Castrazione chimica al voto. Salvini conduce la sua battaglia

A seguito dell’ennesimo stupro avvenuto il 12 aprile scorso in un pub di Viterbo, in cui una donna di 36 anni ha subito abudi da due ormai ex militanti di CasaPound, Francesco Chiricozzi e Riccardo Licci -i quali sono stati dichiarati colpevoli per lesioni personali aggravate e violenza sessuale di gruppo- il leader del Carroccio Matteo Salvini, ha riportato in auge la discussione sull’introduzione della castrazione chimica volontaria in Italia. Per la verità, il leader del Paese aveva posto l’attenzione sull’argomento già a partire dai fatti di Catania del 15 marzo scorso, quando una giovane statunitense di appena 19 anni, ospitata da una famiglia siciliana per lavorare come ragazza alla pari, è stata violentata (si presume poiché la sentenza non è ancora definitiva per i colpevoli) da tre giovani catanesi: Agatino Valentino Spampinato, Salvatore Castrogiovanni e Roberto Mirabella.

Salvini si dice convinto circa l’indiscutibile validità della sua proposta, anche se non la pensa così il suo compagno di gabinetto il Ministro Luigi Di Maio, il quale si è mostrato assolutamente contrario. Per questo motivo il ministro degli Interni Salvini ha indetto una raccolta firme in tutte le piazze italiane il weekend del 4 e del 5 maggio, perché sostiene vivamente che questa debba essere una scelta democratica, una sorta di plebiscito insomma, così che il popolo possa far sentire la propria voce. Nella giornata di sabato 4 maggio sono state raccolte circa 50mila firme a sostegno della proposta leghista. La stampa ha intervistato alcuni tra i firmatari e le loro risposte però hanno messo in luce quanto sia lacunosa la conoscenza circa l’argomento.

Ed è proprio su questo punto che insistono il leader del M5S Di Maio e l’opposizione Dem, anch’essa contraria alla castrazione chimica. Prima di tutto bisogna mettere in chiaro che c’è una grande differenza tra castrazione fisica e chimica, la prima appunto prevede l’amputazione del genitale maschile, la seconda invece consiste nella somministrazione di farmaci allo stupratore o pedofilo che sia, al fine di inibire la sua tendenza sessuale e di diminuire la produzione di testosterone. La somministrazione è assolutamente volontaria, dunque sarebbe il condannato ad accettare o meno di sottoporsi al trattamento, in cambio di uno sconto della pena. Secondo Salvini così facendo il problema si risolverebbe alla radice, dato che una volta in libertà questi individui non sentiranno più l’incontrollabile voglia sessuale che li ha portati a commettere il reato. In realtà tutto dipende dalla continuità della “cura”, perché appunto sarebbe difficile accertarsi che ognuno assuma le medicine costantemente. Altra questione discussa dall’opposizione è il fatto che chi commette un simile reato debba stare in prigione per tutto il tempo ordinato dal giudice e scontare la pena, che ovviamente s’intende debba essere rieducativa.

Eppure Salvini insiste e porta avanti la sua battaglia per difendere donne e bambini, trovando un ampio sostegno tra i suoi elettori. Questo è quanto rivelano i dati raccolti dalla SWG (istituto fondato nel 1981 che conduce ricerche di mercato per capire i trend della politica, della società e del mercato), infatti l’80% dei suoi elettori è favorevole alla castrazione chimica, anche se uno sguardo più generale mostra che gli italiani favorevoli sono in tutto il 58%-60% della popolazione, registrando un calo considerevole se si pensa che in passato il dato si assestava intorno al 75%. Ma Salvini non vuole desistere e in un’intervista rilasciata a Repubblica insiste:

“Le anime belle che a sinistra o anche tra i 5 stelle dicono che la castrazione è incivile: chi mette le mani addosso ai bambini e alle donne è un maiale, un pervertito e non deve farlo più: è quello l’incivile, non una cura democratica e pacifica”.

Parlando con i giornalisti di Repubblica, il Ministro degli Interni rincara la dose dicendo, in poche parole, che a lui non interessa se ai Cinque Stelle non piace questa legge, perché chi stupra donne o bambini deve essere punito impedendoglielo per sempre.

Infine, a sostegno della sua tesi, Salvini si appella all’esempio dei paesi europei come Germania, Francia, Belgio, Svezia, Finlandia, Norvegia, Danimarca, Islanda, Estonia, Ungheria, Lituania, Regno Unito e Polonia (qui obbligatoria e non volontaria). A livello internazionale, invece, possiamo citare: gli Stati Uniti, più precisamente California, Florida, Georgia, Louisiana, Montana, Oregon, Texas e Wisconsin; poi ancora Argentina, Australia, Israele e Nuova Zelanda. Dunque secondo il premier essendo la castrazione chimica già sperimentata da diverse nazioni, molte delle quali europee, perché non potrebbe essere introdotta anche in Italia?

 

 

 

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