Dati alla mano, quasi un miliardo di persone è ultrasessantenne. E uno studio dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) rilancia sostenendo che, entro il 2050, saranno 2,4 miliardi, soprattutto concentrati nei paesi più sviluppati. Questi dati, che da un lato sono il segno degli enormi progressi conseguiti dalla medicina, dalla scienza e dalla politica di welfare, dall’altro aprono nuove prospettive in termini di reindirizzamento degli investimenti di Stati e fondi privati, a cominciare dalla necessità di predisporre idonee e sufficienti infrastrutture assistenziali, attualmente incapaci di sopportare il crescente fabbisogno di aiuto agli anziani.
Il tema, di notevole complessità, non potrà comunque limitarsi allo sviluppo di investimenti da parte di operatori privati, perché se è vero che questi potranno autonomamente soddisfare la domanda di assistenza del mercato della classe benestante della terza età, non va dimenticato che tali strutture richiedono l’impiego di considerevoli finanze da parte del cliente, non sempre in grado di supportare tali costi. L’intervento statale quindi, più che auspicato, è necessario per garantire il welfare a cui i paesi sviluppati sono abituati. Con ciò, sarà interessante vedere come i privati si adatteranno alla presenza di un player pubblico sul mercato.
Per approfondire, cfr. Altreconomia, 2017, n.195, pp. 28-31.
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