Commedia dell’Arte, ha un’estesa tradizione leggendaria alle spalle. La storia narra di un bambino nato in un quartiere bergamasco; a causa della povertà, la mamma ricama per lui un abito di pezza multicolore, utilizzando scarti di tessuto. Rispetto alla leggenda, il costume di Arlecchino, personaggio di Commedia dell’Arte, è più elegante: i colori si conservano nelle losanghe. La maschera è scura, anche se i tratti del volto sono infantili e burleschi e, in testa, porta un berretto bianco. Il Piccolo Teatro, nella messa in scena goldoniana “Arlecchino servitore di due padroni”, ha ripreso l’eterna tradizione di questa maschera, rendendo immortale, insieme ad essa, anche lo spettacolo.

L'”Arlecchino servitore di due padroni”, regia di Strehler, va in scena per la prima volta al Piccolo Teatro nel 1947. Marcello Moretti, primo attore nel ruolo di Arlecchino, ha costruito il personaggio collaborando con Sartori e con Jacques Lecoq. A seguito dell’attenta analisi degli atteggiamenti delle sculture dei personaggi di Commedia dell’Arte, Moretti ha scolpito un corpo e una fisicità adatti ad una maschera brillante, scaltra ed energetica. In Commedia dell’Arte, infatti, le espressioni del viso sono celate dalla maschera: emozioni e sentimenti, solitamente trasmessi attraverso quest’ultimo, devono necessariamente essere comunicati da un corpo vivo. Inizialmente la maschera era dipinta sul viso; solo in seguito, nel 1948, è stata costruita sul modello di quelle di Commedia dell’Arte. Il secondo e attuale interprete protagonista è Ferruccio Soleri. Fino alla morte di Moretti, avvenuta nel 1963, Soleri si è limitato alla copiatura di un personaggio già costruito. Contattato da Strehler, venuto a conoscenza delle abilità e delle naturali predisposizioni per questo ruolo, per sostituire Moretti durante alcune repliche, è poi stato assunto, alla sua morte, come attore principale. Soleri dichiara di aver iniziato a recitare all’università in modo amatoriale, per poi vincere il concorso all’Accademia di Roma. A partire dall’età di dieci anni, a fronte di una forte passione, ha appreso l’arte circense. Alla morte di Moretti, posta richiesta di Strehler, Soleri ha personalizzato il suo Arlecchino, rendendolo un personaggio unico e  personale. Le differenze tra le due maschere diventano profonde: l’Arlecchino di Moretti era più rozzo, più concreto e terreno (dichiara l’attore Franco Graziosi), mentre quello di Soleri è più “farfallino”, meno legato al terreno. Inoltre, proprio grazie all’arte circense appresa in gioventù, la maschera assorbe le numerose acrobazie.

L'”Arlecchino servitore di due padroni” di Strehler viene definito uno spettacolo fatto di niente. La scenografia è povera, costituita soltanto da candele: molti critici ritengono che ciò sia dovuto all’imminente morte del regista. Strehler ha voluto uno spettacolo semplice e spoglio. I costumi sembrano quasi di carta; in particolare, quello di Arlecchino differisce da quello dello zanni poiché non è bianco, ma costellato da toppe, è leggero e aderente per agevolare i movimenti e le acrobazie.

Ferruccio Soleri, concordando con il realismo poetico di Strehler, ha creato una perfetta commistione tra il grottesco di Commedia dell’Arte e il realismo e l’istintività del bambino. Alla domanda su quale sia il lavoro dell’attore Soleri risponde:

La grande difficoltà è nel far credere al pubblico di essere quel personaggio.

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