Figli che uccidono genitori: quali sono i motivi di tali comportamenti?

Lucia Benedetto, una donna di quarantanove anni, è stata trovata morta martedì 23 aprile 2019, a Sesto San Giovanni nella sua casa, al primo piano del condominio al civico 60 di via Sicilia. La donna è stata trovata con una ferita importante nella gola e, attorno al taglio principale, gli investigatori hanno “fotografato” altre ferite più leggere. Ma chi è stato a commettere un’atrocità del genere? A sgozzarla sarebbe stato il figlio della vittima, un ventunenne di nome Corrado.

Girolamo, 54 anni, marito della vittima, ha scoperto il cadavere dopo essere rientrato a casa da lavoro. L’uomo, inoltre, ha trovato l’abitazione chiusa dall’interno e in perfetto ordine. Il colpevole dopo l’accaduto è scappato di casa, senza però né soldi né cellulare con sé. I carabinieri dopo la tragedia hanno provato a cercarlo per tutta la serata e per tutta la notte, ma senza risultati.  Invece, successivamente, ovvero mercoledì 24 aprile 2019, la caccia al colpevole ha avuto il risultato sperato: il figlio della vittima è stato fermato da una pattuglia del Radiomobile in via Avogrado, nei pressi di Cinisello Balsamo. Il giovane ha anche cercato di opporre resistenza e di fuggire, ma senza riuscirci.

Non era la prima volta che il ventunenne scappava da casa, qualche mese fa era già accaduto. Ma cosa ha spinto il ragazzo a compiere questo orrendo gesto? Il motivo specifico ancora non è chiaro, si sa solo che il giovane soffriva di disturbi comportamentali. Inoltre, al momento dell’interrogatorio, il colpevole era in forte stato confusionale e non è riuscito ad aprire bocca davanti agli inquirenti.

Non è la prima volta nella storia della cronaca nera che un figlio uccide un genitore. Tanti sono stati i casi di parricidio. Tra questi casi possiamo ricordare il famoso caso di Pietro Maso: un giovane ventenne che, nel 1991, insieme a degli amici, uccise i suoi genitori attraverso l’utilizzo di vari oggetti, per appropriarsi di parte dell’eredità.

Possiamo ricordare anche il Delitto di Novi Ligure, che nel 2001 ha visto protagonista una sedicenne di nome Erika De Nardo, la quale ha ucciso madre e fratello a coltellate, con l’aiuto del fidanzatino diciassettenne, Omar Favaro. Omar ed Erika hanno ucciso senza una reale motivazione, solo per l'”odio” che Erika provava nei confronti della sua famiglia.

Un ulteriore caso è quello di Federico Bigotti: un ragazzo ventunenne che nel 2015 ha ucciso sua madre a coltellate. Perché? L’omicidio è avvenuto per futili motivi e in occasione dell’ennesimo litigio; non era la prima volta che il ragazzo minacciava di morte la madre, ma quello che sconvolge maggiormente è che il giovane omicida si sia fatto un selfie, per poi postarlo su Instagram con l’hastag #riposainpacemamma, ventiquattro ore dopo il delitto. Per questa ragione Federico è stato dichiarato incapace di intendere e di volere e quindi trasferito in una REMS di Volterra nel 2017 (dopo un’attesa di oltre un anno per mancanza di posti).

Insomma, tanti sono i casi di figli che uccidono i genitori, ma perché ciò accade? Quali sono le cause di questo atroce comportamento?

Secondo Lino Rossi, specialista in criminologia clinica e docente di psicologia dello Sviluppo all’Istituto Universitario Salesiano di Venezia, “non esiste una sola causa di fronte a situazioni così particolari”. La prima cosa che deve essere tenuta in conto è la presenza di problematiche psicopatologiche gravi. In secondo luogo è importante considerare la possibile interazione con stupefacenti, che secondo Rossi “spesso ha una duplice radice: una si esprime nella dipendenza patologica e l’altra nell’agito criminale”.

Bisogna anche tenere presenti tutti i problemi che riguardano la storia della relazione affettiva all’intero della famiglia. Se i genitori dimostrano poco affetto verso i figli, può verificarsi un allontanamento da parte di questi ultimi. Ma non solo: possono verificarsi anche manifestazioni di aggressività, che includono appunto l’omicidio. Secondo Lino Rossi ciò è “un elemento che ha particolare valore soprattutto oggi, in cui c’è la tendenza a creare rapporti più freddi con i figli rispetto al passato”.

E sono proprio questi ultimi problemi la causa principale di matricidi e patricidi. Secondo il criminologo Francesco Bruno questo succede perché:

“I parenticidi, seppur orribili, si possono capire. Nessuno nasce omicida, ma se un giovane arriva a compiere un delitto è chiaro che la responsabilità sia dei genitori. Ai genitori non frega niente dei figli. È fallita la famiglia, la scuola e la società: i ragazzi sono le vittime.  A causa di ciò i ragazzi arrivano a compiere delitti di questo genere come se usassero i videogiochi”.

Di certo queste parole sono molto forti e, forse, non unanimamente condivisibili. La mente umana è ricca di misteri e arrivare ad una soluzione finale per comprendere questo tipo di comportamenti non è facile. In definitiva, è meglio prevenire che curare: i genitori dovrebbero stare più vicini ai figli e comprenderne i disagi, per cercare di curare eventuali sfumature di comportamento che fanno loro soffrire.

Ma sarà vero che non si nasce omicidi? La colpa è solo dell’educazione in famiglia o scolastica?

 

 

 

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