Mala Zitembaum e la sua storia dimenticata

La storia di Mala Zimetbaum è rimasta per molto tempo sconosciuta e, forse, non è molto nota neppure oggi. Mala viene citata da Primo Levi ne ‘I sommersi e i salvati‘ – poche righe – e in nessun‘altra fonte italiana risalente al periodo di sterminio degli ebrei.

Copertina del libro di Francesca Paci, edito UTET

Francesca Paci, giornalista de La Stampa, ha deciso di raccogliere varie testimonianze in proposito e lo scorso 2016 ne è nato un bellissimo libro, ‘Una storia d’amore ad Auschwitz’.

Malka Zimetbaum, più nota come Mala, era un’ebrea polacca, emigrata ad Anversa, in Belgio, nel 1930, insieme ai suoi genitori e ai fratelli e le sorelle. Di loro, solo due si salveranno: Salomon e Jochka, entrambi maggiori di Mala, la figlia più piccola, nata il 26 gennaio 1922.

Mala a ventun’anni era attiva ad Anversa nella gioventù sionista, Hanoar Hatzioni. Qui, tra i giovani che sognano la Palestina, Mala conosce Charles Karel Sand, che diventerà il suo fidanzato. Egli conterà i giorni dall’arresto di lei, fino al proprio, segnando numeri e numeri in un piccolo quaderno.

Mala viveva una vita serena, tra gli svaghi che la sua giovane età richiedeva e il senso di responsabilità e dovere nei confronti dei genitori, specialmente del padre cieco. Era intelligente e amava studiare; Jochka, in un’intervista, la ricorda come ‘l’intellettuale della famiglia’. Conosceva ben 6 lingue, che la aiuteranno notevolmente negli anni della prigionia. Lavorava ed era amata da tutti.

Fu arrestata ad Anversa e condotta a Malines, dove rimase mesi, seduta ad una scrivania, a registrare nomi, cognomi, età, professioni degli ebrei della sua città che partivano con i primi convogli per Auschwitz. Ogni giorno sperava di non trovare i suoi familiari, fra i deportati.

Mala riuscì a salvare i due nipotini, figli del fratello Salomon,  di sei e cinque anni, ma sarà solo una tristissimo temporeggiare. Quando Mala sarà già ad Auschwitz, i due bambini arriveranno con un convoglio, insieme ai nonni, e saranno subito mandati alle camere a gas.

Anche Mala fu inserita nella lista di un convoglio diretto ad Auschwitz, nel 1943, sebbene fosse rispettata dalle SS tedesche.

Il motivo? Vi era dello spazio vuoto, su quel treno, che conteneva già 1047 persone.

Ad Auschwitz, Mala non è una prigioniera come tutte le altre: ha degli abiti accettabili, porta i capelli lunghi e ha una camera tutta per sé. È ben voluta perfino dalla Drescher, la terribile SS di Birkenau. Il motivo dei suoi privilegi è proprio la sua perfetta conoscenza di varie lingue, tra cui il tedesco. Era infatti l’interprete delle baracche femminili. Eppure, nonostante gli “agi”, rispetto alle compagne, nessuna sopravvissuta parlerà mai male di lei. Al contrario, la sua figura viene mitologizzata e Mala diventa un’eroina a tutti gli effetti.

Sono molti i motivi per cui le detenute ne esaltano le azioni.

In modi diversi, Mala ha contribuito a salvare loro la vita. Lo ha fatto procurando un paio di scarpe a una, sottraendo un’altra al lavoro forzato – quando si accorgeva che non c’è l’avrebbe fatta – salvando alcune donne alla camera a gas. Aiutava di nascosto, mantenendo una facciata impeccabile di fonte alla Drescher e al resto delle SS.
È questo che più sottolinea la Paci nel suo libro: l’aiuto offerto da Mala alle compagne.

Eppure, il titolo parla di una storia d’amore.

Chi pensa che l’amore ad Auschwitz fosse dimenticato, si sbaglia. Ci sono varie testimonianze di storie amorose nel campo, perfino le più improbabili, come la storia d’amore tra una SS e una giovane ebrea.
Mala fu protagonista di una favola romantica, favola che, purtroppo, ha un tragico epilogo.

Mala Zimetbaum and Edward (Edek) Galinski - also known as Romeo and Juliet from Birkenau.
Mala e Edward Galinski, più conosciuto come Edek.

Si innamorò di Edek Galinski, cristiano polacco, prigioniero politico, con cui tento la fuga dal campo.

Anche Edek è un eroe di Auschwitz, rispettato da tutti i suoi compagni. Era arrivato al campo con il primo convoglio, nel 1940, e da quel momento fu membro attivo della resistenza che nacque fra i deportati.

Anche in questo caso, chi pensa che gli ebrei o gli altri prigionieri, avessero accettato inermi la condizione di prigionia, si sbaglia.

Perché, allora, Mala e Edek sono stati “dimenticati”?

Mala viene ricordata oralmente e il tentativo di Francesca Paci è proprio quello di fornire un’ampia documentazione scritta della sua vicenda.

Il libro di Paci è innanzitutto vero, talmente vero che veniamo travolti dalle vicende raccontate. A narrare, sono i sopravvissuti, a cui la scrittrice da spazio. Orchestrando abilmente le voci, la giornalista riporta, incastrandole, testimonianze reali, le interviste che ha fatto, i luoghi che ha visitato.
Le fonti orali sono il corpo del libro.

Per quanto riguarda Edek, la sua storia è meno testimoniata, poichè quando la famiglia seppe della sua morte, a causa di una storia d’amore, lo volle dimenticare.Il titolo, veritiero come il resto delle pagine, svia, poiché ci aspetteremo subito una storia d’amore che arriva solo a metà del libro, dopo un gran numero di pagine, mentre esso restituisce molto di più alla figura di Mala, a quella di Edek e a quella di tutti i deportati.

Chi, tra i prigionieri di Auschwitz, sopravvissuto o no, non fu coraggioso?


FONTI
Una storia d’amore ad Auschwitz, Francesca Paci, UTET Edizioni, 2016.

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