La Clean Clothes Campaign denuncia: lavoratori sfruttati anche in Europa

La Campagna Abiti Puliti è la sezione italiana della Clean Clothes Campaign (CCC), una rete di aiuto che si batte per garantire dignità, salari adeguati e idonee condizioni di salute ai lavoratori di tutto il mondo che operano nel settore tessile, dell’abbigliamento e delle calzature; nel frattempo realizza anche delle campagne per rendere più consapevoli i cittadini riguardo a queste tematiche. Al momento conta 17 collaborazioni con altrettante coalizioni europee, alle quali si aggiungono quelle con Stati Uniti, Canada e Australia.

In un report pubblicato lo scorso 15 novembre, la CCC denuncia le terribili condizioni in cui sono costretti a lavorare i dipendenti di grandi marchi: salari insufficienti, condizioni di lavoro pericolose, straordinari forzati. Il rapporto è intitolato Europe’s Sweatshop- L’Europa dello sfruttamento: quando ci parlano di maltrattamento dei lavoratori siamo subito portati ad immaginarci i grandi capannoni stipati di operai in Cina o India, a migliaia di kilometri da noi; con una presuntuosa sicurezza riteniamo che l’Europa sia immune da questi fenomeni. Purtroppo, a volte ci sbagliamo.

Rapporto tra salari minimi e salari effettivi nei paesi dell’Est Europa

 

I paesi chiamati in causa sono principalmente quelli dell’Est e Sud-Est Europa (Ungheria, Ucraina, Slovacchia e Serbia), in cui più di 1,7 milioni di operai vengono quotidianamente sfruttati nelle fabbriche di marchi celebri come Geox, Benetton, Esprit, Vera Moda e Triumph. Le ingiustizie riportate dalla CCC sono molteplici: salari mensili che a malapena raggiungono il limite minimo consentito dalla legge e comunque insufficienti per garantire un sostentamento dignitoso (in Ucraina la paga minima deve essere di 89€, per sopravvivere ne sarebbero necessari almeno 438€). Un’operaia racconta:

“A volte semplicemente non abbiamo niente da mangiare”

Inoltre i lavoratori sono costretti ogni mese a raggiungere determinati obiettivi di produzione, anche a costo di effettuare pesanti straordinari, i quali comunque non permettono loro di guadagnare a sufficienza. Come è facile immaginare la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori non sono tra le prime preoccupazioni dei dirigenti di queste fabbriche. I dipendenti sono costretti a lavorare in condizioni pericolose, potenzialmente dannose per la salute e antigieniche, esposti a calore o sostanze chimiche tossiche.

In questo video sono riportate le interviste a diversi dipendenti Geox in Serbia che raccontano in prima persona qual è e quale è stata la loro quotidianità per mesi (orari e ritmi massacranti, pressione psicologica, lavoro in nero, firme a contratti retrodatati, licenziamenti da un giorno all’altro, senza preavviso). Dura 10 minuti, guardatelo, ne vale la pena.

Leggere ed informarsi è sicuramente utile, ma vedere i volti di chi certe situazioni le sua vissute sulla propria pelle rende tutto più reale, più concreto, rende veramente più consapevoli.

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