Dioniso e la danza delle menadi: un modello iconografico

E chi porta in sé Bacco, fa balzare correndo dal tirso la fiamma che leva in alto della sua face di pino, ed eccita con la danza e col grido richiama gli erranti gettando all’indietro l’onda lussureggiante dei suoi capelli che si sollevano in aria.

Euripide, nella tragedia Le Baccanti, descrive così la danza delle menadi all’interno del corteggio dionisiaco. Come un fermo immagine, riusciamo a visualizzare i tre elementi caratteristici del rituale: il tirso, la danza sfrenata e gli strumenti musicali che scandiscono il ritmo.

Quando, nel VI° secolo, il culto di Dioniso acquistò notevole importanza, furono a lui dedicate quattro feste, tra cui le Lenee. Il fulcro di questa celebrazione erano le danze estatiche in onore del dio ad opera delle baccanti. La manìa era il carattere fondante di questi movimenti: fomentate dal dio, le menadi entravano in uno stato di trance e possessione, durante il quale l’agitazione conferiva ai loro movimenti una declinazione coreografica.

Non avendo testimonianze dirette di tali pratiche, le uniche fonti cui ci possiamo riferire sono la letteratura e l’iconografia vascolare. Quest’ultima soprattutto ha dato modo a molti studiosi di delineare le modalità coreografiche ricorrenti e gli aspetti rituali che le hanno generate. Una grande studiosa di danze nell’antica Grecia, Lillian B. Lawler, nel suo studio sulle menadi, distingue tre diverse tipologie di danzatrici: convenzionali, ornamentali e straordinarie

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/2/23/Pittore_di_tarporley%2C_cratere_a_campane_con_satiro_e_menade%2C_395-385_ac_ca._03.jpg/459px-Pittore_di_tarporley%2C_cratere_a_campane_con_satiro_e_menade%2C_395-385_ac_ca._03.jpgLe menadi ordinarie presentano le caratteristiche proprie delle raffigurazioni più celebri: accompagnate dal doppio flauto o dal tamburello, seguono con movimenti piuttosto concitati il corteggio dionisiaco. Spesso notiamo torsioni del busto e ampie movenze delle gambe, il viso voltato verso l’effigie del dio o gli altri componenti del tiaso. I pepli sono leggeri e accompagnano il corpo nella danza audace che si sta componendo nell’intreccio di passi

Le danzatrici ornamentali sono ritratte invece mentre si esibiscono per un pubblico, accompagnate dalla musica e muovendosi con eleganza e delicatezza, caratteri che non sempre coincidono con quelli propri del tiaso. Hanno una parvenza più solenne e composta, i passi sono appena accennati e le vesti rimangono aderenti al corpo.

Infine le menadi straordinarie, uniche nel loro genere per portamento, costumi e attributi. I movimenti sono portati all’estremo eccesso: le ginocchia che si piegano in modo quasi innaturale, la testa e il busto riversi all’indietro e il chitone esageratamente drappeggiato. L’idea è quella di una danza sfrenata in cui ogni parte del corpo viene attivamente coinvolta.

Queste tre tipologie trovano respiro in tutta l’iconografia vascolare greca, nei vasi a figure nere e a figure rosse, seppur in modalità differenti. L’età arcaica predilige una rappresentazione più solenne. Gli artisti si concentrano sulla ripartizione precisa dei ruoli durante il rito e sulla fissità dei personaggi, dovuta anche alla scelta di forme vascolari allungate e strette.

Il V° secolo vede invece la trasformazione e la rinascita del culto dionisiaco, in termini più liberi. Anche l’evoluzione delle forme vascolari gioca un ruolo molto importante, perché le coppe permettono di ritrarre menadi impegnate in grandi movimenti. È in questo periodo che le danze dionisiache sono realmente connesse al culto, anche in forma plateale. Non erano infatti rare le cerimonie che vedevano le menadi dimenarsi come se fossero possedute. Questo fu uno degli effetti dello sviluppo artistico e filosofico dell’epoca periclea. Il momento di massimo fulgore per la Grecia in tutte le arti, compresa la danza, trova spazio nella democrazia. Non è ovviamente una coincidenza.

FONTI

L. B. Lawler, The dance in ancient Greece, University of Washington Press, Seattle, 1967

L. B. Lawler, “The Maenads: a contribution to the study of the dance in ancient Greece”, Mémoire of the American academy in Rome, Vol.6, 1927, pp. 69-112

M. C. Villanueva Puig, Ménades. Recherches sur la genèse iconographique du thiase féminin de Dionysos, Ed. Les Belles Lettres, Parigi, 2005

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