“BALLO IN FA DIESIS MINORE”: BRANDUARDI E IL TEMA DELLE DANZE MACABRE

Si potrebbe pensare che il Medioevo non abbia tanto a che vedere con la musica attuale. In realtà, Angelo Branduardi ha fatto a più riprese riferimento a testi e musiche antiche. Uno degli esempi più eclatanti di questo suo eclettismo è Ballo in Fa diesis minore¸ un brano inserito nell’album La pulce d’acqua, datato 1977.

Angelo Branduardi nasce in provincia di Milano nel 1950. Trasferitosi in giovane età a Genova, si diploma in violino al Conservatorio Niccolò Paganini a soli sedici anni: è tra i più giovani diplomati al Conservatorio d’Italia. Una volta tornato a Milano, conosce negli anni ’70 colei che sarà sua moglie e l’autrice di gran parte dei suoi testi, Luisa Zappa. La pulce d’acqua è il suo quarto album, vi sono contenuti brani che si ispirano a miti, leggende e poesie di diverse epoche.

Danza macabra di Hrastovlje, Slovenia

Ballo in Fa diesis minore è il primo brano dell’album. Il lavoro di Angelo e Luisa Branduardi su questa canzone non è stato tanto compositivo, quanto di riarrangiamento, lavoro comunque notevole, che ha reso attuali e piacevoli un testo e una musica di più di quattrocento anni fa. Il tema di fondo di questa canzone è quello della danza macabra, presente anche nel film Il settimo sigillo, in cui i protagonisti danzano con la Morte. Nelle arti figurative, tale tema compare a fine XIV secolo. Il significato sotteso è l’inesorabilità della morte: bisogna porsi nell’ottica medievale, in cui la morte era temuta per l’inconoscibilità del giudizio divino in merito alla vita ultraterrena. Sono numerosissime le rappresentazioni di uomini che danzano con il loro scheletro-alter ego, come quella della chiesa di Hrastovlje (Slovenia) qui riportata.

Tuttavia, il testo ripreso nella canzone è del XVI secolo e si riferisce alla “danza della cintura” centro europea, ma anche al “ballo tondo” sardo. L’incisione a cui si rifà il brano è quella di Simone Baschenis (1495-1555) presente sulla facciata della chiesa di Pinzolo. Il testo e l’affresco di Baschenis doveva fungere da memento mori, ma il finale della canzone di Branduardi ne capovolge il senso. La Morte viene sconfitta danzandoci insieme, il tempo si ferma e quindi la Morte non può più essere “signora e padrona” del tempo e degli uomini. Branduardi stesso ha riferito che si tratta di “un esorcismo della morte attraverso la musica e la danza”.

Per quanto riguarda la musica che Branduardi ha posto come accompagnamento a un testo in questo modo reinterpretato, le sue origini sono da ricercarsi in Friuli. L’opera ci è giunta in un’opera del 1578 di Giorgio Mainerio, Il primo dei libri accomodati per cantar et sonar d’ogni sorte de instromenti. Il titolo del brano è Schiarazula marazula, motivo tipico friulano precedente al Cinquecento, con origini medievali. Il riarrangiamento di Branduardi, comunque, è notevole: sebbene il motivo sia lo stesso, gli strumenti utilizzati sono molti di più. Anche il ritmo subisce delle variazioni notevoli, anche se mantiene l’andamento di marcata accelerazione verso la fine, che però si ferma nel momento in cui inizia il cantato.

Un lavoro di ricerca, quello dei coniugi Branduardi: la scelta di un motivo tradizionale friulano come accompagnamento a un testo che da lugubre si ricopre di un senso nuovo è degno di nota. Non sono molti gli artisti che in Italia si dedicano alla riscoperta di motivi quasi sconosciuti; ancor più difficile è attualizzarli, pur lasciandoli ancorati alla loro realtà storica e sociale. Nell’apostrofe alla Morte queste sono le parole con cui gli uomini la invitano alla danza:

Sei l’ospite d’onore del ballo che per te suoniamo
Posa la falce e danza tondo a tondo
Il giro di una danza e poi un altro ancora
E tu del tempo non sei più signora.

Una rivalutazione della morte che non è una svalutazione, ma un’accettazione di essa come parte integrante della vita: in questo consiste il salto che compie l’umanità di Branduardi rispetto a quella medievale.

 

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