DiaDay: Farmacie e nuove tecnologie contro il diabete

Da lunedì 12 novembre a domenica 18 si è celebrata la seconda edizione dei DiaDay, la campagna nazionale di screening del diabete effettuata gratuitamente dalle farmacie.

L’iniziativa è stata prorogata fino a sabato 24 novembre in 157 farmacie di Federfarma Verona.

Invito tutti i cittadini ad approfittare della prosecuzione del Diaday che offre controlli totalmente gratuiti importantissimi per la salute -dice Marco Bacchini, presidente di Fedefarma a Verona. Si tratta di pochi minuti che hanno un enorme valore, visti i dati del 2017, quando a livello nazionale, durante il primo anno del Diaday, su oltre 140 mila soggetti monitorati nelle farmacie italiane, furono evidenziati 19.000 soggetti cosiddetti “pre -diabetici” (13%) di tutte le fasce di età, ma con prevalenza di ultra sessantenni e 4 mila e 400 (3%) risultarono diabetici; si tratta di pazienti che erano totalmente ignari di esserlo e che a conclusione del percorso diagnostico hanno iniziato il percorso terapeutico. La diagnosi precoce è, infatti determinante per approcciare la malattia prima che essa diventi invasiva, tanto da essere addirittura mortale.

Insulina – do czego potrzebna jest insulina? Sposoby podawania i rodzajeLe farmacie ad aver aderito quest’anno sono 6.500 milioni sul territorio nazionale, facilmente individuabili dagli abitanti delle città grazie a un servizio di geolocalizzazione. Viene inoltre offerta da Fedefarma la compilazione di un questionario anonimo online: l’inserimento di molteplici dati a cura del farmacista all’interno dello stesso, correlato al valore glicemico misurato, permette di verificare, tramite uno specifico punteggio rilasciato dall’applicazione informatica, il rischio del soggetto di sviluppare il diabete. La farmacia provvederà poi a indirizzare i pazienti a rischio verso un medico generale competente in materia o un diabetologo.

La prevenzione è decisamente essenziale, poiché spesso questo male è latente e le persone non riescono a coglierne i segnali; basti pensare che in Italia circa 1 milione di abitanti non è consapevole di essere malato e che circa la metà della popolazione non conosce del tutto in cosa consista e come possa essere diagnosticato.

Il diabete è una malattia cronica caratterizzata da un consistente aumento della quantità di glucosio nel sangue, ovvero la glicemia, a causa, il più delle volte, dell’inefficacia biologica dell’insulina, ovvero l’ormone prodotto dal pancreas che si occupa di controllare il livello di zucchero nel nostro sangue.

Ma come è possibile capire se si è diabetici o no? Al di là della prevenzione esistono alcuni sintomi comuni a tutti coloro che soffrono di tale malattia: la poliuria (aumento del volume delle urine), la polidipsia (aumento della sete), la polifagia (aumento della fame),improvvisa perdita di peso, eccessiva stanchezza e vista oscurata.

Esistono 3 tipi differenti di diabete: il diabete di tipo 1 o giovanile, di tipo 2 e di tipo 3 o gestazionale che colpisce soprattutto le donne in gravidanza. Chi è malato è tenuto a seguire una dieta equilibrata e diverse terapie a seconda della tipologie elencate sopra. E’ inevitabile, inoltre, un cambiamento significativo del naturale stile di vita che incide sull’autostima e sul ritmo sonno-veglia.

Il diabete non indebolisce solo il corpo ma anche la psiche. Dal punto di vista psicologico, nel momento in cui si riceve la diagnosi, si innesca nel paziente una miscellanea di emozioni: paura del rifiuto, senso di solitudine, abbandono , negazione del problema, ansia, rabbia e tristezza.

Ma chi soffre non è mai lasciato solo; infatti, la continua evoluzione della medicina sta progressivamente permettendo ai diabetici di vivere una vita piena grazie a nuove tecnologie studiate ad hoc per monitorare la ipoglicemia (glicemia inferiore a 55 mg/dl) e il suo opposto, la iperglicemia (glicemia maggiore di 100 mg/dl).

Il meccanismo più diffuso è il monitoraggio di glicemia, un sensore in grado di misurare i livelli del glucosio nel liquido interstiziale, ovvero il compartimento posto tra il sistema vascolare, che trasporta il glucosio, e l’utente finale, rappresentato dalla cellula. I sistemi di monitoraggio potranno avvalorarsi sempre di più della “nuova digitalizzazione” che, attraverso lo sviluppo di App e Big Data, permetterà di creare una connessione sempre più forte e duratura tra medico e paziente. Sempre più frequentemente i pazienti si servono di microinfusori, ovvero dispositivi che erogano insulina in maniera continua e dotati di un sistema di controllo dei valori glicemici e di un trasmettitore di dati.

La parte essenziale in questo sistema -spiega Concetta Irace, professoressa di Scienze Tecniche Applicate alla Medicina dell’Università degli Studi Magna Grecia di Catanzaro- riguarda il monitoraggio. E’ fondamentale poter controllare i livelli di glicemia nell’arco delle 24 ore attraverso dispositivi adeguati. E’ composto da un sensore, posizionato sotto pelle, che raccoglie i valori che vengono inviati al suo trasmettitore il quale, tramite un algoritmo li converte in valori di glucosio. Questi dati, vengono poi trasmessi al paziente che li può monitorare con un’app sul proprio smartphone e, a questo punto, modificare il quantitativo di insulina da assumere e condividere, eventualmente, con lo specialista.

Pubblicato sulla rivista “Nutrition, Metabolism and Cardiovascular Diseases” uno studio dedicato, condotto in Italia dal CORESEARCH di Pescara in collaborazione con Medtronic e l’HEVA HEOR di Lione Pubblicati sulla rivista Nutrition, Metabolism and Cardiovascular Diseases i risultati di un importante studio sul rapporto costo/efficacia della terapia per il diabete di tipo 1 con microinfusore SAP (Sensor Augmented Pump therapy) in …

La medicina è assai ottimista sul diabete e il numero dei morti è diminuito esponenzialmente. Se fino alla prima metà del 1900 si pensava che l’unica conseguenza potesse essere la morte, ora la scienza è convinta di poterlo vincere grazie alla ricerca e alla prevenzione.

I dati parlano chiaro in proposito: prima della scoperta dell’insulina la sopravvivenza dopo la diagnosi era molto breve; il 50% dei pazienti moriva entro i primi 20 mesi della diagnosi e meno del 10% sopravviveva a 5 anni; oggi, invece, le due aspettative di vita sono quasi le stesse se ci si avvale di un’adeguata terapia. Insomma, la medicina parla chiaro: si può solo migliorare!

 

 

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