Geo Poletti a Palazzo Reale: quando ‘insorge’ la natura morta

Ruggiero Poletti (1926-2012), conosciuto dai più con il soprannome di Geo, è stato un intellettuale eclettico, un filantropo, un pittore e collezionista milanese che le nuove generazioni molto probabilmente non hanno avuto modo di conoscere o del quale non hanno proprio sentito parlare.

Ma nessun problema! Siamo ancora in tempo per farci qualche idea, addentrandoci nella sua vita.

Poletti, un connaisseur di finissima levatura culturale, ha dedicato la propria esperienza artistica alla collezione di opere di pregio e in particolare a quelle di tema naturalistico, e il suo operato è riapparso recentemente sulle scene espositive milanesi.

Le nature morte di Geo Poletti è il titolo della mostra totalmente gratuita, dedicata alla collezione privata di questa eccentrica figura. L’esposizione, che ha avuto luogo al Palazzo Reale di Milano fino a domenica 24 marzo, si è concentrata singolarmente su quelle opere tanto predilette da Poletti per la loro forte carica emotiva, il più delle volte snobbata da molti.

I curatori del catalogo, Paolo Biscottini e Annalisa Zanni, hanno attentamente selezionato alcuni piccoli tesori che abbiamo deciso di raccontarvi e descrivervi un po’ più nel dettaglio, anche per confrontarsi con chi ha vissuto la sorpresa di un tour fin de siècle, trascorso in compagnia o anche in solitaria contemplazione.

In particolare, sin dalla prima sala, si saranno potute scrutare alcune tele, principalmente d’autori lombardi o fiamminghi, realizzate a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo. Tra queste ha svettato in primo piano un Evaristo Baschenis che dipinge Natura morta con cesto di mele, piatto di prugne, meloni e mele (1650 ca.), offrendo al visitatore un singolare spunto di connessione allo stile caravaggesco della Canestra, specialmente per quanto riguarda l’influenza tecnica dell’uso modico e calcolato d’alternanza di luci e ombre.

Evaristo Baschenis. Polli e anatra appesi e frattaglie sopra tagliere. Olio su tela. 92 × 50 cm. Collezione Privata.

L’influenza fiamminga viene invece raggruppata in alcune opere che mostrano una selezione di raffinati colombi ornamentali, tipicamente connessi alla tematica descrittivo-ornitologica, consueta nelle nature morte olandesi di fine Seicento. Diverse varietà di colombi in un paesaggio, di autore ignoto, descrivono dieci esemplari di uccelli raffigurati con perfetta eleganza, ognuno nell’atto diverso e caratterialmente atipico che li accomuna. Piume iridescenti, petti che tubano, amoreggiamenti e persino l’atterraggio planato di un piccione.

Interessante da riportare anche l’opera Un piatto di pesche (1720 ca.), curiosa e utile per illustrare gli esempi strutturali e rari che perseguono lo stile anti-barocco del primo Settecento, tendenza vicina ai canoni di Giovanni Ceruti, autore che Poletti conosceva bene e del quale discuteva sovente in compagnia di Giovanni Testori, oltre che con l’amico Roberto Longhi.

Poletti e Testori – è bene ricordarlo – furono un’accoppiata unica che contribuì alla scrittura privata e al commento ‘personalizzato’ della storia dell’arte a partire dal Seicento fino alla pittura informale che troviamo nelle pennellate di artisti del Novecento come Ennio Morlotti.

Quest’ultimo autore, a proposito, condizionò il Poletti-pittore, in modo particolare nella realizzazione di alcune opere degli ultimi anni della sua vita, trascorsi in una villa d’epoca acquistata dal FAI a Bellagio, sul lago di Como.

Sarà proprio in questa villa che Poletti dipingerà uno dei suoi lavori più intimi, riportandosi in prima persona, come soggetto principale, sulla tela più grande da lui mai creata; in un autoritratto nudo, deposto su un letto, avvolto da bianche lenzuola e illuminato da una luce riflettente che astrae le sfumature del bianco e del nero, e finanche le tonalità neutrali e saturate del grigio.

Ci sentiamo in dovere di parlarvi di questa mostra, perché nel potpourri che è stato esposto e ben suddiviso nelle sale di Palazzo Reale, si riversa il pluristilismo multi-grafico di molte epoche con varie declinazioni e momenti della storia dell’arte.

Per chi c’è stato, non è esistita la noia. I dettagli illustrati sono sempre molti, come sono molte le opportunità per scovarne di nuovi.

 


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