Lo spettacolo perfetto: alta moda e teatro

Quando si parla di teatro spesso si associano alla scena anche gli splendidi costumi indossati dagli artisti che si esibiscono sul palco. Non è raro, infatti, trovare tra i creatori di questi abiti grandi nomi dell’alta moda, in particolare celebri stilisti italiani, che riescono a lasciare la propria traccia oltre le passerelle. Dal kimono di Roberto Capucci per la soprano Raina Kabaivanska a “Il flauto magico” mozartiano “vestito” da Romeo Gigli, la lista del connubio tra arte e moda è molto lunga.

Nel 1987 Gianni Versace disegnò gli abiti di scena per una “Salomé” rivisitata da Robert Wilson, abiti dal gusto gotico, ricchi di volant e veli; uno stile che il New York Times ha definito “post-modernist-punk”. Negli anni Novanta, Versace si dedicò alla creazione del costume per la Contessa, protagonista del “Capriccio” di Strauss: il lungo abito nero è interamente ricoperto di cristalli che ricreano le fantasie geometriche della pittrice Sonia Delaunay. Negli Ottanta invasero la scena teatrale le sorelle Fendi che, utilizzando il loro capo prediletto, la pelliccia, crearono meravigliosi abiti da scena per diverse opere liriche. Tra i costumi più celebri i sessantatré abiti di jeans con inserti floreali di pelliccia per la “Carmen” e il mantello color cipria per Raina Kabaivanska nella “Traviata”. Nella prima metà degli anni Novanta, è il turno di Giorgio Armani, chiamato a Londra dal regista Jonathan Miller per disegnare gli abiti di scena per un riadattamento in chiave moderna del “Così fan tutte” di Mozart. Per l’occasione, vennero portati sul palcoscenico gli abiti della collezione primavera-estate ’95 dello stilista.

Gianni Versace, per “Salomè”, 1987

Facendo un salto indietro, e tornando nel 1983, Ottavio Missoni, la cui casa di moda era decollata già dagli anni Cinquanta, fu chiamato dallo scenografo e regista teatrale Pier Luigi Pizzi. Era stato scelto per realizzare gli abiti di scena dell’opera di Donizetti “Lucia di Lammermoor”. Centoventi costumi vestirono non solo le cortigiane, ma anche i pastori scozzesi protagonisti del palcoscenico: le fantasie e le mode diffuse in Scozia sono state rivisitate secondo il gusto dello stilista, che ha fasciato in mantelle e cinte i personaggi. Nel 2004 si ripresenta per la Maison la possibilità di collaborare con il teatro. Questa volta, però, la protagonista è la danza: i corpi dei ballerini, unici veri soggetti di “Aeros”, sono stati vestiti da Luca Missoni. I tessuti, le geometrie e i colori prendono forma grazie al movimento dei ballerini e ai giochi di luce della scenografia, tanto da fondersi in un’unica cromia, data dall’unione di evoluzioni e tinte.

Missoni per “Lucia di Lammermoor”, 1983

 

Nel più vicino 2016 Valentino e i direttori creativi della Maison, Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli, sono stati i disegnatori degli abiti per “La Traviata” diretta da Sofia Coppola. Tra macramè e chiffon, i protagonisti si muovono in costumi glamour e allo stesso tempo vicini alla linea della grande casa, che unisce la tradizione dell’opera alla modernità della giovane regista. Gli abiti di Violetta Valery, la protagonista, sono stati affidati direttamente a Valentino, che ha lasciato il suo segno distintivo vestendola con un pomposo abito rosso da ballo.

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