Dati alla mano, quasi un miliardo di persone è ultrasessantenne. E uno studio dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) rilancia sostenendo che, entro il 2050, saranno 2,4 miliardi, soprattutto concentrati nei paesi più sviluppati. Questi dati, che da un lato sono il segno degli enormi progressi conseguiti dalla medicina, dalla scienza e dalla politica di welfare, dall’altro aprono nuove prospettive in termini di reindirizzamento degli investimenti di Stati e fondi privati, a cominciare dalla necessità di predisporre idonee e sufficienti infrastrutture assistenziali, attualmente incapaci di sopportare il crescente fabbisogno di aiuto agli anziani.
Se però questa tematica incide senza dubbio sulle finanze che gli Stati dovranno destinare allo sviluppo e all’incremento del numero di RSA, cioè Residenze Sanitarie Assistenziali, per supplire alle esigenze della popolazione meno abbiente, da un altro punto di vista è anche vero che questo nuovo mercato “scoperto” rappresenta una ricca opportunità di investimento per i fondi privati con sufficiente disponibilità finanziaria per inserirsi come operatori in questo complesso mercato. Negli ultimi anni, infatti, secondo uno studio di Scenari Immobiliari, i principali investitori nel campo del real estate hanno iniziato a sviluppare considerevoli portafogli immobiliari composti da RSA, con un investimento complessivo stimato, nel 2016, di 1,2 miliardi di Euro. Fra gli altri, vanno ricordati gli investimento di Fondo Personae, gestito da Serenissima SGR e Orpea, con l’obiettivo di rinnovare e sviluppare nuove strutture assistenziali, in vista della crescente domanda sanitaria.
Il tema, di notevole complessità, non potrà comunque limitarsi allo sviluppo di investimenti da parte di operatori privati, perché se è vero che questi potranno autonomamente soddisfare la domanda di assistenza del mercato della classe benestante della terza età, non va dimenticato che tali strutture richiedono l’impiego di considerevoli finanze da parte del cliente, non sempre in grado di supportare tali costi. L’intervento statale quindi, più che auspicato, è necessario per garantire il welfare a cui i paesi sviluppati sono abituati. Con ciò, sarà interessante vedere come i privati si adatteranno alla presenza di un player pubblico sul mercato.
Per approfondire, cfr. Altreconomia, 2017, n.195, pp. 28-31.
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