“Chiamatemi Anna”, in attesa della terza stagione

Chiamatemi Anna è una serie tv firmata Netflix che si ispira al celeberrimo romanzo Anna dai capelli rossi di Lucy Maud Montgomery, dato alle stampe nel 1908. La prima stagione di sette episodi è uscita nel 2017, la seconda di dieci puntate risale al 2018 e i fan sono attualmente in attesa della terza, per la quale è confermata la realizzazione di dieci episodi. L’adattamento è un’opera di Moira Walley-Beckett.

La protagonista è Anna, una ragazzina dai capelli rossi non particolarmente carina ma carismatica, intelligente, logorroica, accanita lettrice, romantica e con una fervida immaginazione. La piccola è orfana ed ha vissuto una serie di esperienze traumatiche sia in orfanotrofio sia presso le famiglie che l’anno adottata o l’hanno ingaggiata per badare ai figli naturali. Anna verrà adottata da una coppia di fratelli non sposati in età avanzata, Marilla e Matthew Cuthbert; inizialmente la coppia avrebbe voluto un maschio e non accettano la ragazzina giunta per un errore dall’orfanotrofio, ma presto impareranno ad amare Anna. In seguito ad una serie di fraintendimenti e al suo carattere esuberante, Anna faticherà non poco a farsi accettare dai compaesani e dalla famiglia. La prima stagione è particolarmente tragica e si sofferma sul faticoso inserimento di Anna nella nuova famiglia tra traumi, abbandoni e incomprensioni, la seconda invece assume tinte più spensierate in quanto racconta la vita della protagonista ad integrazione già avvenuta nel villaggio.

L’attrice che interpreta Anna non è una ragazzina graziosa, conformemente al personaggio, ma ha un volto molto caratteristico, difficile da dimenticare e straordinariamente espressivo. Le doti recitative di Amybeth McNulty, questo è il nome della giovane artista, sono precoci e sapientemente coltivate, perciò ci auguriamo per lei una straordinaria carriera.

La protagonista e molti dei personaggi principali sono bambini alla soglia della pubertà, tuttavia la serie tv non è rivolta solo agli adolescenti in quanto affronta tematiche molto serie come la condizione femminile nei primi del Novecento, il lavoro minorile, la povertà, l’analfabetismo dilagante, la discriminazione degli afroamericani, l’omosessualità, il corretto modo in cui un insegnante deve approcciarsi ai ragazzi, l’educazione dei figli, il bullismo, l’obsoleta mentalità dei primi del Novecento e molto altro ancora. Solitamente i personaggi si approcciano a tali tematiche secondo il seguente schema narrativo: in un primo momento si mantengono ancorati alla mentalità ottocentesca, che allo spettatore appare antiquata e controproducente, ma grazie alla riflessione e all’empatia maturano il proprio personale ed evoluto punto di vista adottando un approccio moderno, novecentesco se non addirittura del terzo millennio. Nel villaggio si diffonde pace e armonia grazie alla maturazione culturale, ne consegue che si crea una situazione quasi anacronistica, perché la mentalità moderna sconfigge quella dell’epoca in cui è ambientato il racconto.

Talvolta trionfa il regresso, come quando i due truffatori fanno cadere il villaggio in preda alla febbre dell’oro. Il villaggio era accecato dalla sete di ricchezza e dall’ottusità, salvo pochi personaggi con cui lo spettatore si schierava, provando un senso di sdegno e ingiustizia. Anche quando il villaggio non mostra di avere un atteggiamento moderno, il telefilm trasmette un messaggio in favore del progresso e della mentalità del pubblico.

Conformemente a quanto crediamo noi spettatori del terzo millennio, ciascuno dei personaggi del telefilm appare simpatico e intrigante nella sua unicità, perché essere diversi è un valore a scapito del conformismo. Ne consegue che Anna si differenzia dal gruppo dei suoi amichetti per la passione per la letteratura, la sua dolce amica Diana risalta per il suo talento come pianista, Gilbert è un brillante studente, Cole è uno straordinario artista e Ruby è molto romantica.

E’ doveroso menzionare i costumi di scena, finalizzati ad identificare immediatamente la classe sociale del personaggio per rappresentare la disparità sociale che piagava l’epoca di Anna. Ma i costumi rappresentano anche la mentalità e la personalità dei personaggi: Marilla ha un atteggiamento molto puritano e non sopporta le donne e le ragazze troppo eleganti, di conseguenza gli abiti della figlia adottiva Anna sono molto più sobri di quelli delle compagne; Diana è di famiglia benestante, pertanto i suoi vestitini saranno raffinatissimi; gli indumenti del bracciante Jerry sono umili e anonimi; la maestra tanto amata da Anna è invece una ribelle senza corsetto e, talvolta, indossa i pantaloni.

L’azione si svolge in Canada – il telefilm è dopotutto una produzione Canadese – nei primi del Novecento, ciò è evidente dal clima freddo, dalla fauna boscosa e dai continui riferimenti spazio-temporali. Le scene sono state girate in Ontario, anche se parte delle riprese si svolsero sull‘Isola del Principe Edoardo, in cui è ambientato il romanzo. Gilbert nei suoi viaggi approda ai tropici, ravvivando l’atmosfera introducendo un paesaggio completamente differente da quello in cui si svolge la vicenda di Anna.

Nonostante il telefilm abbia ottenuto successo e sia un prodotto di qualità, merita una nota negativa la sigla, che ritrae Anna ed alcuni animaletti in una folta vegetazione; le immagini ricordano un’illustrazione d’epoca, la colonna sonora assomiglia ad un brano country. Il breve video è stato realizzato al computer in modo molto poco realistico e lo zampino di qualche programma di videomaking risulta troppo evidente, pertanto si è guadagnato una bocciatura.

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