In difesa di Marilyn Manson, contro la stupidità italiana

Quest’articolo comincerà parlando di un selfie, perché così deve essere. Un selfie imperdibile, diventato virale: stiamo parlando dell’autoscatto pubblicato su Facebook da Gianni Morandi, in cui il cantautore italiano compare in compagnia del presentatore Paolo Bonolis (e fin qui tutto nella norma) e… Marilyn Manson. Ma cosa ci fanno questi tre personaggi appartenenti a mondi completamente diversi (uno di loro in particolare, indovinate chi) nella stessa foto?

Gianni Morandi, Marilyn Manson e Paolo Bonolis

La spiegazione è semplice: dal 6 dicembre Paolo Bonolis conduce la seconda stagione di Music su Canale 5, programma che tratta di musica, per l’appunto; tra gli ospiti della prima puntata vi sono Gianni Morandi, pilastro della musica leggera italiana, recentemente anche star dei social grazie alla sua seguitissima pagina Facebook, e Marilyn Manson, rockstar americana controversa e provocatoria, spesso erroneamente associata al satanismo. Proprio quest’ultimo aspetto, unito ad una performance “poco consona” dell’artista statunitense, avrebbe scatenato polemiche da parte del mondo cattolico circa il messaggio negativo trasmesso da Manson, non adatto ad un programma televisivo in prima serata. Un certo Don Antonio Mattatelli sarebbe intervenuto contro la rockstar, tirando in causa anche l’associazione internazionale degli esorcisti, denunciando “la presenza del satanismo in modo plateale in TV” (ilfattoquotidiano). Don Mattatelli avrebbe invitato tutti a spegnere il televisore, considerando la presenza di Manson pericolosa. Altro fatto “sconvolgente” riguardante Manson sarebbe lo sputo del cantante durante l’esibizione di Sweet Dreams degli Eurythmics durante lo show di Bonolis.

La polemica da parte del mondo cristiano ha obiettivamente del ridicolo. Marilyn Manson è un personaggio, un artista, e non ha mai affermato di credere nel demonio o di sentirsene l’impersonificazione. Manson è prima di tutto un provocatore, aspetto che si evince facilmente dal suo stesso nome d’arte, che è l’accostamento di due emblemi opposti della cultura americana: la diva hollywoodiana Marilyn Monroe ed il folle assassino (anche musicista) Charles Manson. Un nome grottesco, certamente, come lo è la cultura americana stessa, del resto. Il personaggio di Manson è stato più volte frainteso: nel 2002 ce lo ricorda anche Michael Moore nel suo Bowling for Columbine, film-documentario sulla strage avvenuta nel 1999 al liceo Columbine, in Colorado, e più in generale sull’uso delle armi da fuoco negli Stati Uniti. Manson viene ingiustamente colpevolizzato per essere stato d’ispirazione agli assassini, due liceali che hanno sparato a compagni di classe e professori. Egli stesso si rende conto di essere un facile bersaglio in questi casi: facile è difatti spostare l’attenzione mediatica su un artista oscuro e stravagante piuttosto che sul vero problema di fondo. Di seguito un breve estratto del documentario:

Marilyn Manson potrà anche non piacere come artista, ma in quanto tale ha il diritto di esprimere se stesso come meglio crede, finché la sua arte non nuoce a nessuno. Importante è, inoltre, distinguere il personaggio dalla persona. Brian Hugh Warner (vero nome di Manson) nelle interviste rilasciate appare come un uomo tranquillo, riflessivo, affatto stupido ed assolutamente lontano dal personaggio che siamo abituati a vedere in scena. Come lui stesso dichiara nell’intervista da Bonolis: “Quando ero Brian non mi piacevo”. Da qui l’urgenza di creare un personaggio che meglio rappresentasse la sua identità, quanto poi vi sia di vero o di costruito non lo sappiamo. Lo sputo in diretta si poteva anche evitare, ma lo si “perdona” poiché rientra appunto nel personaggio, che vuole essere sempre e comunque trasgressivo. Il mondo cattolico con le sue critiche stupide ed infondate mostra l’ennesima prova di quanto l’Italia, per certi versi, sguazzi in un mare di ignoranza. Last but not least, Gianni Morandi con il suo selfie: l’unico ad aver capito tutto.

 


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