di Federico Lucrezi
Chiesa delle genti. È il nome piuttosto evocativo scelto dal nuovo arcivescovo di Milano Mario Delpini per il sinodo minore appena aperto.
Chi è Mario Delpini?
Depini, subentrato al predecessore cardinal Angelo Scola, che come consuetudine ha rassegnato le dimissioni al compimento del settantacinquesimo anno di età, è considerato il prototipo del cardinale bergogliano.
![](https://i0.wp.com/www.chiesadimilano.it/wp-content/uploads/2017/06/scola-delpini.jpg?resize=483%2C362)
Uomo semplice per natura, ambrosiano da sempre, il nuovo arcivescovo conosce la diocesi milanese come le sue tasche. Prima insegnante di greco, ha poi ricoperto diverse importanti cariche: dalla nomina a vescovo ausiliario nel 2007 fino a diventare, nel 2014, vicario episcopale per la formazione permanente del clero. Da luglio è a capo della più grande Diocesi del mondo. Mario Delpini è certamente un uomo colto, ma senza ostentazioni. Intellettuale ma non intellettualoide. La sua lettera ai neodiciottenni pubblicata qualche settimana prima dell’election day del 4 marzo – bellissima, puntuale e concreta – ne è un ottimo esempio.
Chiesa delle genti
La componente straniera nella diocesi di Milano è passata dal 2% a oltre il 13% solo negli ultimi 30 anni. Sono numeri importanti. Il tessuto sociale della città è profondamente mutato e mai come oggi è forte la necessità di fare sintesi, mettersi in discussione e allargare lo sguardo. Nuove realtà da capire e incontrare, nuove prospettive, nuove strade da percorrere.
È questo il quadro in cui si inserisce Chiesa delle genti, il sinodo minore aperto da Mario Delpini in questi primi mesi di 2018.
L’obiettivo conclamato è quello di ampliare e adattare il 47° Sinodo diocesano, che nel 1995 voleva interpretare una Chiesa che opera un paziente discernimento, valutando con oggettività e realismo il suo rapporto con il mondo e con la società, alla luce dei profondi mutamenti che in questi anni hanno avuto luogo.
Il complesso iter che porterà a fine anno all’approvazione del documento finale, è preceduto da una prima fase interlocutoria che coinvolgerà capillarmente ciascuna realtà parrocchiale e non della città. Sacerdoti, consacrati, educatori, consiglieri pastorali, ma anche comunità di migranti e amministratori locali sono chiamati al dialogo, all’ascolto e alla riflessione a partire dalle tracce specifiche diffuse dalla diocesi. Tutte le riflessioni, le proposte, le idee emerse dai dialoghi andranno a costituire una fotografia della realtà milanese e del tempo che viviamo scattata con gli occhi di chi quotidianamente si sporca le mani sul territorio vivendone le mille sfaccettature.
L’obiettivo – ha spiegato Mario Delpini – non è un immediato adeguamento dei servizi sul territorio, ma una maturazione di un’esperienza di Fede che possa crescere nell’incontro e nello scambio a cui il nostro tempo ci sottopone.
Il sinodo minore è appena all’inizio del suo percorso, quanto saprà essere incisivo è ancora tutto da scrivere. Quel che è certo è che siamo di fronte a un’iniziativa preziosa, anche in chiave laica considerando la portata dell’impatto sociale e assistenziale della Chiesa di Milano sul territorio, per dialogare, guardare ai fenomeni migratori e alle trasformazioni del tessuto sociale da una prospettiva differente.
Una buona occasione per tutti.
FONTI